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Greggio: cancellare le sanzioni iraniane potrebbe avere ripercussioni inaspettate

Pubblicato 16.04.2021, 10:47
CL
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 15 aprile 2021

La produzione e le esportazioni di greggio iraniano dovrebbe essere al centro delle preoccupazioni degli osservatori dei mercati con il governo Biden che prosegue i negoziati con il paese. Tuttavia, i trader dovrebbero essere pronti al fatto che, se il governo Biden dovesse cancellare le sanzioni sul greggio iraniano, la reazione dei mercati potrebbe non essere quella che si aspettano.

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Quando, nel maggio 2018, il governo Trump aveva annunciato l’uscita degli Stati Uniti dal patto sul nucleare iraniano (JCPOA) e la reintroduzione delle sanzioni sul greggio della nazione, il mercato petrolifero era preparato. I prezzi del greggio non erano saliti molto inizialmente sulla notizia, perché la decisione era già stata messa in conto. Tuttavia, nei mesi seguenti, la produzione petrolifera iraniana era scesa. Le esportazioni iraniane erano crollate. (Nel periodo successivo alla reintroduzione delle sanzioni, le esportazioni petrolifere iraniane non si sono mai azzerate, anche se a volte sono scese sotto il milione di barili al giorno). Quando la perdita del greggio iraniano ha avuto davvero un impatto sul mercato successivamente nel 2018, i prezzi sono saliti a luglio, agosto e settembre. In effetti, all’epoca, il rialzo dei prezzi aveva spinto il Presidente Trump a fare pressioni sull’OPEC+ affinché allentasse i tagli alla produzione. Russia ed Arabia Saudita avevano risposto quell’estate immettendo più greggio sul mercato.

Oggi il mercato sta vedendo una situazione differente ma in un certo senso analoga. Al momento, sulla domanda petrolifera pesa ancora la risposta alla pandemia globale, quindi l’OPEC+ sta producendo e vendendo meno di quanto non fosse o non sia capace di offrire. Con l’inizio delle trattative tra il governo Biden ed il regime iraniano, è chiaro che le sanzioni petrolifere dell’era Trump saranno sul tavolo. Tuttavia, non è chiaro come o quando possano essere allentate. I messaggi del governo Biden sull’argomento sono stati discordanti. La mancanza di chiarezza fa sì che il mercato non sappia cosa aspettarsi.

Durante la campagna presidenziale USA, l’allora candidato Biden aveva annunciato di voler far rientrare Stati Uniti ed Iran nel JCPOA. Da quando ha assunto il comando, il governo Biden ha fatto grossi passi avanti in questa direzione. Poco dopo l’insediamento di Biden, il Segretario al Tesoro Janet Yellen ha dichiarato che la cancellazione delle sanzioni avverrà se l’Iran ricomincerà a rispettare gli impegni sul nucleare previsti dal JCPOA. L’Iran ha reso noto che li rispetterà solo quando gli Stati Uniti avranno annullato le sanzioni sul greggio.

Tuttavia, all’inizio di aprile 2021, il Dipartimento di Stato ha pubblicato una dichiarazione che sembrava indicare che la sua posizione sulle sanzioni petrolifere non è scolpita nella pietra. Il portavoce del Dipartimento di Stato ha infatti dichiarato che:

“Siamo preparati ad adottare le misure necessarie per tornare a rispettare il JCPOA, compreso l’annullamento delle sanzioni che risultino non in linea con il JCPOA”.

Sebbene non abbia voluto fornire maggiori dettagli, non è irragionevole affermare che le sanzioni petrolifere dell’era Trump possano essere definite “non in linea con il JCPOA”. In base a questo messaggio, sembra che gli osservatori dei mercati petroliferi debbano, quantomeno, essere pronti alla possibilità che il governo Biden possa cancellare alcune, se non tutte, delle sanzioni petrolifere iraniane come presupposto per i negoziati.

Poco prima dell’inizio del 2021, la produzione petrolifera iraniana era relativamente costante, a circa 2 milioni di barili al giorno (secondo Platts). Le sue esportazioni tra settembre e dicembre 2020 andavano da 1,03 ad 1,15 milioni di barili al giorno (secondo TankerTrackers.com). All’inizio del 2021, il Ministro del Petrolio iraniano Bijan Zangeneh ha dichiarato che il paese intende aumentare del doppio la sua produzione e portare le sue esportazioni a 2,3 milioni di barili al giorno. Un raddoppiamento della produzione petrolifera iraniana significherebbe che il paese si aspetta di produrre al suo tasso massimo di 4 milioni di barili al giorno.

Uno sguardo alle esportazioni iraniane, secondo TankerTrackers.com, rivela che l’Iran ha rispettato i suoi impegni su produzione ed esportazione, finora. A gennaio, ha esportato 1,5 milioni di barili al giorno, con un aumento di 450.000 barili al giorno da dicembre. A febbraio, ha esportato 1,3 milioni di barili al giorno e, a marzo, la cifra è balzata ad 1,8 milioni di barili al giorno. Anche la produzione è salita, dai 2,04 milioni di barili al giorno di dicembre ai 2,3 milioni di barili al giorno di marzo.

Chiaramente, l’Iran non sta aspettando il permesso degli Stati Uniti per aumentare le sue vendite clandestine di greggio. Per il mercato questo significa che se, o quando, le sanzioni saranno allentate e l’Iran potrà vendere quel greggio apertamente, il mercato non vedrà quel grande o improvviso incremento delle scorte che ci sarebbe stato altrimenti. Ciò significa che il prezzo del greggio non dovrebbe scendere di molto sulla notizia dell’allentamento delle sanzioni. D’altra parte, a volte i trader reagiscono basandosi sull’entusiasmo e senza comprendere pienamente il mercato.

C’è un altro punto che contraddice la logica tradizionale e che potrebbe davvero comportare dei prezzi più alti se le sanzioni venissero allentate. Un allentamento delle sanzioni significherebbe che i clienti clandestini dell’Iran vedranno dei prezzi più alti. Al momento, l’Iran vende greggio con uno sconto extra, perché le vendite potrebbero causare delle ripercussioni da parte del governo USA. Se le sanzioni venissero allentate, non ci sarebbe alcuna ragione per cui l’Iran dovrebbe continuare ad offrire sconti. Perciò, è possibile che l’allentamento delle sanzioni sul greggio iraniano possa in realtà far salire, anziché scendere, i prezzi alla vendita del greggio fisico.

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