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I 5 punti salienti del vertice FOMC

Pubblicato 26.09.2018, 22:50
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.

I 5 punti salienti

La Federal Reserve ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base per la terza volta quest’anno. Il dollaro USA è salito contro tutte le principali valute, ad eccezione dello yen giapponese e del franco svizzero. Questa disomogeneità nell’andamento del dollaro è un segnale di avversione al rischio. Il Dow è crollato di oltre 100 punti mercoledì mentre il rendimento dei decennali è sceso di quasi di 5 punti base. L’aumento dei tassi della Fed avrebbe dovuto far salire il rendimento dei titoli del Tesoro, soprattutto dopo che la banca ha dichiarato che non è cambiato molto rispetto a giugno, ma questo ci dimostra che il Presidente Powell non è riuscito ad accontentare i tori. Prima di spiegare il perché del comportamento dei mercati, ecco i cinque principali cose da ricordare dal vertice della Fed:

Punti salienti del vertice FOMC di settembre:

  1. La Fed ha alzato i tassi di interesse di 25 punti base al range del 2-2,25%
  2. 12 su 16 membri Fed prevedono un ulteriore aumento a dicembre (prima erano 8)
  3. La Fed ha rivisto al rialzo le previsioni del PIL per il 2018
  4. Parti “accomodanti” nella dichiarazione del FOMC > Powell dice di non focalizzarcisi troppo
  5. Se l’inflazione dovesse aumentare, Powell ha dichiarato che andranno avanti con gli aumenti più velocemente, MA ha aggiunto che se dovesse rallentare, probabilmente li RIDURRANNO

Tra le previsioni economiche della banca centrale, il dot plot e le dichiarazioni di Powell sull’economia, è praticamente certo che la Fed continuerà ad alzare i tassi di interesse. I future sui fondi della Fed sono rimasti invariati dopo la decisione sul tasso e i mercati hanno dato al 77% la possibilità di una decisione analoga a dicembre. Powell ha definito l’economia forte e si è detto positivo sulla crescita.

Allora perché il cambio USD/JPY non è riuscito a superare il livello di 113? La risposta è semplice. Gli investitori speravano in dichiarazioni inequivocabilmente rialziste da parte del Presidente della Fed, e sebbene abbia detto cose molto interessanti, il solo riferimento alla possibilità di una riduzione dei tassi ha bloccato l’impennata. Secondo Powell, se l’inflazione dovesse sorprendere al rialzo, gli aumenti dei tassi potrebbero essere più veloci, mentre se l’economia dovesse rallentare i tassi potrebbero essere ridotti. Inoltre è stato deciso di non rimuovere gli strumenti a disposizione (in caso dovessero servire). Sebbene il rischio di un allentamento sia minimo, le dichiarazioni di mercoledì fanno sì che l’aumento dei tassi non possa essere definito un aumento rialzista (ma neanche ribassista però). Guardando al futuro andamento del cambio USD/JPY, il livello di 113 potrebbe diventare un doppio top.

Conclusosi il vertice della Fed, l’attenzione si è spostata verso la Nuova Zelanda e l’annuncio di politica monetaria di mercoledì sera. Durante l’ultimo vertice della RBNZ, il cambio NZD/USD è crollato al minimo di 2 anni e mezzo, con il rinvio delle previsioni di un aumento dei tassi dal 3° trimestre del 2019 al 3° trimestre del 2020. Questa decisione ha indicato l’apprensione della RBNZ sulla crescita. Da allora, abbiamo visto qualche miglioramento nell’economia neozelandese, in particolare nella spesa dei consumatori, nel PIL e nell’inflazione. Nel secondo trimestre, l’economia è cresciuta al ritmo più veloce degli ultimi 2 anni. Nonostante la debolezza generale mantenga la banca neutrale, questi ultimi dati riducono la possibilità di un allentamento da parte della RBNZ e aumentano quella di previsioni più rosee per il futuro. Se la dichiarazione della RBNZ includerà un accenno di ottimismo, il cambio NZD/USD potrebbe tornare a 67 centesimi, ma la valuta neozelandese dovrebbe essere più forte contro euro e dollaro australiano. Se i rischi esterni saranno sottolineati e saranno mantenute previsioni caute, il cambio NZD/USD potrebbe essere il cambio migliore su cui fare trading in attesa di un calo sotto i 66 centesimi.

Il cambio USD/CAD è salito mercoledì dopo l’annuncio di politica economica della Federal Reserve. Sta diventando sempre più chiaro che l’accordo sul NAFTA non sarà raggiunto per fine mese e i mercati si stanno preparando ad assorbire il colpo. Secondo il nostro collega Boris Schlossberg, “aggiungiamo il fatto che i tassi USA sono aumentati di 25 punti base ora e all’orizzonte si intravede la prospettiva di un dollaro canadese più debole. Domani il Governatore Ploz parlerà nel tardo pomeriggio newyorkese, e se dovesse aggiungere riferimenti ad una maggiore cautela nella politica monetaria il dollaro canadese potrebbe scendere ancora di più”.

Dopo il consolidamento per 4 sedute consecutive di scambi, il cambio EUR/USD è destinato ad un breakout. Nonostante si prevedano dati positivi dal bollettino economico della BCE e dalla fiducia dei consumatori della zona euro, crediamo che il cambio EUR/USD sia vulnerabile ad una correzione. I grafici a più breve termine mostrano un forte respingimento del cambio 1,18 e se il cambio EUR/USD dovesse scendere sotto 1,1725, potremmo vedere un sell-off verso 1,1670. La sterlina è incredibilmente resiliente vista la massiccia esposizione short. Chiunque voglia andare short sulla sterlina probabilmente ha già una posizione e attende notizie positive sulla sterlina per uscire.

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