E’ da poco terminata una settimana nel complesso priva di notizie di rilievo e avvenimenti, con i mercati sempre alle prese con le decisioni “step by step” delle Banche Centrali e costantemente in cerca di spunti chiarificatori.
Con il secondo bollettino 2024 riguardante la situazione sulla crescita e sulle prospettive del Pil e della dinamica inflazionistica per l’area Euro, la BCE ha documentato che, gli shock sui prezzi dell’energia, i colli di bottiglia negli approvvigionamenti e gli effetti delle riaperture delle attività economiche dopo lo stop legato alla pandemia dovrebbero finalmente esaurire i propri effetti nei prossimi mesi, permettendo alle pressioni inflazionistiche di ridursi ulteriormente nell’anno in corso.
In tal senso il Board della BCE è intenzionato a mantenere una politica restrittiva sul costo del denaro per tutto il tempo necessario al conseguimento dell’obiettivo del 2% di inflazione. Le rinnovate tensioni geopolitiche rappresentano uno dei principali fattori di rischio circa il rialzo dei prezzi, per via del potenziale impatto sui costi di energia e trasporto a breve termine.
Il capo economista della BCE, Lane, ha ribadito che i dati in arrivo lasciano pensare che il processo di disinflazione nel breve periodo potrebbe essere più veloce del previsto, ma le stime a medio termine sono invece meno chiare.
Quali sono ad oggi i rendimenti area Euro e Usa?
USA (rendimenti, USD) – Liquidità: 5,5%; Tresuary a 2 anni: 4,33%; Tresuary a 5 anni: 4,0%.
Eurozona (rendimenti, Euro) – Liquidità: 3,9%; Bund a 2 anni: 2,56%; Bund a 5 anni: 2,12%.
E’ oggettiva l’offerta di rendimenti da parte della liquidità nel breve termine superiore ai bond con la conseguente riflessione sulla convenienza o meno di esporsi al rischio tasso d’interesse insito nei bond con duration medio lunghe.
Il mercato forward però mostra che la Fed e la BCE, potrebbero ridurre i tassi base di quasi il 2% nei prossimi due anni, con oltre 5 tagli già scontati per i prossimi 12 mesi.
L’investitore attento ai dati disponibili, è consapevole che probabilmente fra 12 mesi questi livelli di rendimento non saranno più disponibili per la liquidità. Il rendimento totale annualizzato di un'obbligazione a 2 anni detenuta fino alla scadenza potrebbe, per contro, superare di quasi l’1% quello della liquidità, se confrontato sullo stesso orizzonte temporale.
Si stima inoltre che se la Fed e la BCE decidessero di non ridurre i tassi nel 2024, effettuando invece tagli significativi solo nel prossimo anno, il fair value dei titoli di Stato a 2 e 5 anni non dovrebbe discostarsi significativamente dai livelli attuali. Inoltre, considerando titoli di stato americani e tedeschi con una duration di 2 anni circa, l’impatto sui loro prezzi in caso di eventuali rialzi sarebbe ben tollerato senza perdite rilevanti nel corso dell’anno.
In Cina invece permane e si fortifica il fenomeno deflattivo con gli ultimi dati macroeconomici pubblicati che confermano tale condizione in cui il Paese è rimasto intrappolato.
Numeri alla mano, il dato sui prezzi alla produzione si è contratto a gennaio per il sedicesimo mese consecutivo in misura pari al 2.5% su base annua, rispetto al 2.6% atteso dagli analisti e al 2.7% con cui si era chiuso il 2023. L’indice dei prezzi al consumo è sceso a gennaio in misura pari allo 0.8% anno su anno, superiore alla contrazione dello 0.5% attesa dagli analisti e registrando la contrazione maggiore dal 2009, quando i prezzi dei generi alimentari erano scesi ad un ritmo vertiginoso.
Buon investing!