Molti uomini, come i bambini, vogliono una cosa ma non le sue conseguenze (J. Ortega y Gasset).
Vendite al dettaglio USA MoM di giugno in uscita oggi (stima 0,5% contro 0,3% di maggio) e produzione industriale sempre USA MoM di giugno (stima -0,1% contro -0,2% di maggio) entrambe alle 14:30.
Ieri l’inflazione dell’Italia YoY di giugno, pari al 6,4%, è risultata in linea con le stime e in calo rispetto al 7,6% di maggio. La stessa risulta più elevata rispetto a quelle dell’area Euro (5,5%).
La scorsa settimana sia le azioni che le obbligazioni hanno messo a segno performance positive grazie soprattutto alla brusca decelerazione dell'inflazione USA (sia nei prezzi al consumo che alla produzione). Ad un anno esatto dal picco dell'inflazione, l'indice dei prezzi al consumo USA è stato ridotto di oltre due terzi consolidando la disinflazione come tema chiave per l'economia e i mercati in questo anno.
Ma con l'S&P 500 in rialzo del 17% a metà anno i mercati si chiedono se tutte le buone notizie sono già scontate. Proviamo a capirne di più. L'inflazione USA complessiva di giugno si è raffreddata più del previsto, raggiungendo il 3%, nettamente più in basso di quella di maggio, pari al 4%. Escludendo cibo ed energia, l'IPC è aumentato del 4,8% rispetto a un anno fa, il più lento dall'ottobre 2021, ma comunque ben al di sopra dell'obiettivo della FED.
Se guardiamo un po’ più da vicino, vediamo che l'inflazione sta rallentando per un numero crescente di categorie, rendendo la lettura di giugno probabilmente fondamentale per cercare di capire quanto lontano deve/vuole spingersi la FED. Vediamo tre categorie merceologiche.
La prima, i beni. Con un modesto calo dello 0,1% su base mensile l’inflazione da beni è comunque in flessione. Sulla base dei dati preliminari i prezzi delle auto usate sono attesi scendere di più: l'indice del valore dei veicoli usati di Manheim, che tende a guidare di un paio di mesi la componente del prezzo delle auto usate dell'IPC, è sceso del 4,2% a giugno rispetto al mese precedente e del 10,3% rispetto a un anno fa. Ovvio che questo suggerisce un ulteriore allentamento delle pressioni sui prezzi in questo settore chiave dell'inflazione.
La seconda, gli alloggi. Ancora una volta gli alloggi hanno contribuito maggiormente all'aumento dell'inflazione core, ma l'aumento mensile di giugno è stato il più piccolo aumento degli affitti dalla fine del 2021. Sulla base degli intervalli storici tra il momento in cui l'inflazione dei nuovi contratti di locazione scende e il momento in cui appare nei dati ufficiali, ci aspetteremmo che l'inflazione immobiliare continui a migliorare nei prossimi mesi.
La terza, gli altri servizi esclusi gli alloggi. Questa misura “supercore” evidenziata dalla FED, che è in gran parte funzione del mercato del lavoro, ha continuato a migliorare in giugno, scendendo al 4% (incremento più contenuto da dicembre 2021). Il rallentamento è stato aiutato da un calo delle tariffe aeree, probabilmente guidato da prezzi più bassi del carburante, che difficilmente però potrà ripetersi. E’ comunque degno di nota che l'inflazione dei servizi continui a diminuire, nonostante la disoccupazione vicina ai minimi storici.
La forte decelerazione dell'inflazione di giugno è stata anche favorita dall’”effetto base”. Il confronto con il picco del 9,1% del giugno 2022, quando i prezzi dell'energia e dei generi alimentari sono aumentati dopo l'invasione dell'Ucraina, rende infatti più favorevole il raffreddamento dell'inflazione. Man mano che i confronti con l'anno scorso diventeranno più severi, il miglioramento dell'inflazione complessiva potrebbe arrestarsi.
Riteniamo invece che la disinflazione dei prezzi core (quella su cui la FED si concentra per definire la politica monetaria), possa invece accelerare nei prossimi mesi. Il calo dei prezzi dei veicoli usati e l'ulteriore allentamento dei costi delle abitazioni dovrebbero favorire il percorso discendente dei prezzi core, nonostante la forte crescita dei salari continui ad esercitare una pressione al rialzo sull'inflazione dei servizi.
La relativa sorpresa al ribasso sia per i prezzi al consumo che per i prezzi alla produzione, attenua la pressione sulla crescita dei tassi di interesse e lascia intravedere che la fine della campagna di inasprimento della FED sia vicina. In linea con questa opinione, i mercati hanno ridotto le probabilità di un secondo rialzo dei tassi della FED dopo luglio, spostando le aspettative di un taglio dei tassi tra marzo e maggio 2024. Questo ha ovviamente favorito la ripresa dei prezzi: le azioni hanno toccato un nuovo massimo dell'anno e i rendimenti obbligazionari sono crollati. La FED probabilmente aumenterà ancora i tassi questo mese, visto che i dati economici rimangono forti e l'inflazione core rimane elevata, ma le ragioni per un ulteriore inasprimento si indeboliscono se l'inflazione e la crescita dovessero continuare a raffreddarsi.
Anche i mercati valutari hanno registrato movimenti eccessivi in risposta ai dati in arrivo, con il dollaro USA che è sceso a un nuovo minimo dell'anno, contribuendo ad aumentare i rendimenti del mercato azionario estero. Con l'inflazione negli USA inferiore a quella di altre economie, la FED potrebbe fare una pausa e probabilmente tagliare i tassi prima delle altre principali banche centrali.
Al di là dell'inflazione, crediamo che nelle prossime settimane l'attenzione degli investitori si concentrerà sui profitti delle società (le banche USA già hanno dato il via alla stagione degli utili del secondo trimestre). E’ probabile che il grosso della performance al rialzo sia per lo più alle nostre spalle e che gli utili dovranno ora fare il lavoro pesante per sostenere e guidare i guadagni nella seconda metà dell'anno.
Se le stime degli analisti si dimostreranno corrette, il secondo trimestre segnerà il peggior calo degli utili trimestrali per questo ciclo, ma anche la fine della loro flessione. Gli utili dell'S&P 500 dovrebbero scendere del 7,7% prima che la crescita diventi positiva nel 3Q23 e rimbalzi ulteriormente nel 2024. I primi risultati delle compagnie aeree e delle grandi banche statunitensi sono finora incoraggianti, sottolineando la resilienza dell'economia.