- Il settore energetico è crollato di quasi il 30% a giugno e luglio, dopo la straordinaria corsa di inizio 2022
- Dopo che il petrolio è balzato a 130 dollari a marzo, il mercato si è stabilizzato malgrado le tensioni geopolitiche
- Gli investitori dovrebbero monitorare l’azione di prezzo relativa dei titoli energetici rispetto al petrolio, per indicazioni sul sentiment sui due mercati
Non chiamatela ripresa ancora. Il settore energetico è salito su base assoluta e relativa rispetto all’S&P 500 nelle ultime settimane. Il primo semestre del 2022 ha visto una performance nettamente superiore dei nomi legati a petrolio e gas naturale, grazie ad una serie di macro-fattori che ha portato gli investitori in questa nicchia di mercato ciclica ed economica.
Dopo che il settore energetico è sceso sotto il 3% dell’S&P 500 al minimo di fine 2020, l’Energy Select Sector SPDR Fund (NYSE:XLE) è più che triplicato su base dei ritorni totali al picco del giugno scorso.
Sfortunatamente per i tori, è arrivata una rapida e dura caduta. XLE è crollato del 30% nel giro di qualche settimana. Tuttavia, dal minimo del 14 luglio, le azioni energetiche sono balzate di oltre il 20%.
Energetici in testa
Fonte: Stockcharts.com
Tutto questo mentre i prezzi del petrolio sono scambiati non molto lontano dai minimi da gennaio. Il contratto di riferimento del greggio WTI è sceso al supporto vicino agli 86 dollari lunedì, prima delle voci che i sauditi e l’OPEC+ puntano a tagliare la produzione dopo settembre o persino già prima.
Inoltre, sono state messe in discussione alcune parti dell’accordo sul nucleare iraniano. Infine, i trader del petrolio continuano a tenere d’occhio i cambiamenti dei livelli delle riserve petrolifere strategiche (SPR) nelle caverne della costa del Golfo, che di recente stanno diminuendo.
Dire che ci sono molte variabili sul mercato degli energetici e del petrolio è riduttivo. Non dimentichiamoci nemmeno di una forte stagione degli utili del secondo trimestre per le compagnie di greggio e gas. Questo gruppo di titoli continua a sfornare enormi flussi di cassa disponibili e sta ricompensando gli azionisti con dividendi e riacquisti di azioni.
Gli energetici vantano il tasso di dividendo più alto
Fonte: WisdomTree
Mi piace vedere cosa succede al prezzo dei titoli energetici rispetto a quello del petrolio. In quanto tecnico, posso individuare dove si trova la forza relativa. Al momento, le azioni delle compagnie di greggio e gas stanno battendo il popolare United States Oil Fund ETF (NYSE:USO). Si tratta di un cambiamento di trend rispetto all’azione di prezzo di inizio anno, quando USO batteva il fondo di settore XLE. Forse perché c’è più ottimismo sull’azionario rispetto alla materia prima dopo un primo semestre 2022 geopoliticamente turbolento.
I titoli energetici mostrano una recente forza di prezzo relativa bullish rispetto al petrolio
Fonte: Stockcharts.com
Ciò non significa tralasciare le tensioni con la Russia, l’accordo iraniano ed imprevedibili mosse dell’OPEC+. Mi limito semplicemente ad interpretare la forza di prezzo relativa tra i titoli energetici come positiva per i mercati.
Molti operatori nel campo dell’esplorazione e della produzione, nonché le big integrate, restano altamente redditizi con il petrolio che oscilla tra i 90 ed i 95 dollari.
I prezzi del petrolio sono schizzati a 130 dollari a marzo, ma ora procedono a stento vicino ai 94 dollari
Fonte: Investing.com
Morale della favola
Gli investitori dovrebbero monitorare la performance relativa del settore energetico rispetto ai prezzi del petrolio. I grafici comparativi possono dare indizi sul sentiment sui titoli petroliferi e sulla materia prima.
Nota: Mike Zaccardi non ha una posizione su nessuno degli asset menzionati in questo articolo.