Le aspettative di inflazione, con relativo aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, hanno iniziato a manifestarsi da ottobre 2021 quando i rendimenti del Btp decennale sono passati da 0,5% al 3,5% attuale che rappresenta i valori top toccati nel 2018 all’indomani dell’annuncio della formazione del governo giallo-verde; lo spread nello stesso periodo è passato da 100 bp a 210 bp (nel 2018 toccò i 310 bp, ma con il covid l’interventismo della Bce sui titoli di stato italiani è maggiore e vale tutti i 100 bp di differenza negativa attuale).
Aumento dei tassi e politiche restrittive relative alla liquidità in circolazione sono lo spauracchio per i mercati finanziari che potrebbe riflettersi sull’economia reale con una stagflazione. Praticamente lo spread non ci da reali informazioni sulla situazione effettiva mentre i rendimenti nominali ci indicano un ritorno al 2018 ma dovuto più all’inflazione ed al rialzo dei tassi che a questioni interne di politica. Lo strumento migliore per verificare il surriscaldarsi della situazione sul mercato dei titoli di stato italiani è lo spread bid-ask medio tra tutti i titoli di stato italiani quotati. Secondo i dati forniti da Banca D’Italia a fine anno era sopra i 20 bp, nel 2019 con le dimissioni di Salvini si era arrivati a 35 bp, mentre nel 2018 e durante il covid si sono superati i 50 bp. La situazione attuale vede nell’intraday uno spread bid ask medio ponderato tra 10 e 15 bp con accelerazioni momentanee sul singolo btp anche oltre i 40 bp. La situazione appare tranquilla ma l’allargamento eccessivo dello spread intraday sarebbe il primo segnale di criticità per i conti pubblici italiani.
Tra tutti i btp quotati alcuni rappresentano la bussola della situazione:
1) Btp Italia 26 maggio 2025
2) Btp Futura 27 aprile 2037
3) Btp Italia 20 novembre 2023
Sul Mot solo 4 btp fanno in media il 40% dei volumi scambiati di tutto il mercato dei titoli di stato spot. Quali informazioni possiamo ottenere dai 3 titoli di stato in questione?
1) I btp Italia quotano sopra la pari anche in considerazione delle aspettative dell’aumento dell’inflazione
2) Il btp futura quota circa 74 in considerazione forse delle stime al ribasso del pil, soprattutto a seguito dell’invasione russa in Ucraina
3) Mentre i btp futura hanno iniziato la discesa dei prezzi in prossimità dell’autunno 2021, quando le aspettative di un rialzo dei tassi nel 2022 si faceva sempre più probabile, i btp Italia sono iniziati a scendere solo con l’invasione Ucraina, problematica per le banche italiane e per le stime al ribasso del pil in corso d’anno.
La stagflazione è alta inflazione insieme a crescita bassa o nulla. Ad inizio anno i btp futura (indicizzati al pil) e i btp Italia (indicizzati all’inflazione) quotavano rispettivamente 95 e 104 ora stanno a 74 e 104: si è aperto uno spread di 21 euro di prezzo, se la forchetta dovesse aumentare e superare i 30 euro allora la stagflazione sarebbe più probabile. Ultima curiosità: il btp scadenza 2072 e cedola 2,15 è quello che registra attualmente il prezzo più basso di 66,5 euro, a inizio anno quotava 100!