Crollo o correzione dei mercati? In ogni caso, ecco cosa fare adessoVedi i sopravvalutati

Il breakout del dollaro USA si farà sentire sui mercati

Pubblicato 20.08.2021, 13:26
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Articolo scritto in esclusiva per Investing.com

L’indice del dollaro sale stabilmente da parecchie settimane ormai. Con gli ultimi verbali della Fed che indicano un tapering degli acquisti di asset alle porte, il biglietto verde può solo continuare a schizzare. L’indice sta ora per infrangere un importante livello di resistenza e, una volta completato questo breakout, dovrebbe avere molto spazio per salire. E questo probabilmente sarà dannoso per le materie prime e i mercati esteri, portandoli a scendere.

Inoltre, l’USD ha beneficiato degli spread dei tassi di interesse in aumento tra i rendimenti dei bond USA e quelli esteri. E poi, con i tassi più alti negli Stati Uniti rispetto ad altre parti del mondo, la domanda di dollaro resterà forte, con i compratori esteri di bond statunitensi che venderanno le valute locali per comprare debiti USA in dollari.

Incombe un enorme breakout rialzista

Tutto ciò sta contribuendo ad alimentare il rally del dollaro ed a creare una formazione tecnica rialzista nota come doppio bottom. Questo pattern si è formato quando l’indice del dollaro ha raggiunto il bottom nel gennaio 2021 e poi ancora nel maggio 2021. L’indice del dollaro dovrà salire sopra la resistenza di circa 93,50 per confermare il doppio bottom e vedere un breakout dal pattern. Probabilmente alimenterà un rally a circa 94,06 sull’indice, ma un breakout potrebbe arrivare anche al massimo di 98 nel tempo.

L’indicatore di slancio, secondo l’indice di forza relativa, è molto rialzista. Si trova in un chiaro trend in salita e mostra che lo slancio positivo si sta spostando sull’indice. Anche l’indice di forza relativa si trova in un trend in salita a lungo termine, il che indica che il rally del dollaro non sarà un evento a breve termine.

Dollar Index Daily

Grafico giornaliero indice del dollaro

 

Conseguenze negative

Se il dollaro dovesse vedere un breakout come suggerisce il grafico, probabilmente spingerà ancora più giù i prezzi di materie prime come greggio e rame. Sia il greggio che il rame sono crollati nelle ultime settimane, con tonfi di oltre il 15%. Un dollaro forte probabilmente continuerà a pesare su materie prime come queste, se dovesse continuare a rafforzarsi.

Oil Daily

Grafico giornaliero del greggio

 

Probabilmente peserà anche sui mercati emergenti e sulle economie di esportazione, in quanto un dollaro più forte apporterebbe forze inflazionarie, rendendo più costosi beni e servizi e rallentando la crescita economica di questi mercati. Forse uno dei motivi per cui c’è stata una netta divergenza nelle ultime settimane tra i mercati internazionali e quelli statunitensi. Ad esempio, l’iShares MSCI ACWI ex-US ETF (NASDAQ:ACWX) è crollato di oltre il 6% da inizio giugno. Intanto, l’iShares MSCI Taiwan ETF (NYSE:EWT) e l’iShares MSCI South Korea ETF (NYSE:EWY) sono crollati rispettivamente del 7,5% e del 13%.

ACWX Daily

Grafico giornaliero ACWX

 

Proprio quello di cui ha bisogno la Fed

C’è anche un altro aspetto da considerare. Cioè che un dollaro forte potrebbe essere il migliore amico della Fed al momento, soprattutto con molti investitori preoccupati per un’inflazione fuori controllo. Chiaramente, se la Fed dovesse continuare a comunicare ai mercati che è in arrivo un tapering, ciò farebbe in qualche modo schizzare il dollaro ancora più su. Di conseguenza, contribuirebbe a fare ciò che è necessario per mantenere l’inflazione sotto controllo. Un dollaro forte farebbe scendere i prezzi delle materie prime e le forze deflazionarie all’importazione nell’economia statunitense, perché i prodotti importati negli USA dall’estero diventerebbero più economici.

Le conseguenze del breakout dell’indice del dollaro e della sua salita potrebbero avere una portata molto ampia e probabilmente peserebbero su vari settori dei mercati finanziari. Considerato il significativo rialzo dell’indice S&P 500 e tutti i danni che probabilmente causerà il dollaro, neanche l’indice S&P 500 potrebbe essere immune ai suoi effetti sul lungo termine.

 

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