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Il dollaro perderà il ruolo di riserva mondiale?

Pubblicato 08.06.2022, 09:31


Il EUR/USD è padrone indiscusso dello status di valuta di riserva globale dominante e non sembra voler cedere questo ruolo, nonostante la crisi geopolitica in corso.

Sappiamo che gli Stati Uniti utilizzano la propria moneta come “arma di guerra”, attraverso le sanzioni e l'esclusione della Russia dal circuito Swift.

È evidente che l’egemonia del dollaro resterà indiscussa finché verrà considerata come la valuta di transazione internazionale, ovvero la valuta in cui le banche centrali mondiali detengono le proprie riserve.

Ma è anche ovvio che se le sanzioni spingono ad adoperare altre valute diverse dal dollaro stesso, ne consegue che la forza stessa del dollaro viene minata.

Per questo, nei giorni scorsi, il Fondo Monetario Internazionale ha riferito che la percentuale delle riserve valutarie internazionali denominate in dollari è scesa al di sotto del 59%, toccando un nuovo minimo (58,81%). 

Allocazione valute

Contestualizziamo

I dati che riportiamo sono stati raccolti dal Fondo monetario internazionale (FMI), che raccoglie i dati sulle riserve internazionali solo dal 1995; per questo non possiamo effettuare analisi prima di allora. Sulla base di questi dati, è probabile che questo nuovo minimo rappresenti la più bassa concentrazione di disponibilità di dollari in riserve internazionali dal crollo del sistema monetario di Bretton-Woods nei primi anni '70, quando Nixon dichiarò l'inconvertibilità del dollaro in oro.

Le conseguenze

In seguito alla diminuzione del ruolo del dollaro nelle riserve di valuta estera, le banche centrali di tutto il mondo hanno dovuto diversificare appoggiandosi ad altre valute internazionali: gli analisti affermano che questa operazione potrebbe in realtà essere interpretata in maniera positiva a favore del rafforzamento dell’egemonia del dollaro, in quanto la comunità internazionale sta ancora agendo ragionando sulla base di un'unica valuta rivale.

Infatti, invece di diversificare in euro o yen giapponesi, le banche centrali hanno favorito maggiormente rivali minori, tra cui il won sudcoreano, la corona svedese, il dollaro australiano e quello canadese.

Le valute delle economie più piccole hanno rappresentato tre quarti del recente allontanamento dal dollaro, come si nota dal grafico ispirato ai dati FMI:

Composizione valute



Perché favorire valute minori?

Il motivo è da ricercarsi nel fatto che tali valute combinano rendimenti più elevati con una volatilità inferiore, elemento che attira i gestori delle riserve delle banche centrali man mano che le scorte di valuta estera crescono, aumentando così la posta in gioco per l'allocazione del portafoglio.

Inoltre, le nuove tecnologie finanziarie rendono più economico e semplice il commercio delle valute delle economie minori.

Non dimentichiamo che queste valute non sono soggette a particolare instabilità: infatti, beneficiano di linee di scambio bilaterali con la Federal Reserve, condizione che rinforza la fiducia nella capacità di tali valute di mantenere il valore rispetto al dollaro.

Come sta cambiando il quadro?

Se finora il dominio del dollaro è stato supportato dalla forza dell’economia USA e dall’influenza geopolitica degli Stati Uniti, forte anche del fatto che gli Stati Uniti erano i produttori della metà del prodotto interno mondiale, adesso le cose sono cambiate. 

La Cina si sta costruendo un ruolo di rilievo nel panorama odierno, mettendo a rischio il primato USA, senza contare che si sta anche riducendo la distanza tra il PIL statunitense e quello degli altri Paesi avanzati (per esempio la Germania e anche il Giappone). 

Gli Stati Uniti stanno iniziando a fare affidamento sempre più sulla forza militare che su quella economica ed è per merito della prima che il dollaro sta mantenendo il suo primato.

Oggi i dubbi circa l'egemonia degli Stati Uniti e la forza della sua valuta sono accentuati dal fatto che, per colpa del conflitto, molti Paesi iniziano ad ampliare i loro orizzonti commerciali. 

Quali sono le conseguenze? Il dollaro domina ancora

Nonostante tutto quanto abbiamo visto, il dollaro ancora domina nel campo delle riserve mondiali, anche se gli analisti ritengono che il trend a favore della diversificazione in altre valute potrebbe accelerare in seguito al congelamento di circa il 60% delle riserve russe: basta vedere la direzione presa dalla Cina, che possiede oltre  3.000 miliardi di dollari in moneta estera, molto di più di ogni altro Paese al mondo.

Per quanto riguarda l’impatto sul mercato dei Stati Uniti 10 anni, il dibattito sull’effetto del Quantitative Tightening (QT) sembra essere un buon punto di partenza.

Tuttavia, non dimentichiamoci che anche se il dollaro dovesse iniziare a perdere il suo ruolo, si tratterebbe di un processo lungo decenni.

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