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Il dollaro USA scende al minimo di 2 anni e mezzo, 6 fattori da seguire

Pubblicato 01.12.2020, 07:58
Aggiornato 09.07.2023, 12:31

Rassegna giornaliera sul mercato forex, 30 novembre 2020

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

L’indice del dollaro USA è crollato al minimo di due anni e mezzo lunedì, in quanto gli investitori temono l’aumento dei contagi, i nuovi lockdown, le spese natalizie e la Federal Reserve. Con i nuovi casi che hanno superato i 4 milioni a novembre, le vendite presso i punti vendita fisici durante il Black Friday sono scese del 52%. Le spese online sono andate bene, in salita del 22% dall’anno precedente, ma questo aumento e le promozioni di questo ultimo mese potrebbero non bastare a salvare i commercianti che hanno accusato il duro colpo della pandemia di questo 2020.  

I dati USA più deboli hanno contribuito al ribasso, ma questa mossa si stava creando da mesi. Poco dopo l’inizio della pandemia il biglietto verde ha visto un picco e alla fine di maggio ha iniziato un calo che ha portato l’indice da 100 a meno di 92 quest’oggi. I tassi di interesse ridotti, i deficit di bilancio e conto corrente hanno reso il dollaro un investimento non attraente. Nelle ultime settimane, l’impennata dei casi di virus e la risposta dei governatori nelle limitazioni alle attività sociali e commerciali hanno alimentato i timori sulla prova che gli americani e le loro imprese dovranno affrontare prima che venga distribuito un vaccino e cambino le cose.

Mentre l’attività manifatturiera più debole nelle aree di Chicago e Dallas e i dati sulle vendite di case in corso hanno contribuito al calo del dollaro, gli investitori guardano con apprensione al resto della settimana. Nei prossimi giorni si vedrà l’effetto dei festeggiamenti per il Ringraziamento sui contagi (gli esperti si aspettano un grande aumento tra martedì e venerdì). Il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell testimonierà davanti al Congresso sulla politica economica e monetaria. C’è una buona probabilità che sarà cauto sul Libro Beige, che sarà rilasciato mercoledì e che mostrerà un rallentamento dell’attività economica. La fine dell’anno si avvicina e gli investitori saranno più tentati a bloccare  i profitti dopo i record del 2020, soprattutto viste le recenti incertezze. Non è una coincidenza che il Dow Jones Industrial Average è sceso di oltre 300 punti oggi. Ulteriori perdite sono probabili questa settimana e se i ribassi saranno significativi il dollaro potrebbe scendere ulteriormente.

La testimonianza di Powell è uno dei tanti eventi di questa settimana che potrebbero influire sui mercati:

  1. Vertice della Reserve Bank of Australia
  2. PIL 3° trimestre in Australia
  3. PIL 3° trimestre in Canada
  4. IPC zona euro
  5. Occupazione non agricola USA
  6. Report sulla disoccupazione in Canada

Il Libro Beige della Fed, i dati ISM manifatturiero e non manifatturiero, le vendite al dettaglio australiane e i dati commerciali della Nuova Zelanda saranno anch’essi dati importanti, dunque non possiamo escludere grandi spostamenti in molte valute. 

Il dollaro australiano è sceso bruscamente in vista del vertice della RBA sebbene non siano previsti interventi dalla banca centrale. Nonostante il governo abbia fatto un ottimo lavoro per contrastare la seconda ondata pandemica, le tensioni commerciali con la Cina rappresentano un rischio per l’economia. Detto ciò, di prevede che i report sul PIL mostreranno il terzo trimestre come un periodo di ripresa per le economie di Australia e Canada.   

Si prevede un IPC della zona euro al ribasso, che confermi la necessità di un intervento nella prossima settimana. I dati sul mercato del lavoro canadese e statunitense saranno delle importanti  variabili: si prevede un rallentamento della crescita dell’occupazione negli USA, ma se i dati dovessero essere positivi, allora assisteremo ad una ripresa del dollaro. In Canada si prevede una crescita occupazionale debole dopo i rialzi di ottobre.

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