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Il Fast Certificate che rende fino al 19,56% sulle big bank

Pubblicato 11.09.2024, 08:16
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Carpe Diem, cogli l’attimo. Il nuovo Fast Cash Collect di Vontobel con Isin DE000VC251U9 su Banco BPM, Banca MPS, Société Générale e UniCredit stacca premi mensili con memoria molto elevati, dell'1,63% (19,56% annuo) se nessuno dei sottostanti sarà crollato alle date di valutazione del 40% dal livello iniziale.
La Barriera a scadenza è del 60%, protegge dunque fino a cali del 40% del peggiore dei sottostanti dal livello iniziale. La durata è due anni.
Come molti Fast Cash Collect il livello di rimborso anticipato scende dell'1% al mese partendo dal 100% del livello iniziale il 3 ottobre 2024 e arrivando fino al 78% del fixing. L'elevata velocità con cui scende la barriera di rimborso e il livello (fino a -22%) aumenta le possibilità per l'investitore di vedersi rimborsato in anticipo il certificate a 1.000 euro anche a fronte di decisi cali dei sottostanti.

Perché cogli l’attimo?


La caratteristica dei Fast Certificate è quella di poter offrire rendimenti più elevati rispetto ai classici certificate, a fronte di una barriera di rimborso anticipato che scende molto velocemente, l’1% al mese.
Questa proprietà tende a ridurre la vita media dei Fast certificate, ampliando le possibilità di autocall prima della scadenza e offrendo la possibilità di un rimborso a 1.000 euro, anche a fronte di cali importanti dei sottostanti, con premi mediamente più elevati (in questo caso stiamo parlando di un 19,56% annuo).
L’obiettivo è quello di offrire agli investitori la possibilità di portare a casa un buon rendimento annualizzato, riducendo il tempo di esposizione e mantenendo così un rischio più contenuto.
E' necessario cogliere l’attimo, perché con queste caratteristiche è possibile trovarsi, in poco tempo, il prodotto sopra la pari.
La possibilità di rimborso anticipato parte già dal primo mese. Quindi dalla data del 3 ottobre si apre la prima finestra per il rimborso anticipato. Per farlo scattare, tutti i sottostanti dovranno quotare pari o sopra al livello iniziale.
Poi dal mese successivo, novembre, la barriera di rimborso scenderà al 99% e così di seguito al passo dell’1% al mese, fino ad arrivare al 78%.
Qui di seguito troviamo i livelli di riferimento del certificate.
I sottostanti si trovano tutti molto vicini al livello iniziale, ma ad oggi ben tre non farebbero scattare il rimborso. Più tempo si mantiene questa situazione più l’investitore incassa i premi. Altro elemento positivo il certificate quota sotto la pari, a 988 euro, in caso di rimborso anticipato oltre ai ricchi premi mensili si incassano 12 euro di capital gain (1,2% in più di rendimento).
Il certificate è stato studiato per focalizzarsi su un settore, quello bancario, con l’obiettivo di aggiungere sicurezza: i sottostanti, di cui tre tutti italiani, infatti, sono ben correlati e dovrebbero muoversi seguendo il comparto.

Cedole con effetto memoria

I premi godono dell’effetto memoria, ovvero se a una data di valutazione mensile, un premio non dovesse essere stato distribuito perché i sottostanti quotavano sotto al livello di barriera, allora l’investitore non avrà perso il suo premio.
Se, infatti, in una delle date di valutazione mensili successive, tutti i titoli sottostanti quoteranno ad un livello pari o superiore alla barriera, allora l’investitore, oltre al premio di quel mese, recupererà tutti quelli passati non distribuiti.

Gli scenari alla scadenza

Come dicevamo, spesso questi prodotti non arrivano alla naturale scadenza ma vengono rimborsati prima. Se così non succederà, quindi senza rimborso anticipato, alla scadenza finale del 3 settembre 2026, si potranno presentare due scenari:

  • Se tutti e quattro i sottostanti dovessero quotare sopra la barriera, o allo stesso livello, il prodotto verrà rimborsato al 100% del valore nominale (1.000 euro). Inoltre l’investitore riceverà l’ultimo premio da 1,63 euro e tutti gli eventuali premi non pagati e accantonati nella memoria.
  • Se anche solo uno dei sottostanti dovesse quotare sotto la barriera, il certificate verrà rimborsato a un valore proporzionale alla performance del peggiore dei sottostanti. Ipotizziamo che il peggiore segni un ribasso del 51% rispetto al valore iniziale: il rimborso avverrà al 49% del valore nominale, cioè a 499 euro. Ovviamente non verrà pagato l’ultimo premio e nemmeno quelli eventualmente accantonati in memoria.


Il settore bancario


Le banche hanno mostrato una fortissima resilienza dopo la correzione estiva (-13% dell’EuroStoxx banks, il comparto europeo) hanno recuperato gran parte di quanto perso (ora il comparto è a -4,5% dai massimi di metà maggio), complici semestrali nettamente sopra le attese, un livello di dividendi elevato e l’annuncio di importanti piani di buyback.
Gli analisti sottolineano altri tre buoni motivi per cui il comparto è interessante, nonostante l’atteso calo dei tassi in area euro: primo il passaggio da un business aiutato dagli elevati tassi a un business commissionale, poi le prospettive di M&A, con Mps e Banco Bpm (BIT:BAMI) spesso indicate come potenziali prede. Infine multipli davvero interessanti sia sotto il profilo della solidità patrimoniale che sotto quello della redditività.
Il risultato è quello di vedere un settore molto forte sostenuto dai buyback e dai fondi che puntano sul flusso di dividendi.
Le banche negli ultimi anni, oltre ad aver rinforzato la loro patrimonializzazione sfoggiando solidità elevate, hanno avviato una buona diversificazione con acquisizioni di assicurazioni, ampliamento del wealth management e importanti piani di taglio costi.
Il comparto secondo il consenso Bloomberg quota a un rapporto prezzo utili stimati a 12 mesi di sole 6,7 volte con dividendi medi che rendono il 6,2% (numero che sale per le nostre italiane).
Piani di acquisto di azioni proprie, multipli a buon mercato ed M&A sembrano ottimi motivi per non testare la barriera profonda il 60% del livello iniziale che offre il certificate.

I quattro protagonisti del basket

"Se si valutano le singole banche italiane, è difficile non credere che qualcosa accadrà, direi, nei prossimi 12 mesi o giù di lì”, prevedeva parlando alla Cnbc Antonio Reale, co-responsabile delle banche europee di Bank of America (NYSE:BAC). Protagonista del futuro risiko bancario dovrebbe essere proprio Banca Monte dei Paschi di Siena (BIT:BMPS), risanata e destinata alla completa privatizzazione con la vendita della restante quota in possesso del Mef (26,7%). Tra i nomi più quotati c’è quello di Unicredit (BIT:CRDI), seduta su una "pila relativamente grande di capitale in eccesso", secondo Reale che aggiunge: "Il Monte dei Paschi sta cercando un partner, Unicredit possibili obiettivi. Quindi da queste banche, in teoria, potrebbero nascere diverse combinazioni".
Della stessa opinione Nicola De Caro, senior vice president di Morningstar: “UniCredit, Mps e alcune banche di medie dimensioni giocheranno probabilmente un ruolo nel potenziale futuro consolidamento del settore bancario in Italia".
Siena tra crescita in solitaria o M&A
Indiscrezioni di inizio settembre indicano che il Governo punterebbe a realizzare tra i 5 e i 6 miliardi di euro dalle privatizzazioni entro il 2025, vendendo anche la restante quota in Mps e sulla base degli impegni presi con Bruxelles dovrebbe ridurla sotto il 20% entro fine anno. Il Governo, tuttavia, starebbe facendo valutazioni di natura strategica, volendo evitare di esporre la banca al rischio di Opa da parte di un player estero e valutando l'eventualità di un partner industriale.
Una soluzione indolore sarebbe quella di un'alleanza commerciale sul comparto assicurativo in modo tale da far entrare nel capitale di Mps un partner gradito, Unipol (BIT:UNPI) potrebbe essere il candidato ideale. Per gli esperti, Siena potrebbe continuare la sua crescita in solitario, visti gli ottimi risultati che sta portando, oppure il consolidamento potrebbe arrivare dopo l'ingresso di un grande player nazionale come l’istituto emiliano, holding assicurativa che possiede il 24,6% di Bper Banca (BIT:EMII) e il 19% di Banca Popolare di Sondrio (BIT:BPSI).
Il consensus Bloomberg assegna al titolo un target price di 6,4 euro, quasi il doppio della barriera del certificate.
Unicredit
La presenza di un forte capitale in eccesso che potrebbe servire per le operazioni di consolidamento veniva confermato dai numeri record di Unicredit comunicati lo scorso luglio. Il secondo trimestre di Piazza Gae Aulenti ha visto l’utile netto salire del 16% rispetto al 2023, toccando i 2,7 miliardi di euro: superate le attese degli analisti di 2,35 miliardi in media. Risultato frutto di un mix tra aumento di ricavi e dei margini, visto i 6,3 miliardi di ricavi raggiunti (+6%), oltre che di un rote (ritorno sul capitale tangibile) salito al 20%. Ottimo anche l’indice di solidità patrimoniale, visto il CET1 ratio al 16,2% sostenuto da una solida generazione organica di capitale di 6,7 miliardi di euro.
Numeri che convincevano il management di Unicredit ad alzare i target sui ricavi oltre i 23 miliardi di euro per il 2024 e a oltre 350 punti base quello sulla generazione organica di capitale, mentre è stata confermata a “oltre 8,5 miliardi” quella sull’utile netto.
Comunicati questi risultati record, gli analisti di Equita Sim alzavano il loro target price sul titolo a 45 euro, confermando la raccomandazione ‘buy’, calcolando che la banca milanese continua a trattare a multipli molto attraenti se rapportati alla profittabilità attesa, ed è attesa distribuire circa il 30% della sua market cap nei prossimi due anni (senza assumere distribuzione di excess capital).
Tra gli altri analisti, Barclays (LON:BARC) ha aumentato il target price a 47,7 euro per azione (da 44,3 euro), confermando ‘Overweight’, Berenberg lo ha incrementato a 45 euro per azione (da 44 euro), ribadendo il ‘buy’, JP Morgan lo ha portato a 46 euro per azione (da 43 euro) e Ubs lo valuta a 52 euro rispetto ai 50 euro precedenti, confermando il ‘buy’.
Il consensus Bloomberg assegna al titolo un target price di 45,67 euro, il doppio della barriera del certificate.
Banco Bpm (BIT:PMII)
All’indomani della semestrale il Ceo, Giuseppe Castagna aveva commentato: “Sul margine di interesse abbiamo ancora spazio di crescita e ci aspettiamo che il 2024 si riveli migliore del 2023. Nel 2025 e 2026 ci sarà una flessione, ed è inevitabile, ma abbiamo un'ampia possibilità di compensare il calo dei ricavi da interessi con le commissioni. Le traiettorie del nostro piano industriale al 2026 si stanno rivelando corrette”.
Sul fronte degli Npl, Castagna sottolineava che “la qualità del credito è nettamente migliorata rispetto al passato”, e anche se “c’è stato, è vero, un rallentamento nelle erogazioni che ci ha fatto proiettare un budget di crescita dell'1% nei prestiti nei prossimi anni, rispetto al 3-4% del passato”.
Al momento della pubblicazione dei risultati semestrali, la banca aveva alzato la guidance di utile per azione per il 2024 da 0,9 a 0,953 euro, superiori a 0,83 euro messi a segno nel 2023. Inoltre, si legge nella nota, i risultati attesi per il 2024 sono già prossimi agli obiettivi di utile netto di piano 2026 (oltre 1,5 miliardi), stabilendo un nuovo punto di partenza per generare redditività sostenibile nel medio-lungo termine. Lo stesso ad Castagna, parlando nel corso della call di presentazione, si è detto “molto fiducioso” di poter raggiungere questo obiettivo.
Dopo i risultati, Mediobanca (BIT:MDBI) Research confermava il rating ‘underperform’ e alzava il prezzo obiettivo a 6,30 euro dai precedenti 6 sul titolo, sottolineando che il secondo trimestre ha mostrato un maggiore ottimismo sui profitti per il 2024 e sul Cet-1 ratio dopo Basilea IV. Quest'ultimo aspetto, in particolare, potrebbe lasciare spazio per un migliore ritorno di capitale tra 2025 e 2026.
Nonostante gli esperti confermino la loro preferenza per nomi meno esposti all'andamento dei tassi d'interesse, le stime sull'Eps adjusted per il 2024 sono riviste al rialzo del 13% in scia ad attese per miglior margine d'interesse e commissioni e un CoR inferiore. "Siamo in linea con la guidance 2024 e sotto il consenso di una media cifra percentuale per il biennio 2025-2026", commentano gli esperti.
Il consensus Bloomberg assegna al titolo un target price di 7,13 euro, quasi il doppio della barriera del certificate.
Societe Generale
Unica banca straniera del basket, Societe Generale è interessante per via dei multipli molto bassi, ma sta affrontando, come tutte le sue connazionali, l’incertezza politica francese.
Sul profilo degli utili bisogna ricordare, che a differenza dei colleghi europei, gli istituti francesi hanno goduto meno degli extra profitti per i tassi elevati, poiché in Francia è in vigore un sistema di tassazione automatico che insieme al rialzo dei tassi aumenta le imposte sul settore.
Letto oggi questo meccanismo pone a favore di SocGen che sarà meno impattata dal calo dei tassi.
Solo ad agosto Jp Morgan (NYSE:JPM) scriveva sul titolo, che Societe Generale è una delle banche meno care in Europa con un multiplo Pe di 3,1 volte e 0,25 volte il Nav (la somma netta degli asset) ma per un rerating del titolo è necessario aspettare una ripresa dei margini retail in Francia.
Il gruppo sta proseguendo nella sua dieta dimagrante migliorando con gli incassi la solidità patrimoniale. Sul fronte delle quotazioni gli spazi di crescita ci sono, il consensus Bloomberg ha un target price sul titolo di 29,94 euro, più del doppio della barriera.



Attenzione: Il Certificate DE000VC251U9 è soggetto ad un livello di rischio pari a 6 su una scala da 1 a 7.
Ricordiamo che investire in certificati espone l’investitore al rischio fallimento dell’emittente e a quello di azzeramento di un sottostante, casi che possono comportare la perdita dell’intero investimento.
Vontobel gode di un buon rating:

  • Aa3 da parte di Moody's


I potenziali rendimenti indicati sono sempre al lordo della tassazione.
Prima di ogni investimento leggere sempre tutti i documenti scaricabili dalla pagina del prodotto dell’emittente.
Fucina del Tag è un partner marketing di Vontobel
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