Market Brief
Ieri la debolezza delle vendite al dettaglio negli USA ha fatto scendere leggermente l’USD a New York, ma, stando alle indiscrezioni di mercato, il movimento più marcato è imputabile al pesante flusso di acquisti in leva nei decennali USA. Il calo aggressivo dei rendimenti dei decennali USA ha spremuto pesantemente il forex. Le valute legate alle materie prime e dei mercati emergenti hanno ripreso fiato, con i rendimenti dei decennali USA sotto il 2,0% (con una breve punta a 1,8622) per la prima volta da più di un anno. Oggi l’USD pareggia diffusamente le perdite.
L’EUR/USD si è impennato a 1,2886, la coppia GBP/USD ha toccato quota 1,6068 parallelamente al brusco calo dei rendimenti USA. Il rally è durato poco. Il sentiment intorno a euro e sterlina rimane debole perché si teme una ripresa fiacca. Ieri i dati positivi dal Regno Unito non hanno rinvigorito i tori della GBP. Considerando la debolezza delle dinamiche d’inflazione, ora i mercati scommettono su un rinvio del primo aumento del tasso dalla BoE. Questa svolta accomodante nelle previsioni dovrebbe continuare a pesare sul complesso GBP. La forza dell’EUR/USD non convince in vista del rapporto IPC dell’Eurozona (in uscita alle 09:00 GMT). Il debole dato sull’inflazione dovrebbe rafforzare le strategie di vendita sui massimi.
L’USD/JPY è sceso a 105,23 (minimo dall’8 settembre), avvicinandosi come non succedeva da agosto alla copertura giornaliera (104,13/99) della nuvola ascendente di Ichimoku. Le azioni del Nikkei hanno ceduto il 2,22% a Tokyo. L’impostazione sui cross con lo JPY rimane negativa in scia al disagio per il rapido declino dello JPY. C’è spazio per un’ulteriore correzione al ribasso. Prima del fine-settimana, le opzioni call per l’USD/JPY s’intravedono a 104,50/105,50. L’EUR/JPY testa il supporto a 135,00. Si osservano consistenti opzioni put tradizionali a 136,50, si prevede ulteriore resistenza in corrispondenza della nuvola giornaliera (137,14/51).
In Nuova Zelanda, l’accelerazione dell’espansione del manifatturiero a settembre e la crescita del 2,4% degli annunci di lavoro hanno assicurato la domanda di NZD/USD (dopo il rally legato agli USA). La coppia NZD/USD viene scambiata sopra la sua media mobile a 21 giorni (0,7919) per la prima volta da metà luglio. Gli indicatori tecnici suggeriscono una correzione al rialzo più marcata. Gli ordini per le opzioni si susseguono sopra 0,7900/40, si osservano offerte a 0,80+ (livello psicologico).
A settembre la RBA ha venduto 910 milioni di AUD (rispetto ai 381 mln di agosto e ai 433 mld di luglio). L’annuncio ha frenato i guadagni dell’AUD/USD a 0,8830 a Sydney. Le pressioni a vendere continuano per effetto della debolezza dei dati cinesi e dell’ulteriore calo dei prezzi del minerale di ferro in scia alle preoccupazioni sulla crescita globale. I future attivi sul minerale di ferro scambiati alla borsa di Dalian hanno ceduto il -4,0$ rispetto a ieri. Il supporto chiave per l’AUD/USD staziona a 0,8643/60 (minimi 2014), abbondano le barriere per le opzioni in scadenza oggi a 0,8650/0,8800. Si presume un ulteriore supporto a 0,8545 (50% di Fibonacci sul rialzo dal 2008 al 2011).
CAD, RUB e NOK continuano a risentire la pressione a vendere in scia alla persistente flessione dei prezzi del petrolio. Ieri, a New York, il greggio WTI ha toccato quota 80,01 USD, il Brent è sceso a 82,72 USD.
Oggi gli operatori monitoreranno la bilancia commerciale di agosto in Italia e nell’Eurozona, l’IPC definitivo m/m e a/a di settembre nell’Eurozona, le transazioni internazionali in titoli e le vendite nel settore manifatturiero m/m di agosto in Canada; le richieste iniziali e continue di sussidi di disoccupazione aggiornate rispettivamente all’11 e al 4 ottobre, la produzione industriale m/m e il tasso di utilizzo degli impianti di settembre, l’indice sulle previsioni delle imprese della Fed di Philadelphia di ottobre, i flussi netti TIC a lungo termine e i flussi TIC totali di agosto negli Stati Uniti.
Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd