I prezzi del greggio probabilmente oscilleranno nel range dei 65-70 dollari al barile questa settimana, con l’Arabia Saudita ed altri produttori dell’alleanza OPEC+ che cercano di salvare il mercato dalla paura per la variante Omicron del COVID, che potrebbe comportare un calo per la settima settimana di fila.
All’inizio degli scambi di questa settimana, i sauditi hanno annunciato l’aumento del cosiddetto OSP, il prezzo di vendita ufficiale, del loro greggio destinato agli Stati Uniti ed all’Asia, nel tentativo di dimostrare di non essere tanto preoccupati per la variante.
La mossa ha sortito l’effetto desiderato: i future di riferimento sia per il greggio USA che per il Brent sono balzati del 2% sulla scia dell’aumento dell’OSP, la ripresa più forte dal primo caso di Omicron riportato a fine novembre.
Aramco (SE:2222) ha dichiarato che il greggio Arab Light per i clienti asiatici costerà 3,30 dollari al barile sopra il riferimento da gennaio, 60 centesimi in più rispetto a dicembre. Ha alzato anche di 80 centesimi il prezzo del greggio di gennaio per Asia ed America.
La decisione è arrivata 48 ore dopo la poco velata minaccia del Segretario Generale dell’OPEC Mohammad Barkindo, secondo cui i produttori petroliferi potrebbero riprendere a tagliare la produzione se non dovessero riuscire a fermare l’emorragia dei prezzi del greggio, che hanno perso circa il 20% dal massimo di sette anni di oltre 85 dollari al barile segnato a metà ottobre.
Il linguaggio ambiguo dell’OPEC
Si è trattato del classico messaggio ambiguo dell’OPEC, che solo due giorni prima, in occasione del vertice con gli alleati alla fine della settimana scorsa, aveva promesso di non cambiare il programma di produzione per gennaio, esprimendo un’ondata di fiducia per le prospettive di scorte-domanda per il prossimo trimestre, a prescindere dai rischi di Omicron.
I casi di Omicron aumentano in tutto il mondo, ancora non si conosce la gravità
Dal primo caso di Omicron negli Stati Uniti il 30 novembre, i contagi sono stati rilevati in almeno un terzo dei 50 stati. Decine di paesi in tutto il mondo presentano casi della variante. Sebbene il numero di nazioni che riportano casi di Omicron continui a salire, gli scienziati stanno ancora cercando di capire se la diffusione della variante sia peggiore delle altre forme di COVID e più forte nel causare forme gravi della malattia e morte.
Negli scambi asiatici di questo lunedì, il londinese Brent, il riferimento globale del greggio, balza di 1,62 dollari, o del 2,3%, a 71,50 dollari alle 1:10 del mattino a New York (06:10 GMT). Il Brent è crollato del 4% la scorsa settimana, e del 18% complessivamente nelle ultime sei, dopo aver segnato un massimo dal 2014 di 86,70 dollari a metà ottobre.
Il West Texas Intermediate, il riferimento statunitense, schizza di 1,68 dollari, o del 2,5%, a 67,94 dollari al barile. Il WTI è crollato del 2,8% il mese scorso e del 20% complessivamente nelle ultime sei, dai massimi di sette anni di 85,41 dollari nella settimana terminata il 15 ottobre.
L’oro rimbalza come asset rifugio con la nuova variante
Nel caso dell’oro, Omicron continua ad essere una “crisi con un lato positivo” per il metallo prezioso, spingendolo nella parte alta dei 1.700 dollari.
La scorsa settimana erano alte le aspettative che l’oro sarebbe crollato nel territorio dei 1.600 dollari, dopo che il Presidente della Federal Reserve Jerome Powell aveva annunciato che la banca centrale potrebbe accelerare il tapering dello stimolo dell’era della pandemia ed anticipare l’aumento dei tassi USA. Un inasprimento monetario statunitense è considerato disastroso per l’oro.
Nonostante il piano della Fed, i timori per il potenziale impatto di Omicron sugli Stati Uniti e sul mondo si sono dimostrati più forti, innescando acquisti di oro come asset rifugio. E questo ha permesso ai prezzi del metallo giallo di oscillare nella fascia alta dei 1.700 dollari e registrare un importante rialzo alla chiusura degli scambi dei future di venerdì a New York.
Negli scambi asiatici di questo lunedì, i contratto dei future dell’oro USA con consegna a febbraio, sale di 65 centesimi, o dello 0,04%, a 1.784,55 dollari l’oncia.
Sunil Kumar Dixit di skcharting.com afferma che l’oro ha bisogno di avanzare fino a 1.810 dollari per ritestare il più recente picco di 1.825 dollari.
Ma, se non riuscisse a restare sopra i 1.780 dollari, potrebbe arrivare una nuova debolezza di 1.750 e 1.735 dollari, avverte.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.