Market Brief
Nonostante le cifre sorprendentemente positive pubblicate in Giappone, l’USD/JPY continua a essere scambiato in un contesto di scarsa volatilità.
A settembre gli ordini di macchinari sono cresciuti del 7,5% m/m, superando il previsto 3,1% e a fronte del -5,7% del rilevamento riferito al mese precedente; si tratta del primo rilevamento positivo dal maggio di quest’anno.
La reazione degli operatori in yen è stata tiepida, gran parte delle coppie denominate nella valuta nipponica è rimasta bloccata nella fascia giornaliera.
L’USD/JPY si sta stabilizzando intorno a 123 ma inizia ad affiorare un trend lievemente negativo, perché si smorza l’effetto del dato NFP di venerdì scorso. Il rapporto IPC della prossima settimana potrebbe cambiare le carte in tavola, visto che cifre forti ancorerebbero saldamente le aspettative di un decollo dei tassi a dicembre.
La sorpresa più grande della seduta asiatica è arrivata dall’Australia, dove l’ultimo rapporto sull’occupazione ha superato di gran lunga le attese. A ottobre, il tasso di disoccupazione è sceso al 5,9%, in calo rispetto al 6,2% previsto e del rilevamento di settembre.
Al contempo, il tasso di partecipazione è salito leggermente, al 65% dal 64,9%, e sono stati creati 58.600 posti di lavoro, a fronte dei 15 mila previsti e della contrazione precedente (dato rivisto) pari a 800 posti.
Abbiamo la sensazione che in Australia il vento stia cambiando, dopo una fase di stabilizzazione il mercato occupazionale ha finalmente un po’ di vento in poppa, che suona la campana a morto per l’impostazione accomodante della RBA.
La coppia AUD/USD è balzata a 0,7150, bucando in un batter d’occhio la media mobile a 50 giorni. Per il momento, l’AUD si sta stabilizzando sopra quest’ultimo livello, aggirandosi intorno a 0,7133 USD. In Nuova Zelanda, i prezzi dei generi alimentari hanno esercitato pressioni sui livelli d’inflazione, si sono contratti all’1,2% m/m a ottobre rispetto al declino pari allo 0,5% registrato nel mese precedente.
Il settore manifatturiero a ottobre si è espanso, ma sta perdendo slancio. L’indice è sceso a 53,3 punti rispetto ai 55 di settembre, l’economia continua, infatti, ad adattarsi al nuovo contesto di prezzi bassi delle materie prime e domanda globale più debole.
In generale, i dati sono stati contrastati e non hanno permesso alla coppia NZD/USD di adottare una direzione precisa. Il kiwi viene scambiato intorno al livello chiave a quota 0,6567 (50% di Fibonacci su settembre-ottobre 2015). Al ribasso, il livello a 0,6489 (61,8% di Fibonacci) continuerà a sostenere la coppia in assenza di novità significative.
Sul fronte azionario, le borse regionali asiatiche annaspano, mentre gli operatori attendono nuove informazioni. Il Nikkei 225 ha chiuso in leggerissimo rialzo, a +0,03%, mentre il più ampio indice TOPIX ha ceduto lo 0,11%.
Nella Cina continentale, il Composite di Shanghai ha ceduto lo 0,48%, invece quello di Shenzhen ha guadagnato lo 0,28%. A Hong Kong, l’Hang Seng si è rimesso in pari con la sua controparte asiatica, dopo l’andamento negativo di ieri. L’indice ha guadagnato il 2,51%.
Più a sud, la coppia S&P/ASX 200 ha guadagnato un esiguo 0,06% e l’S&P/NZX lo 0,17%. In Europa, gran parte dei future punta a un’apertura in ribasso, con il FTSE 250 a +0,07%, il DAX a -0,16%, l’SMI a +0,09%, il CAC 40 a -0,17% e il più ampio Euro Stoxx 600 a -0,26%. Oggi gli operatori monitoreranno i rapporti sull’IPC in Germania, Francia e Svezia; la produzione industriale nell’Eurozona; le vendite al dettaglio in Brasile; la produzione industriale e l’IPC in India.
Anche gli interventi dei banchieri delle banche centrali globali attireranno l’attenzione degli operatori: negli Stati Uniti, Bullard, Lacker, Evans, Dudley e Yellen parleranno nel pomeriggio, nell’Eurozona sono previsti gli interventi di Weidmann e Mersch. Infine, a Londra prenderà la parola il capo economista della BoE Andy Haldane.