Due strategist, due visioni contrapposte
Rivali da sempre, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno avviato nelle ultime ore un duro confronto sulle prospettive della Borsa americana. La scorsa settimana l'S&P 500 è entrato tecnicamente in un nuovo mercato Toro, avendo guadagnato il 20% dai minimi di ottobre, e lunedì 12 giugno il principale indice americano ha esteso i guadagni salendo di un altro 0,9%.
Come ha raccontato ieri Bloomberg, l'ingresso dell'S&P 500 in un mercato Toro ha lasciato i principali strategist di Wall Street divisi sulla strada da seguire. David Kostin di Goldman Sachs si aspetta che il rialzo continui, alimentato dalla crescita delle quotazioni di settori diversi dai titoli tecnologici, i protagonisti indiscussi del rally di questi mesi.
Sul fronte opposto, Michael Wilson, strategist di Morgan Stanley, è convinto che Wall Street sia pronta a scendere e per spiegarlo ricorre all’analogia con quanto successe negli Quaranta del secolo scorso, quando l'S&P 500 uscì da un mercato Orso grazie a un rally del 24%, ma poi, invece di proseguire al rialzo, si inabissò andando a segnare un nuovo minimo.
"Altri dichiarano che il mercato Orso è ufficialmente finito; noi siamo rispettosamente in disaccordo a causa delle nostre previsioni sugli utili del 2023", ha scritto in una nota Wilson, che Bloomberg definisce “una delle voci più ribassiste di Wall Street”.
Il ragionamento di Morgan Stanley: il 2020-2023 come il 1945-1949
L'attenzione si concentra ora sulla riunione politica della Federal Reserve di questa settimana, con la banca centrale che dovrebbe finalmente fare una pausa dopo oltre un anno di rialzi dei tassi.
Molto probabile una pausa del mercato a giugno
Secondo Wilson, la pausa potrebbe segnare la fine del rally "con un ironico colpo di scena". In effetti, oltre a Morgan Stanley sono molti gli uffici studi che si aspettano una pausa delle Borse nella seconda metà di giugno, a causa anche del drenaggio di liquidità che i mercati finanziari stanno per affrontare dopo l’accordo politico a Washington sull’innalzamento del tetto al debito pubblico. Infatti, per rimpinguare le casse statali quasi vuote, si calcola che il Tesoro americano emetterà in breve tempo titoli governativi per qualcosa come 600 miliardi di dollari.
Il vero nodo: dove vanno gli utili delle aziende?
Ma il pessimismo di Morgan Stanley va al di là di un fattore momentaneo di carenza di liquidità e si basa sulla previsione che gli utili dell'S&P 500 scenderanno del 16% quest'anno prima di una netta ripresa nel 2024.
Ben diverse sono le previsioni del consensus degli analisti, che indica un calo dei profitti di appena il 2,4% per il 2023, soprattutto dopo i risultati ampiamente positivi del primo trimestre che hanno spinto gli analisti ad aumentare le loro aspettative sugli utili sia negli Stati Uniti che in Europa.
Goldman Sachs: dopo i tech, adesso saranno gli altri settori a correre
Wilson si è classificato al primo posto nel sondaggio di Institutional Investor dello scorso anno dopo aver previsto correttamente la caduta del mercato azionario, ma le sue previsioni di ulteriori ribassi nel 2023 si sono finora rivelate sbagliate.
Tutta diversa la visione di Goldman Sachs, la quale sostiene che l'S&P 500 continuerà a salire grazie al recupero di settori diversi da quello tecnologico. Anche David Kostin, lo strategist della banca newyorchese, affonda le radici della sua analisti nella storia e sottolinea che dal 1980 l'S&P 500 ha visto nove episodi chiave in cui, dopo lo scatto in avanti di un settore, i guadagni si sono diffusi anche sugli altri titoli con un vantaggio complessivo per l’indice.
Kostin adesso si aspetta che l’S&P500 arrivi a fine anno a 4.500 punti, cioè guadagni circa il 5% rispetto al livello attuale. Il precedente target di Goldman Sachs era 4.000 punti.