Il "wait and see" della Bce

Pubblicato 27.10.2023, 08:22
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"Dove c'è pericolo cresce anche ciò che salva" (Friedrich Hölderlin)

La prima pausa dopo 15 mesi, con i tassi di interesse fermi al 4,0%. Questa la sintesi del consiglio direttivo della banca centrale europea di ieri. Una decisione presa all’unanimità che fa pensare come siamo probabilmente arrivati alla fine della stagione della politica monetaria restrittiva. La più aggressiva della storia dell’Euro. Questo livello, se mantenuto per un periodo significativo di tempo, dovrebbe portare l’inflazione al livello desiderato del 2%. Ma quanto tempo ci vorrà per raggiungere l’obiettivo? È questo il problema che assilla il mercato. Il primo taglio resta “data dipendent”, con le aspettative degli operatori poste tra il terzo e il quarto trimestre 2024. Per Bce la ogni discussione sul taglio dei tassi è prematura, a causa delle pressioni contrapposte dei prezzi energetici, la crescita dei salari e la recessione. Per Christine Lagarde la ripresa è infatti attesa in maniera generica oltre il 2024. Ultima nota positiva la decisione sui reinvestimenti del programma “PEEP” che continueranno almeno sino alla fine del 2024, rispetto alle previsione dei falchi per una fine prematura. La prima linea di difesa per evitare la frammentazione dei rendimenti tra Stati europei e soprattutto pressioni sul debito pubblico italiano.


La Grecia si insegna qualcosa?



La Grecia è tornata investment grade, uno scenario impensabile sino a qualche anno fa. Il Paese ha dimostrato quanto sia importare rimanere nel cuore dell’Europa cosa che secondo Christine Lagarde, consente di superare qualsiasi ostacolo. L’attenzione degli operatori si sposta ora sull’Italia, il Paese considerato più a rischio, sul fronte del debito pubblico, in caso di attacco speculativo e che quindi potrebbe avere bisogno del TPI, lo scudo anti frammentazione. La Presidente della Bce non ha risposto a una domanda sullo spread italiano, limitandosi a dire che il rialzo dei rendimenti non è un fenomeno country specific ma globale, non volendo enfatizzare debolezze di un Paese in particolare. Lo scenario attuale è quindi di un mondo con rendimenti elevati, e spread elevati. In questa prospettiva è positivo che la Bce abbia scelto di non intervenire sul Quantative Tightening. Attualmente Francoforte ha un totale di circa €4.800 miliardi di titoli in portafoglio, di cui più di 3mila miliardi di euro del programma APP e i restanti nel programma PEPP. Di entrambi i programmi la maggior parte è investita in titoli di Stato.


L’IPO è resiliente



Nonostante le tensioni geopolitiche, il 2023 sarà un altro anno positivo per le IPO sul listino Euronext (EPA:ENX) Growth Milan. Da inizio anno si sono quotate 27 società che hanno raccolto complessivamente €300 mln per una capitalizzazione, ai prezzi attuali pari a oltre un miliardo di euro. Un insieme di progetti industriali ben diversificati che hanno dato soddisfazioni agli investitori in fase di quotazione. La performance media ponderata per la capitalizzazione è stata, infatti, pari al +4,5% rispetto al risultato negativo del benchmark (Indice FTSE Italia Growth). Anche durante la fase più acuta seguita allo scoppio del conflitto in Medio Oriente, le IPO hanno dimostrato una forte resilienza: +0,8% rispetto al -9% del benchmark. In questo contesto a mettersi in luce sono state le società esposte all’innovazione e alla tecnologia che risultano in cima alla classifica per performance, rispetto al prezzo di quotazione. Tema di investimento che sarà affrontato in occasione del Financial Galà edizione Deep Tech, il prossimo 17 novembre a Milano.

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