Matricola sull’Aim, ma veterana del suo settore. È l’identikit di Ilpra, gioiello dell’industria del packaging con sede a Mortara, in provincia di Pavia, dove è stata fondata nel 1955. Da allora si è trasformata in una realtà internazionale presente in 4 Paesi: Italia, Regno Unito, Hong Kong ed Emirati Arabi.
Il suo curriculum parla di 16 mila macchinari per il confezionamento prodotti, 190 dipendenti e una vasta rete di rivenditori. Una sua peculiarità è la vocazione all’export: tant’è che realizza il 75% del suo fatturato all’estero. “Abbiamo iniziato nel 1955 facendo lavorazione di materiale plastico”, racconta Maurizio Bertocco, presidente e amministratore delegato di Ilpra, “nel 1982 abbiamo fatto la prima macchina per il confezionamento in vaschetta, specializzazione che conserviamo ancora oggi”. L’azienda esporta i suoi prodotti per mezzo mondo e ha un punto di forza: “Noi siamo un’officina meccanica, facciamo tutto all’interno della nostra azienda: progettazione, carpenteria, impiantistica elettrica, perfino il software”.
La quotazione sul listino Aim di Borsa Italiana è stata completata lo scorso febbraio: sono stati raccolti 5,3 milioni a un prezzo di 2,10 euro per azione. “Ci siamo decisi a fare questo passo per finanziare la nostra crescita”, spiega Bertocco, “la quotazione ci dà un beneficio di immagine e delle regole: non c’è niente di meglio per un’azienda che vuole strutturarsi”. Nei primi mesi il titolo sta ricevendo un buon riscontro, mantenendosi sempre al di sopra del prezzo di collocamento.
E i programmi per il futuro sono già dichiarati: «Puntiamo a crescere sul mercato estero, aprendo nuove filiali e rafforzandoci nei mercati dove abbiamo già dei rivenditori, come in Spagna, Francia, Germania, Olanda e Russia». Le risorse raccolte attraverso la IPO serviranno quindi a finanziare operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) e investimenti per ampliare la capacità produttiva.
L’azienda parte da basi solide, basti pensare che nel 2018 il valore della produzione è cresciuto sull’anno precedente del 15,8%, a quota 31,5 milioni di euro. Cresce di oltre il 5% anche margine operativo lordo (5,5 milioni) e l’utile netto è stato di 2,9 milioni rispetto ai 2,5 del 2017. Risultati che hanno permesso di proporre agli azionisti un dividendo di 0,05 euro per azione e un rendimento del 2,20%.
Guardando invece al futuro, le attuali prospettive di un rallentamento globale dell’economia spaventano le aziende che puntano sull’export, come potrebbe essere Ilpra. Ma secondo il suo amministratore delegato, ci sono valide ragioni per guardare avanti con fiducia: “Noi produciamo macchine soprattutto per l’alimentare”, spiega, “ed è un settore privilegiato, perché in periodo di crisi cala meno rispetto ad altri comparti. Inoltre, quello del packaging è un mercato tradizionalmente aciclico, perché quando c’è un rallentamento spesso le aziende fanno in modo di migliorare la propria produzione. E, quasi sempre, lo fanno partendo dalle confezioni dei loro prodotti”.
Sebbene la principale fonte di business di Ilpra sia l’industria alimentare, l’azienda pavese produce macchine anche per il confezionamento dei medicinali e di componenti meccanici, elettronici e chimici. Per arrivare fino ai prodotti per la casa, alla cancelleria e alla cosmetica. La gamma comprende termosaldatrici, riempitrci, termoformatrici.
Tra i fiori all’occhiello dell’azienda c’è la tecnologia ProGas, brevettata da Ilpra e basata su un ciclica di lavoro che consente di ridurre l’uso e lo spreco di gas e di aumentare la produttività dei macchinari. Il packaging, del resto, è un settore dove la capacità di innovare può fare la differenza: in quest’ottica si leggono gli investimenti in ricerca e sviluppo per 1,5 milioni di euro negli ultimi 3 anni. “La fantasia italiana è molto apprezzata su questo mercato e può fare la differenza”, racconta Bertocco, “noi inventiamo soluzioni per soddisfare le esigenze dei nostri clienti, che possono andare dalla grande industria al pasticciere dietro l’angolo. E questa nostra capacità di personalizzare, ci mette al riparo anche dalla temibile concorrenza asiatica”.