La BCE riduce gli stimoli monetari ma…
Come noto, l’analisi monetaria della BCE segue con particolare attenzione l’aggregato monetario M3, perché include tutti gli strumenti liquidi, stretti sostituti tra loro, e quindi è più stabile di M1 e M2. Al contrario per esempio degli USA, dove la FED ha smesso di pubblicare l’aggregato M3 nel 2006, non ritenendolo più informativo di M2. La BCE, come noto, nell’ultima riunione ha accelerato la riduzione degli stimoli monetari del programma APP a 40 miliardi in aprile, 30 miliardi a maggio e 20 miliardi a giugno.
…rinnoverà tutti i titoli in scadenza acquistati..
Nell’ultimo meeting ha inoltre ribadito che tutti i titoli acquistati dalla BCE nell’ambito dei diversi programmi (€ circa 1.850 miliardi), alla scadenza verranno rinnovati per un prolungato periodo di tempo successivamente alla data in cui inizierà il rialzo dei tassi e in ogni caso finchè sarà necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario. Il che significa che di fronte ad una elevata incertezza, la BCE userà la massima flessibilità possibile. In altre parole, riteniamo che la BCE abbia lasciato intendere che se l’inflazione persisterà su livelli troppo elevati rispetto alle attese (5,1% la stima della BCE per il 2022), alla fine del secondo trimestre potrebbe preparare un rialzo dei tassi. La politica monetaria durante la pandemia ha dimostrato che, in condizioni di tensione, la flessibilità degli acquisti di attività ha decisamente contribuito a contrastare le disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria e a rendere più efficaci gli sforzi per raggiungere l’obiettivo indicato dal Consiglio Direttivo.
…e rimarrà molto flessibile
Un primo assaggio di flessibilità del Consiglio Direttivo si è già visto: l’elevata incertezza dovuta all’invasione russa dell’Ucraina ha portato infatti il Consiglio decidere di prolungare le operazioni di pronti contro termine dell’Eurosistema per le banche centrali (Eurosystem repo facility for central bank, EUREP) fino al 15 gennaio 2023. Le operazioni EUREP continueranno quindi ad affiancare l’erogazione di liquidità in euro a banche centrali non appartenenti a paesi dell’area. Questi due elementi costituiscono una manovra integrata di sostegno alla liquidità in euro in presenza di deviazioni di mercato al di fuori dell’area dell’euro ma che abbiano possibili ricadute sulla trasmissione della politica monetaria della BCE.
Investire o no? Azioni…
Per quanto riguarda le decisioni di investimento è chiaro che queste dipendono da come il portafoglio è entrato nella crisi. In ogni caso, se la liquidità lo permette, crediamo che l’investimento a medio termine debba privilegiare le società che possono aumentare i prezzi a fonte di una crescita dei costi di produzione (ovvero quelle che producono cassa e hanno una redditività superiore a quella media del proprio settore).
…e bond
Per quanto riguarda invece i bond, non vediamo tante opportunità di trovare rendimenti reali positivi. I titoli protetti dall'inflazione rappresentano una garanzia contro il possibile fallimento della BCE nel contenere l'inflazione. Se quest’ultima dovesse rimanere alta gli investitori potrebbero anche guardare a strategie alternative, come per esempio gli hedge fund, per proteggersi dall'aumento dei tassi e dall'ampliamento degli spread. In ogni caso, nei periodi di elevata incertezza che comportano una crescita della volatilità, è sempre consigliato coprire il portafoglio.