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L'economia Usa decolla ma la borsa stenta, come mai?

Pubblicato 05.12.2013, 17:08

Negli Stati Uniti il Bureau of Economic Analysis ha reso nota la seconda stima preliminare del PIL relativo al terzo trimestre 2013 indicando un incremento pari al 3,6%, superiore alle attese pari al 3,0% (e sopra il +2,8% del trimestre precedente). Bene anche le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana terminata il 29 novembre che si sono attestate a 298 mila unità, al di sotto delle attese degli analisti (pari a 325 mila unità) ed in calo rispetto al dato rilevato la settimana precedente (321 mila unità rivisto da 316 mila). Il numero totale di persone che richiede l'indennità di disoccupazione si attesta a 2,744 milioni, inferiore ai 2,820 milioni attesi. E' stato inoltre rivisto al ribasso il dato precedente, a 2,765 milioni di unità da 2,776 milioni. In crescita infine l'inflazione, la stima preliminare del Deflatore dei consumi personali USA (Core Personal Consumption Expenditure Index) e' cresciuta del 2,0% nel terzo trimestre 2013 rispetto al trimestre precedente, battendo le attese degli analisti che avevano stimato un incremento dell'1,9% su base trimestrale. Insomma, l'economia statunitense se la cava decisamente bene, una situazione che paradossalmente non piace ai mercati finanziari: a fronte di dati macro positivi aumenta il timore di una riduzione degli stimoli monetari. L'euro dollaro ha reagito alla infornata di dati in modo abbastanza composto, pur superando una resistenza di rilievo. I prezzi sono infatti saliti verso 1,3670 lasciandosi alle spalle la resistenza di 1,3620, lato superiore della fase di congestione disegnata dal 27 novembre. Sarebbe la rottura del lato alto del canale crescente disegnato dai minimi di inizio novembre, resistenza a 1,3705 circa, a segnalare un cambio di passo favorevole all'euro, che tornerebbe ad inquadrare i massimi di fine ottobre a 1,3835 come obiettivo. La mancata rottura di 1,37 riporterebbe invece i prezzi verso 1,35, base del canale crescente citato. Il calo dello 0,37% circa dello S&P500, a 1786 punti circa, sembra confermare questa relazione, apparentemente contraddittoria, tra andamento dell'economia e della borsa. Sarebbe comunque solo la violazione di 1777 sul grafico dello S&P500 a prospettare l'avvio di una fase correttiva estesa del rialzo dai minimi di inizio ottobre (da notare come la candela giornaliera del 9 ottobre, minimo di periodo, sia molto simile a quella disegnata ieri dai prezzi, una seduta che potrebbe quindi dimostrarsi altrettanto rilevante anche se con implicazioni opposte). Sotto 1777 possibili discese fino in area 1700/710, linea che sale dai minimi di novembre 2012 e media mobile a 100 giorni. Solo oltre 1800 possibile un nuovo test della resistenza critica di medio lungo periodo ora a 1822, lato alto del canale crescente disegnato dai minimi di ottobre 2011 (contro il quale si sono arenati i prezzi il 29 novembre). Oltre alla borsa ad essere sotto pressione e' anche l'oro, sceso a 1222 dollari circa. Il supporto critico di 1185, minimo del 28 giugno che dovra' essere rispettato per evitare la ripresa del trend ribassista in atto dal top di settembre 2011, e' sempre piu' vicino.

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