“L’ottimismo è la fede che porta al successo.” (Helen Keller)
La BCE non rivitalizza il rally. In Europa le Borse hanno chiuso miste mentre Wall Street si è mossa in rialzo, terminando vicino ai livelli massimi, anche se l’indice S&P 500 è rimasto appena al di sotto di un nuovo massimo di tutti i tempi. Oggi la BCE torna a riunirsi per prendere una nuova decisione di politica monetaria. Con l’inflazione in calo e i rischi per la crescita in rialzo sembra tutto apparecchiato per un altro taglio di 25 punti base dei tassi, il terzo dopo gli interventi di giugno e settembre. Le premesse sono positive: nel mese di settembre 2024, l’Istat stima che l’inflazione in Italia registri una diminuzione dello 0,2% su base mensile e una crescita dello 0,7% su base annua dal +1,1% del mese precedente, confermando la stima preliminare. Si tratta del livello più basso registrato da inizio anno. Ma secondo un sondaggio pubblicato dall’Ifo Institute tedesco, in collaborazione con l’Economic Policy Institute svizzero, gli economisti prevedono che i tassi d’inflazione rimarranno sopra il target del 2% della BCE nel medio termine. Per quest’anno, l’inflazione nell’area euro è prevista al 2,6%, mentre in Germania è recentemente scesa all’1,6%, ma si prevede che risalirà al 2,3% nel 2025 e si stabilizzerà al 2,2% nel 2027. Nel Nord Europa, l’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,7% nel 2027, mentre nel Sud Europa potrebbe raggiungere il 3,0%. Queste aspettative potrebbero limitare ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte della BCE. Dopo l’inflazione inferiore al target registrata a settembre e i dati che mostrano un rallentamento dell’attività, il mercato ha già scontato un taglio dei tassi giovedì. Alcuni economisti sell-side hanno anche ipotizzato un possibile anticipo dei tagli se i rischi di crescita dovessero materializzarsi.
La reporting season? Divergente
Con l’inizio della stagione degli utili del Q3, le borse europee e britanniche mostrano prospettive diverse. Le stime sugli utili in Europa sono state ridimensionate rapidamente, ma si prevede comunque una crescita del 3% su base annua, trainata da materiali, finanziari e utilities. La riduzione delle aspettative potrebbe portare a sorprese positive, mentre l’ottimismo degli investitori sulla crescita globale potrebbe attenuare eventuali delusioni. La performance economica della Cina e i piani di stimolo rimangono cruciali per molti settori europei. Le azioni europee scambiano a un forte sconto rispetto a quelle statunitensi, offrendo potenziali opportunità. Nel Regno Unito, la fiducia è migliorata dopo le elezioni, ma persistono preoccupazioni fiscali in vista del bilancio del 30 ottobre, con timori di aumenti delle tasse. Tuttavia, la situazione macroeconomica britannica mostra segni di miglioramento, con una crescita reale dei salari e potenziali tagli dei tassi all’orizzonte. Secondo Barclays (LON:BARC), le azioni britanniche, in particolare quelle del FTSE 250, rimangono sottovalutate e poco possedute. Inoltre, le basse valutazioni e la sterlina in deprezzamento continuano ad attrarre operazioni di delisting, indicando un potenziale di crescita futura.
I bulls alle stelle
L’ultimo sondaggio di Investor’s Intelligence negli Stati Uniti ha rilevato un aumento degli investitori ottimisti, con i bulls saliti al 57,6% nella settimana conclusa il 15 ottobre, rispetto al 53,2% della settimana precedente. Questo è il livello più alto da fine luglio, quando l’ottimismo si è mantenuto sopra il 60% per sette settimane consecutive, portando il mercato nella zona di alto rischio. Nel frattempo, i bears sono scesi al 22,0%, con lo spread tra bullish e bearish che si è ampliato a +35,6% dal +30,6% della settimana precedente. Rispetto a cinque settimane fa, quando lo spread era a +20,9%, il miglioramento è di circa 15 punti percentuali. Questo si inserisce nel contesto dell’aumento più significativo di ottimismo degli ultimi quattro anni, come emerso nel Global Fund Manager Survey di BofA di ottobre. Il sentiment positivo è sostenuto dalla narrazione di un atterraggio morbido o nullo e dall’aspettativa di un ciclo di allentamento della Fed, favorito dalla disinflazione. Tra gli altri fattori bullish si evidenzia lo smantellamento delle coperture downside post-elezioni, la riapertura delle finestre di buyback aziendali (con Goldman Sachs (NYSE:GS) che stima 6 miliardi di dollari al giorno fino alla fine dell’anno) e una bassa asticella per gli utili del quarto trimestre.
La BCE non rivitalizza il rally. In Europa le Borse hanno chiuso miste mentre Wall Street si è mossa in rialzo, terminando vicino ai livelli massimi, anche se l’indice S&P 500 è rimasto appena al di sotto di un nuovo massimo di tutti i tempi. Oggi la BCE torna a riunirsi per prendere una nuova decisione di politica monetaria. Con l’inflazione in calo e i rischi per la crescita in rialzo sembra tutto apparecchiato per un altro taglio di 25 punti base dei tassi, il terzo dopo gli interventi di giugno e settembre. Le premesse sono positive: nel mese di settembre 2024, l’Istat stima che l’inflazione in Italia registri una diminuzione dello 0,2% su base mensile e una crescita dello 0,7% su base annua dal +1,1% del mese precedente, confermando la stima preliminare. Si tratta del livello più basso registrato da inizio anno. Ma secondo un sondaggio pubblicato dall’Ifo Institute tedesco, in collaborazione con l’Economic Policy Institute svizzero, gli economisti prevedono che i tassi d’inflazione rimarranno sopra il target del 2% della BCE nel medio termine. Per quest’anno, l’inflazione nell’area euro è prevista al 2,6%, mentre in Germania è recentemente scesa all’1,6%, ma si prevede che risalirà al 2,3% nel 2025 e si stabilizzerà al 2,2% nel 2027. Nel Nord Europa, l’inflazione dovrebbe attestarsi al 2,7% nel 2027, mentre nel Sud Europa potrebbe raggiungere il 3,0%. Queste aspettative potrebbero limitare ulteriori tagli dei tassi di interesse da parte della BCE. Dopo l’inflazione inferiore al target registrata a settembre e i dati che mostrano un rallentamento dell’attività, il mercato ha già scontato un taglio dei tassi giovedì. Alcuni economisti sell-side hanno anche ipotizzato un possibile anticipo dei tagli se i rischi di crescita dovessero materializzarsi.
La reporting season? Divergente
Con l’inizio della stagione degli utili del Q3, le borse europee e britanniche mostrano prospettive diverse. Le stime sugli utili in Europa sono state ridimensionate rapidamente, ma si prevede comunque una crescita del 3% su base annua, trainata da materiali, finanziari e utilities. La riduzione delle aspettative potrebbe portare a sorprese positive, mentre l’ottimismo degli investitori sulla crescita globale potrebbe attenuare eventuali delusioni. La performance economica della Cina e i piani di stimolo rimangono cruciali per molti settori europei. Le azioni europee scambiano a un forte sconto rispetto a quelle statunitensi, offrendo potenziali opportunità. Nel Regno Unito, la fiducia è migliorata dopo le elezioni, ma persistono preoccupazioni fiscali in vista del bilancio del 30 ottobre, con timori di aumenti delle tasse. Tuttavia, la situazione macroeconomica britannica mostra segni di miglioramento, con una crescita reale dei salari e potenziali tagli dei tassi all’orizzonte. Secondo Barclays (LON:BARC), le azioni britanniche, in particolare quelle del FTSE 250, rimangono sottovalutate e poco possedute. Inoltre, le basse valutazioni e la sterlina in deprezzamento continuano ad attrarre operazioni di delisting, indicando un potenziale di crescita futura.
I bulls alle stelle
L’ultimo sondaggio di Investor’s Intelligence negli Stati Uniti ha rilevato un aumento degli investitori ottimisti, con i bulls saliti al 57,6% nella settimana conclusa il 15 ottobre, rispetto al 53,2% della settimana precedente. Questo è il livello più alto da fine luglio, quando l’ottimismo si è mantenuto sopra il 60% per sette settimane consecutive, portando il mercato nella zona di alto rischio. Nel frattempo, i bears sono scesi al 22,0%, con lo spread tra bullish e bearish che si è ampliato a +35,6% dal +30,6% della settimana precedente. Rispetto a cinque settimane fa, quando lo spread era a +20,9%, il miglioramento è di circa 15 punti percentuali. Questo si inserisce nel contesto dell’aumento più significativo di ottimismo degli ultimi quattro anni, come emerso nel Global Fund Manager Survey di BofA di ottobre. Il sentiment positivo è sostenuto dalla narrazione di un atterraggio morbido o nullo e dall’aspettativa di un ciclo di allentamento della Fed, favorito dalla disinflazione. Tra gli altri fattori bullish si evidenzia lo smantellamento delle coperture downside post-elezioni, la riapertura delle finestre di buyback aziendali (con Goldman Sachs (NYSE:GS) che stima 6 miliardi di dollari al giorno fino alla fine dell’anno) e una bassa asticella per gli utili del quarto trimestre.