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La BoJ mantiene lo status quo, occhi puntati sull’inflazione in Brasile

Pubblicato 19.11.2014, 12:19
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Market Brief

All’annuncio ufficiale sul rinvio dell’aumento dell’IVA e sullo scioglimento del parlamento, si è aggiunta l’odierna decisione della BoJ di mantenere inalterata la sua politica monetaria; l’obiettivo della crescita monetaria annuale rimane così invariato a 80 mila miliardi di yen. Circolano voci su nuovi stimoli, nel caso in cui la coalizione attualmente al potere venisse confermata alle elezioni anticipate di dicembre. Gli orsi dello JPY sono rientrati in gioco, facendo salire l’USD/JPY a un nuovo massimo pari a 117,42 a Tokyo. Il momentum rialzista si è ripreso. Si osservano offerte a 107,50/108,00, mentre i consistenti ordini d’acquisto legati alle opzioni a 117,00 oggi dovrebbero conferire supporto. L’EUR/JPY ha toccato un nuovo massimo da 6 anni pari a 147,03.

Stanotte la forte domanda di EUR/JPY ha garantito anche le richieste di EUR/USD sopra 1,2500. Al momento la coppia testa la media mobile a 21 giorni (1,2541), le offerte stazionano a 1,2577/78 (massimi 4 e 17 novembre). Si osserva ulteriore resistenza a 1,2721/44 (base giornaliera della nuvola di Ichimoku / 23,6% di Fibonacci sulle vendite da maggio a novembre). L’EUR/GBP liquida le offerte a 0,80+ e si dirige verso la media mobile a 200 giorni (0,80549). Su questi livelli si osserva una forte resistenza, perché la coppia EUR/GBP non viene scambiata sopra la sua media mobile a 200 giorni da più di un anno.

Il dollaro neozelandese (NZD) ha fatto registrare le perdite più consistenti contro l’USD, perché all’ultima asta c’è stata una flessione dei prezzi e dei volumi dei prodotti caseari, l’indice GDT è sceso del 3,1%. Se permanesse la domanda di NZD/JPY, le vendite raggiungerebbero il minimo a quota 0,7800/33 (esercizio delle opzioni / media mobile a 21 giorni).

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Oggi la Bank of England (BoE) e la Fed pubblicheranno i verbali delle loro riunioni. Ieri la coppia GBP/USD non è riuscita a riprendersi sull’onda del miglioramento dell’IPC. Prevediamo una scarsa reazione ai verbali della BoE, perché il rapporto trimestrale sull’inflazione (QIR) della scorsa settimana ha già rivelato a sufficienza la svolta accomodante della BoE. Gli indicatori di trend e momentum suggeriscono l’estensione delle perdite verso 1,55, a proseguimento della base del trend ribassista di ottobre e novembre. L’USD si rafforza diffusamente prima dei verbali della Fed. Dopo i recenti toni da falco, i mercati prevedono una leggera svolta accomodante nelle previsioni della Fed, perché l’attenzione è puntata sui rischi macroeconomici globali. Manteniamo la nostra impostazione rialzista sull’USD perché prima o poi la Fed procederà con la normalizzazione.

L’USD/BRL resiste sopra 1,58 prima dei dati su inflazione e disoccupazione in uscita oggi. Gli operatori prevedono un leggero indebolimento dei prezzi al consumo di novembre. Un rilevamento positivo dovrebbe far ripartire le attese di una BCB falco alla riunione del 3 dicembre, anche se non riuscirebbe a compensare le pressioni politiche sul real. Predominano i rischi al ribasso. L’USD/BRL testa le offerte a 2,60/2,62, sopra questi livelli s’intravedono gli stop. Stando ai mercati dei tassi d’interesse, prima della fine dell’anno la BCB aumenterà il tasso Selic di altri 25 punti base, portandolo all’11,50%. Ieri la volatilità implicita a un mese si è impennata al 17,45%, vediamo spazio per ulteriori volatilità e un ulteriore calo del real brasiliano (BRL).

Gli operatori monitoreranno anche: il numero totale di occupati nel terzo trimestre in Svezia; le partite correnti e la produzione nel settore costruzioni m/m e a/a di settembre nell’Eurozona; il sondaggio Credit Suisse / ZEW sulle attese di novembre in Svizzera; le richieste di mutui MBA aggiornate al 14 novembre, i nuovi cantieri residenziali e i permessi di costruzione m/m di ottobre negli Stati Uniti.

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Ipek Ozkardeskaya, Market Analyst,
Swissquote Europe Ltd

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