Da inizio gennaio il rublo ha iniziato ad apprezzarsi rispetto al dollaro. A quel tempo, un dollaro valeva 82 rubli. Oggi USD/RUB è sceso sotto 65, e il movimento potrebbe proseguire data la salita dei prezzi del petrolio. Le entrate finanziarie dal settore petrolifero in Russia dovrebbero aumentare, anche grazie ad una crescita della domanda, nonostante l'eccesso di offerta ancora permanente.
Il rafforzamento della valuta rappresenta però un problema per le esportazioni, e neutralizza l'effetto positivo dell'aumento dei prezzi del petrolio. Di conseguenza, la Central Bank of Russia avrebbe potuto intervenire tagliando i tassi durante il meeting della scorsa settimana, ma non lo ha fatto. La recente forza del rublo rappresentava una buona opportunità per normalizzare i tassi.
L'inflazione sta scendendo, ormai intorno al 7% annuale, anche se questo rappresenta ancora un livello molto elevato. In un contesto di scarsità di investimenti ad alto rendimento, la Russia è uno di questi. Mantenere un tasso di interesse a due cifre certamente non aiuta. Gli investimenti di lungo termine stanno soffrendo a causa di questo tasso, e i premi richiesti da un investimento devono quindi essere molto elevati.
La nostra view su USD/RUB resta ribassista. L'atteggiamento della Fed evidenzia le difficoltà dell'economia americana. 60 rubli per un dollaro rappresenta il nostro obiettivo a 3 mesi.