In un clima di profonda incertezza economica e politica nella zona euro, la Banca Centrale Europea (BCE) si ritrova a dover affrontare crescenti pressioni per accelerare il suo ciclo di allentamento monetario. Gli analisti di Bloomberg e di Reuters, così come i policymaker della BCE, dipingono un quadro complesso della traiettoria politica della banca tra venti contrari globali e regionali.
Sfide economiche: un panorama dell’eurozona fragile
L’economia della zona euro continua a confrontarsi con sfide sempre più impegnative. L’indice dei direttori acquisti (PMI) di novembre è sceso a 45,2 da 46,0 di ottobre, segnale di un peggioramento della contrazione sia del settore manifatturiero che di quello dei servizi. I dati mettono in luce considerevoli riduzioni dei nuovi ordinativi, della produzione e delle scorte, oltre al calo dell’occupazione più brusco dall’agosto 2020.
Nel frattempo, la fiducia economica globale resta solida, con l’indice PMI mondiale che ha segnalato una crescita a novembre. Fa, però, eccezione l’eurozona, che fatica a mantenere lo slancio.
Con l’aumento del rischio di recessione, gli analisti avvertono che la zona euro potrebbe andare incontro a una contrazione del PIL, ulteriormente aggravata dalla svalutazione dell’euro. La valuta ha perso infatti oltre il 3% contro il dollaro solo a novembre, tra i fondamentali economici deboli, i dazi commerciali statunitensi proposti dal Presidente eletto Donald Trump e l’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina.
Aspettative dei mercati: tagli dei tassi più veloci e più aggressivi?
Gli economisti intervistati da Bloomberg si aspettano tagli dei tassi più marcati del previsto da parte della BCE. Per la riunione del 12 dicembre si prevede una riduzione di un quarto di punto, seguita da interventi simili ad ogni riunione di politica monetaria fino a metà 2025, in modo da portare il tasso di deposito al 2% entro giugno 2025, rispetto all’ipotesi precedente che stimava un anno da ora.
Le valutazioni riviste rispecchiano l’opinione diffusa che la BCE dovrà abbassare i tassi per stimolare crescita e inflazione. La maggior parte degli analisti ora si aspetta che i tassi di prestito raggiungano livelli in grado di incoraggiare attivamente l’attività economica.
In particolare, sebbene la maggior parte degli intervistati preveda tagli da un quarto di punto, aumentano le speculazioni sulla possibilità di una riduzione più aggressiva da mezzo punto nella riunione di dicembre. Tuttavia, questo scenario sembra improbabile, considerato l’approccio solitamente cauto della BCE e l’enfasi posta da funzionari di spicco su un ciclo di allentamento ponderato e basato sui dati.
Per la vasta maggioranza degli economisti sentiti da Reuters, la Banca Centrale Europea (BCE) abbasserà il tasso di deposito di 25 punti base il 12 dicembre. A questo dovrebbero seguire tagli dei tassi per almeno altri 100 punti base nel corso del prossimo anno, mentre la regione fa i conti con il rallentamento economico e i crescenti timori per i potenziali dazi statunitensi.
Le opinioni dei funzionari della BCE: tra cautela e azione
I policymaker della BCE restano divisi sul ritmo e sulla portata dell’allentamento monetario.
Mentre membri del Consiglio direttivo come Olli Rehn sostengono ulteriori tagli dei tassi, citando la crescita fragile e l’inflazione in stabilizzazione vicino all’obiettivo del 2%, altri, come Joachim Nagel, invitano alla prudenza, mettendo in guardia da un eccessivo allentamento.
Rehn ha evidenziato il bisogno di riduzioni dei tassi continuative, affermando che il contesto economico supporta la prosecuzione dell'attuale traiettoria. Ha sottolineato che la politica monetaria resterà accomodante nei prossimi mesi e che il taglio di dicembre non sarà che un passo in un ciclo di allentamento più ampio.
Il lettone Martins Kazaks fa eco all’opinione di Rehn, puntando sull’importanza di un approccio basato sui dati. Ha rimarcato che la BCE resta pronta ad agire con decisione se dovessero verificarsi dei rischi ribassisti, facendo in modo che l’eurozona eviti “equilibri negativi” in cui la stagnazione diventi radicata.
Il tedesco Nagel, invece, ha espresso apprensione circa un eccessivo allentamento, avvertendo che un intervento troppo aggressivo potrebbe avere conseguenze indesiderate, soprattutto considerato il contesto geopolitico imprevedibile. “Dobbiamo abbassare i costi di prestito per stimolare la crescita, ma dobbiamo anche assicurarci di non spingerci troppo oltre, destabilizzando le condizioni finanziarie”, ha dichiarato Nagel.
I rischi geopolitici aumentano la complessità
Oltre ai dati economici, il trambusto geopolitico complica ulteriormente il processo decisionale della BCE. L’instabilità politica in Germania e in Francia, l’escalation dei conflitti in Ucraina e in Medio Oriente e i dazi commerciali proposti da Donald Trump creano un contesto difficile per la politica monetaria.
Gli analisti seguono questi fattori da vicino, per capire se spingeranno la BCE a modificare i suoi piani per il lungo termine, soprattutto se si dovesse arrivare a una guerra commerciale tra Stati Uniti ed Europa.
Per il momento, la BCE sembra concentrata più sulla questione della fragilità economica della regione che sul reagire agli shock esterni. Tuttavia, con l’evolversi della situazione, i policymaker potrebbero essere obbligati a rivedere le loro strategie per tenere conto degli sviluppi geopolitici.
Guardando al futuro: un allentamento graduale in un clima di incertezza?
Le pressioni economiche interne ed esterne che gravano sulla zona euro suggeriscono un prolungamento del ciclo di allentamento da parte della BCE. Un taglio dei tassi da un quarto di punto a dicembre è praticamente certo, con ulteriori riduzioni probabili nelle riunioni successive nel corso del 2025. Abbassando gradualmente i tassi, la BCE punta a raggiungere un equilibrio tra il supportare la crescita e il mantenere la stabilità finanziaria.
La diversità di vedute all’interno del Consiglio direttivo evidenzia le complessità dell’attuale panorama economico. Mentre alcuni policymaker chiedono un’azione rapida per incoraggiare la crescita, altri preferiscono un approccio più prudente, e sottolineano l’importanza di adattarsi ai nuovi dati e ai rischi emergenti.
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