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La domanda petrolifera spinge su i prezzi, ma le trattative USA-Iran rallentano

Pubblicato 10.06.2021, 12:26
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
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La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata il 10 giugno 2021

La domanda più alta e l’inizio della stagione di guida estiva negli Stati Uniti stanno giocando un ruolo importante nel far salire i prezzi del greggio. Il WTI ha superato i 70 dollari al barile ieri, mentre il Brent è arrivato a 72 dollari al barile.

WTI Weekly Chart

Grafico settimanale greggio WTI

Un altro fattore che sta contribuendo all’aumento dei prezzi è il greggio iraniano, o meglio, la sua continua mancanza dal mercato.

Quando il Presidente Joseph Biden ha assunto l’incarico, le aspettative erano che il suo governo si sarebbe dato da fare per un rapido rientro nell’accordo JCPOA sul nucleare e per la fine delle sanzioni statunitensi che impediscono alla maggior parte dei paesi di comprare greggio iraniano. Siamo ormai quasi a metà 2021 e i negoziati tra Stati Uniti ed Iran procedono a rilento, senza una chiara fine in vista.

Dunque, i trader hanno bisogno di risposte a queste importanti domande:

  1. Quando si concluderanno le trattative sul nucleare tra USA ed Iran?
  2. Le sanzioni saranno annullate? Se sì, quando?
  3. Chi potrebbe comprare il greggio iraniano?
  4. Quanto greggio potrebbe produrre ed esportare l’Iran?
  5. Che impatto avranno le imminenti elezioni presidenziali iraniane sulla politica petrolifera della repubblica?

La situazione delle esportazioni e delle scorte petrolifere iraniane

La mancanza di passi in avanti nei negoziati JCPOA tra USA ed Iran sta causando dei problemi logistici all’industria petrolifera iraniana. L’Iran aveva aumentato la quantità del greggio esportato clandestinamente. Secondo TankerTrackers.com, l’Iran ha esportato 1,63 milioni di barili al giorno nel marzo 2021, 600.000 barili al giorno in più rispetto a soli cinque mesi prima.

Una volta iniziati i negoziati con gli Stati Uniti, l’Iran ha cominciato a ridurre le esportazioni, molto probabilmente perché sperava di poter portare quel greggio sul mercato legalmente. L’Iran si aspettava che le trattative si sarebbero concluse a maggio. E dunque ha esportato solo 900.000 barili al giorno a maggio.

Ma non è stato raggiunto alcun accordo e ora l’Iran si ritrova con troppo greggio e condensati nelle scorte e non sa dove mandarlo.

Secondo TankerTrackers.com, l’Iran al momento sta conservando più greggio onshore e sta persino tagliando la produzione dei giacimenti offshore. Inoltre, quasi l’intera flotta delle petroliere della National Iranian Tanker Company (NITC) attualmente conserva 70 milioni di barili di gas condensato vicino al porto di Asaluyeh. Normalmente, queste petroliere trasporterebbero il greggio in Cina.

Con le trattative che si trascinano, la domanda che si pone l’Iran è se dovrebbe esportare o no più greggio di nascosto in cambio di meno denaro. Oppure potrebbe cercare di trovare più navi e continuare ad aumentare le sue scorte galleggianti. Un trend in salita delle esportazioni petrolifere dall’Iran a giugno potrebbe segnalare ai trader che il paese non è ottimista circa una risoluzione dei problemi con gli Stati Uniti nell’immediato futuro.

Importanza della tempistica

In base ad una dichiarazione di Farokh Alikhani, delegato alla produzione della National Iranian Oil Company, l’Iran potrebbe portare la sua produzione petrolifera a 3,3 milioni di barili al giorno in un mese e poi a 4 milioni entro i due mesi successivi. Alcuni analisti dubitano che il paese possa riuscire a realizzare questo piano tanto ambizioso. I potenziali acquirenti non progettano acquisti immediati. Altri analisti credono che l’Iran possa tornare rapidamente sul mercato, portando la produzione al suo livello obiettivo entro 1-2 mesi.

Chi sono i potenziali clienti dell’Iran?

Il principale cliente del greggio iraniano sanzionato è la Cina. Se l’Iran dovesse esportare più greggio ora a prezzi inferiori al mercato, la Cina probabilmente lo comprerebbe. Il Giappone ha reso noto che non potrebbe riprendere gli acquisti di greggio iraniano prima di tre mesi dopo la cancellazione ufficiale delle sanzioni, sempre che vengano cancellate.

A maggio, due raffinerie indiane hanno confermato che stanno valutando come poter reintrodurre il greggio iraniano nei loro acquisti. Entrambi sono inclini ad acquistare greggio iraniano nelle giuste circostante, ma non hanno indicato la tempistica prevista, limitandosi a dire che sarebbe possibile in questo anno fiscale. L’India era un importante acquirente di greggio iraniano prima delle sanzioni e ci sono state tensioni con alcuni suoi recenti fornitori, in particolare l’Arabia Saudita.

Anche la Corea del Sud era un importante compratore di gas condensato iraniano prima delle sanzioni. Sarà una priorità per l’Iran scaricare le sue scorte in eccesso di condensati (dai magazzini) a clienti come la Corea del Sud il prima possibile.

Elezioni imminenti ed implicazioni

Le imminenti elezioni presidenziali iraniane probabilmente non cambieranno il corso dei negoziati con gli Stati Uniti, perché quella politica è decisa dalla Guida Suprema e probabilmente resterà coerente. La Guida Suprema non è eleggibile.

Investimenti a lungo termine

Il Ministro del petrolio iraniano Bijan Zangeneh ha dichiarato che intende ritirarsi dopo le elezioni presidenziali. Dopo la firma del patto JCPOA e la fine delle sanzioni internazionali sul greggio nel 2015, Zangeneh aveva supportato a gran voce l’apertura degli asset petroliferi iraniani alle compagnie estere con un nuovo tipo di contratto pensato per offrire alle società straniere maggiori ricavi dai loro investimenti su un periodo di tempo più lungo.

Si è scontrato col governo, promuovendo accordi che avrebbero attirato compagnie estere ad entrare nel paese fornendo all’industria petrolifera iraniana gli investimenti e la conoscenza necessari, ma senza alcun risultato.

A prescindere da come andranno le elezioni, è difficile che il suo sostituto sarà intenzionato a mettersi contro le attitudini protezioniste del governo. Ciò significa che poche società saranno intenzionate ad effettuare grossi investimenti sugli asset di greggio e gas iraniani. Forse solo le compagnie statali cinesi e russe potrebbero essere interessate a correre questo rischio.

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