Si trasforma la Fiat e diventa FCA ( Fiat Chrysler Automobiles), la nuova società che è il settimo player mondiale di settore, avrà sede legale in Olanda e sede fiscale in Gran Bretagna, cercando in tal modo di godere al massimo dei benefici legislativi e fiscali che una scelta di questo tipo può consentire ad un grande gruppo internazionale.
La nascita della nuova società viene unanimemente salutata con favore ed apprezzamento; sia il governo italiano che la Cisl applaudono all’iniziativa dalla quale si aspettano un mantenimento degli investimenti e dei livelli occupazionali italiani; critiche giungono invece dalla CGIL con la Camusso che attacca le scelta della Fiat la quale dopo aver tanto ricevuto dal Paese, ora gli sottrae gettito fiscale.
Letta durante un suo intervento ha affermato che l’importante non è dove sia la sede della società ma la possibilità che l’impresa ha di rimanere competitiva e di vendere bene e con profitto i suoi prodotti sui mercati mondiali, una ovvietà.
Tutto bene … non si comprende però cosa ci sia da festeggiare per il nostro Paese che, in caso di necessità, essendo qui le fabbriche, sarà chiamato a pagare la cassa integrazione, senza però poter godere degli introiti fiscal, quelli veri, che saranno invece incassati dalla Gran Bretagna, dove si trova la sede fiscale della FCA.
Perché, viene da chiedersi, il nostro Paese non garantisce la stessa imposizione fiscale che concede la Gran Bretagna, che non è certo un Paese in via di sviluppo? Perché in Italia non si possono concedere gli stessi vantaggi che offre l’Olanda?, si tratta di due civilissimi Paesi europei, non certo di paradisi fiscali.
No, in Italia non si può, è molto meglio vedere le aziende andarsene e lasciare senza lavoro migliaia di persone, o pagare all’estero le proprie tasse, dove sono assai più ragionevoli.
Non si comprende neppure il motivo che spinge Letta ad applaudire ipocritamente per una fuga di questo calibro, anziché ammettere una cosa che è sotto gli occhi di tutti gli osservatori e cioè che si tratta di una grande, immensa, sconfitta per la fallimentare politica fiscale e legislativa italiana.
Non è sufficientemente evidente che, anziché applaudire a denti stretti, si dovrebbe tentare di porre un rimedio all’insostenibile stato delle cose?
Ora che le imprese fanno a gara per fuggire, - vedi anche caso Electrolux- il premier dichiara compunto che l’importante è essere competitivi … prima forse non si era a conoscenza di una così semplice ed evidente realtà? E se lo si era , allora perché non è stato fatto ( e si continua a non fare ) proprio nulla?
Dal nostro governo e dai suoi ministri giungono in continuazione solo inutili proclami del tipo “l’Italia ce la può fare ..., l’Italia ce la farà a ... ”, ai quali non seguono mai fatti concreti o iniziative rivolte a permettere che i proclami si traducano in decisioni e atti concreti, che cambino la situazione.
Purtroppo, con questo tipo di classe politica, inetta ed inefficiente, non si andrà proprio da nessuna parte; si continuerà probabilmente a vedere andarsene imprese e perdere preziosi posti di lavoro, un immobilismo che guarda accadere lo sfacelo senza intervenire.
Le parole ed i comportamenti tenuti dal governo in questa vicenda lasciano piuttosto perplessi; applaudire alla fuga dal nostro Paese di un’azienda come la Fiat, suona come una evidente ammissione dell'incapacità a svolgere adeguatamente il proprio ruolo, che dovrebbe essere quello di richiamare aziende ad investire sul nostro territorio, piuttosto che farle fuggire a gambe levate.
Degna ciliegina finale sulla torta di simile disfatta appaiono le tronfie dichiarazioni di Befera che ha affermato che il fisco italiano vigilerà attentamente sul puntuale pagamento di tutte le imposte dovute dall’impresa … peccato però che la holding di gruppo (FCA) abbia la sua sede fiscale in Gran Bretagna … cioè in un Paese diverso dall’Italia … a noi rimarranno, ovviamente, solo le briciole.