Sui mercati scema la propensione al rischio, perché crescono le aspettative di un rialzo del tasso negli USA. I mercati mostrano il classico comportamento da “taper tantrum”. L’indice DXY si è impennato da 94,68 a 95,28 punti sulla scia dei verbali del FOMC meno accomodanti. È aumentata la copertura di scoperti in USD perché il mercato è dalla parte sbagliata sul tema del restringimento anticipato. L’USD si è rafforzato contro le valute G10 e dei mercati emergenti, le vendite più pesanti hanno interessato le divise legate alle materie prime. Si sono intensificate le vendite sull’AUD/USD, con la coppia crollata bruscamente da 0,7296 (dopo non essere riuscita a violare la resistenza psicologica a 0,7300) a 0,7191. Se crescessero le attese di un rialzo del tasso, l’AUD e l’ASX sarebbero i più esposti nel comparto G10, perché i rendimenti più elevati innescheranno anche vendite sulle materie prime. Tutta la curva dei rendimenti USA è salita, i rendimenti dei decennali USA hanno guadagnato 5 punti base portandosi all’1,86%, massimo di maggio, perché si fanno più concrete le previsioni di un rialzo del tasso a giugno. La PBoC ha fissato la quotazione media dello yuan a 6,5531, minimo da tre mesi contro l’USD. I metalli preziosi sono stati oggetto di discrete pressioni a vendere. L’oro ha ceduto il 2%, scendendo a 1.254,97 USD, preparandosi a sfidare il supporto costituito dalla media mobile a 50 giorni. Gli indici azionari asiatici si sono mossi in territorio negativo, imitando l’andamento dell’S&P 500, solo l’indice composito di Shanghai ha fatto registrare un rialzo. Probabilmente l’unica cosa che trattiene il mercato da una disfatta vera e propria è la notizia che nel Regno Unito i sondaggi indicano che i voti per restare nell’UE sono in solido vantaggio. La GBP ha mantenuto il suo tono rialzista, la coppia GBP/USD ha recuperato fino a 1,4590, dopo un calo marginale da quota 1,4606.
A marzo, in Giappone gli ordini di macchinari sono aumentati del 5,5% m/m e del 3,2% a/a rispetto allo 0,5% e allo 0,8% previsti, fornendo un’altra conferma che i dati economici non sono così disperati come inizialmente previsto. L’aumento dei rendimenti negli USA ha aiutato l’USD/JPY a compiere un rally fino a 110,26 da 108,72. Si è ristabilita la correlazione fra lo spread fra i tassi d’interesse negli USA e in Giappone e la valuta, perché gli investitori giapponesi tornano a cercare rischio e rendimenti. La coppia GBP/JPY ha consolidato i recenti guadagni intorno a 160,87. Nel breve termine, giocheremmo i temi della risalita del tasso d’interesse della Fed e il calo dei timori per la Brexit attraverso operazioni lunghe in GBP/JPY. Nonostante il calo dello yen e l’ottimismo degli investitori giapponesi, il Nikkei non è riuscito a compiere un rally. Altrove, in Nuova Zelanda gli annunci di lavoro di aprile sono aumentati dell’1,7% m/m, o del 4,6% a/a; il mercato del lavoro è robusto, invece l’indice sulla fiducia dei consumatori è sceso da 120,0 a 116,2 punti. In Australia, l’occupazione totale è cresciuta di 10.800 unità, il tasso di disoccupazione si attesta così al 5,7%, ma il dato solido non è riuscito a far migliorare l’AUD alla luce degli elevati rischi macro.
I verbali meno accomodanti della riunione del FOMC del 26-27 aprile hanno indotto i mercati a ricalcolare la possibilità di un rialzo del tasso alla riunione della Fed del 6 giugno. I future sui fondi federali scontano una probabilità del 35% di un rialzo di 25 punti base a giugno (in rialzo del 5% negli ultimi giorni). Il linguaggio utilizzato nei verbali del FOMC suggerisce che una ripresa costante nella crescita, mercati occupazionali in salute e un recupero dell’inflazione (soprattutto alla luce dei recenti dati sulle retribuzioni) innescheranno un restringimento. Nei verbali, però, si legge che la decisione dipenderà dai dati e che il contesto di rischio rimane fragile. Continuiamo a credere che i dati contrastati e la debolezza delle condizioni esterne faranno rimanere Yellen defilata a giugno.
Durante la seduta europea, saranno pubblicati i verbali della riunione della BCE e le vendite al dettaglio nel Regno Unito. Negli USA saranno diffusi i dati sulle prospettive delle aziende di Chicago, l’indice della Fed di Philadelphia e l’indice predittivo. Le banche centrali del Sudafrica e del Messico renderanno note le loro decisioni in materia di politica monetaria.