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Le obbligazioni convertibili e la gestione attiva

Pubblicato 11.08.2020, 15:53


Pubblico uno studio che abbiamo redatto presso le Università Ute ed istituti ad indirizzo finanziario, riguardanti le obbligazioni convertibili all’interno delle gestioni attive e passive in ottica di diversificazione dell’asset allocation.
Stimolati da due convegni studio di Franklyn Templeton (Usa) e J.P.Morgan (Usa) ormai tre anni orsono, abbiamo monitorato il comparto che si è mostrato performante.

Indubbiamente questa  tipologia di obbligazioni è di complessa comprensione e quindi scarsamente utilizzata da investitori retail e professionisti anche per la sua elevata volatilità rispetto al classico comparto obbligazionario.
I tassi molto compressi  spingono  gli investitori verso il risk on, le convertibili consentono una sorta di protezione dell’esposizione.

Come ci suggerisce la parola, l’obbligazione convertibile consente (ma non obbliga), nei periodi prestabiliti, la conversione in azioni (l’emittente può provvedere ad un aumento di capitale in caso di conversione).

Quindi l’andamento dell’obbligazione convertibile dipende anche dall’affidabilità e dalla performance azionaria dell’emittente che ne determina la variazione del valore nominale nel tempo.

Le obbligazioni convertibili offrono cedole mediamente inferiori al mercato e ciò potrebbero aumentarne la volatilità nel tempo ma proteggono dall’eventuale drawdown dell’azione oggetto di conversione.
 
Da qui l’estrema difficoltà, per gli investitori retail (sicuramente più propensi verso obbligazioni plain vanilla) , nella selezione di esse: ciò consiglia l’investimento attraverso i fondi d’investimento con gestione attiva anche attraverso pac.
 
Analizzando il grafico possiamo affermare che Eric Webster non ha rivali e si dimostra ottimo gestore attivo (ad oggi); con indicatori alfa e beta elevati oltre ad un tracking error  ottimo. Il fondo passivo (SPDR) ci indica che il comparto si sta dimostrando comunque fruttuoso nel tempo anche se la struttura del  Benchmark non è efficiente. Il mercato americano offre le maggiori opportunità per la capillare diffusione dello strumento in oggetto e  la loro conseguente liquidabilità, requisito fondamentale per qualsiasi money manager. L’esposizione verso gli Usa ed il dollaro, a seguito dell’alto deficit federale e ribasso dei tassi  con conseguente fuga dai threasury  autorizza l’utilizzo di strumenti hedgiati.

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