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L’IA può compensare un premio di rischio azionario che si prevede basso?

Pubblicato 26.02.2024, 15:21
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L’impennata della domanda per i chip di Nvidia (NASDAQ:NVDA) per le applicazioni di intelligenza artificiale (IA) spinge alcuni osservatori ad affermare che stia arrivando una nuova era per l’economia.

L’IA, secondo quanto ritengono i più ottimisti del settore, riordinerà e risolverà i problemi sul fronte macro.

L’inflazione e la crescita sono tra i principali ostacoli che potrebbero svanire con l’arrivo di un mondo guidato dall’IA, afferma l’esperto di intelligenza artificiale Patrick Fan, professore di analisi aziendale presso il Tippie College of Business dell’Università dell’Iowa.

“L’idea di un circolo virtuoso, in cui i miglioramenti in un dominio accelerano i miglioramenti in altri, è particolarmente saliente”, spiega.

“Nel nesso IA-economia, una crescita elevata potrebbe generare livelli di occupazione e di reddito più elevati, stimolando l’aumento della spesa dei consumatori e degli investimenti e alimentando un’ulteriore espansione economica.

Questo ciclo ha il potenziale per sostenere una crescita economica sostenuta e un diffuso benessere sociale”.

Il mercato azionario sembra essere convinto di questa idea. Spinto dall’entusiasmo per i risultati eclatanti di Nvidia e dalle implicazioni per la crescita di un’economia guidata dall’intelligenza artificiale, l’indice S&P 500 è rimbalzato a un nuovo massimo storico.

“Si sta formando tutta una nuova industria e sta trainando la nostra crescita”, afferma Jensen Huang, amministratore delegato e co-fondatore di Nvidia.

La domanda è se l’ascesa dell’IA, e i potenziali sviluppi correlati nell’economia in generale, renda o meno insignificanti le stime tradizionali del premio per il rischio azionario.

The Capital Spectator non ha una risposta, ma la domanda è prioritaria mentre alcuni indicatori tradizionali del premio di rischio azionario continuano a venire meno.

Ad esempio, un paio di modelli di riferimento suggeriscono che l’eccesso di rendimento del mercato rispetto al “tasso privo di rischio” è crollato bruscamente negli ultimi anni (per maggiori dettagli su questi modelli, si veda questo articolo).

Poche settimane fa, Matt Smith, direttore degli investimenti di Ruffer, un’agenzia di servizi per la gestione degli investimenti con sede a Londra, ha fatto notare che:

“A questo punto il mercato non ha più paura” e che “dal punto di vista del rapporto rischio/rendimento, le azioni statunitensi in particolare sono piuttosto poco attraenti. Hanno molto slancio, ma sono costose”.

La storia suggerisce che “costoso” si traduce in rendimenti attesi relativamente bassi o anche negativi.

La domanda che ci poniamo è se la storia sia valida anche per un mondo guidato dall’IA. Il Mercato probabilmente conosce la risposta ma, come sempre, non parla, o almeno non in tempo reale.

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