Lo scorso 2 settembre il Nasdaq 100 aggiornava l’ennesimo massimo storico, con chiusura record a 12.420 punti.
Sappiamo che buona parte di tale rendimento è dovuto soprattutto al contributo dei famosi titoli FAANG, ovvero Facebook (NASDAQ:FB), Apple (NASDAQ:AAPL), Amazon (NASDAQ:AMZN), Netflix (NASDAQ:NFLX) e Google (NASDAQ:GOOGL), a cui bisogna aggiungere anche Microsoft (NASDAQ:MSFT).
Ma da giovedì è emersa una storia molto interessante dal Financial Times.
La mattina del 3 settembre, nel mio diario di trading presente all’interno della Trading Zone, facevo notare un articolo dal titolo: “Speculation in tech derivatives points to wild swings”, tradotto in italiano: “La speculazione sui derivati tech punta a violente oscillazioni”.
Questo perché le quotazioni della volatilità dell’indice tecnologico erano 10 punti sopra il rispettivo dell’S&P 500.
Una differenza che non si vedeva dal maggio del 2004!
Gli esperti del settore interpellati dal FT notavano che tale spread non aveva molto senso, c’era qualcosa oltre i fondamentali dietro a tale movimento, tra le altre cose accompagnato da alti volumi.
Considerato come funziona il mercato delle opzioni, dove dietro a chi le compra c’è qualcuno che le vende e ne acquista anche una parte per proteggersi dal rischio di una esposizione troppo elevata, qualcosa stava per succedere.
E proprio quel 3 settembre il Nasdaq 100 è crollato del 5%!
Il giorno dopo, durante il meeting privato pomeridiano riservato agli iscritti della Trading Zone, arriva una notizia in esclusiva sempre del Financial Times: “Softbank è la balena del Nasdaq dietro al rally dell’indice tech”.
La banca giapponese ha comprato negli ultimi mesi miliardi di dollari di call options legati soprattutto a Apple e Tesla (NASDAQ:TSLA).
Una strategia molto rischiosa le cui conseguenze per i mercati sono descritte nel video in basso.