La sterlina britannica è scesa sotto la soglia a 1,28 sull’onda delle rinnovate preoccupazioni per l’impatto sulla crescita globale della decisione della Gran Bretagna di lasciare l’Unione Europea. La coppia GBP/USD ha toccato quota 1,2798, livello minimo dal giugno del 1985, prima di stabilizzarsi intorno a 1,29. È difficile prevedere quanto ancora potrà scendere la sterlina tuttavia, vista l’unicità dell’evento e, soprattutto, il fatto che non ci sono precedenti per valutarne gli effetti, sospettiamo che la sterlina possa scendere ancora, il prossimo supporto sarebbe il livello a 1,25.
Lo Yen giapponese si è apprezzato notevolmente, toccando quota 100,58 contro l’USD, perché gli investitori si sono buttati sui rifugi sicuri.
Analogamente, ma in misura minore, il franco svizzero è salito leggermente contro la moneta unica, l’EUR/CHF è scivolato fino a 1,0794 prima di rimbalzare a 1,08. Ancor più interessante è il calo del CHF contro l’USD (-0,15%), mentre lo yen saliva dello 0,75% contro il biglietto verde: sembra che la BNS abbia convinto i mercati della sua determinazione a impedire un ulteriore apprezzamento della divisa svizzera.
Anche le valute legate alle materie prime hanno vissuto una nottata difficile, l’AUD ha ceduto lo 0,50% contro il biglietto verde, il kiwi lo 0,90% e la NOK lo 0,35%.
Le divise legate alle materie prime si sono trovate in mezzo a un fuoco incrociato, perché i prezzi del greggio sono scesi ulteriormente, colpendo i rendimenti dei titoli di Stato. Il greggio West Texas Intermediate è sceso fino a 46,15 USD al barile in Asia; il riferimento internazionale, il greggio Brent, è scivolato fino a 47,53 USD al barile.
I rendimenti dei titoli di Stato australiani a 10 anni hanno segnato un nuovo minimo storico, pari all’1,84%. Analogamente, i rendimenti dei decennali neozelandesi sono scesi al 2,22%, un nuovo minimo storico.
Anche la moneta unica ha subito pressioni a vendere, soprattutto contro lo JPY e l’USD, perché è peggiorata la propensione al rischio. La coppia EUR/JPY è scivolata a 111,04, l’EUR/USD ha toccato quota 1,1036, mentre i rendimenti dei titoli di Stato tedeschi segnavano un nuovo record, quelli dei titoli decennali si sono attestati al -0,1904%.
L’Oro ha continuato a rafforzarsi, spinto dalla domanda di beni rifugio. Il metallo giallo ha testato il livello a 1.371,39 all’oncia, per poi stabilizzarsi intorno a 1.366 USD, in rialzo dello 0,72%. La resistenza più vicina si trova a 1.392,33 USD (massimo marzo 2014). L’Argento ha compiuto un rally dell’1,41%, salendo a 20,51 USD, e presto testerà di nuovo il livello di resistenza a 21 USD.
Oggi gli operatori si concentreranno probabilmente sulle vendite diffuse piuttosto che sul calendario economico. Tuttavia, oggi saranno pubblicati alcuni indicatori economici chiave: la produzione industriale in Spagna; la decisione della Riksbank sul tasso d’interesse in Svezia; i PMI sulla distribuzione al dettaglio di Markit in Francia e Germania; le domande di mutui MBA, la bilancia commerciale, i PMI servizi e compositi di Markit e l’ISM non-manifatturiero negli USA.