È passata una settimana da quando la Federal Reserve ha deciso di mantenere invariati i tassi d’interesse.
Da allora, l’USD non è riuscito a capovolgere il momentum negativo, perché i partecipanti al mercato continuano a rivedere al ribasso le loro aspettative sui tassi.
Le probabilità – ricavate dai future sui fondi federali – di un rialzo del tasso a dicembre sono scese sotto il 50%, mentre il mercato ha escluso del tutto un rialzo a novembre.
Oltre alle stime preliminari sui PMI servizi e compositi, che sono aumentati lievemente rispetto al mese precedente, il mercato ha avuto pochissimi dati economici su cui lavorare.
Gli ordinativi di beni durevoli apriranno, però, le danze, giovedì saranno diffusi il PIL e i consumi personali, e venerdì sarà la volta, finalmente, di redditi e spese personali, deflatore PCE e indice del Michigan.
Gli ordinativi di beni durevoli dovrebbero rispecchiare le deboli prospettive per il settore manifatturiero. L’indice principale dovrebbe contrarsi all’1,5% m/m ad agosto, dopo essere salito del 4,4% nel mese precedente. Analogamente, al netto dei trasporti, l’indice dovrebbe scendere allo 0,5% m/m dopo il +1,3% registrato a luglio. Nel complesso, i dati USA dovrebbero continuare a indicare un rallentamento dell’attività economica nel terzo trimestre, che potrebbe mettere a repentaglio un rialzo a dicembre. Ciò nonostante, non ci sorprenderebbe se la Fed spingesse il bottone a dicembre, anche se i dati non fossero del tutto positivi. Proprio come l’anno scorso, un lieve aumento del tasso d’interesse non sarebbe così dannoso e invierebbe un forte segnale di fiducia.