Stanotte le valute del G10 si sono mosse all’interno di fasce, non ci sono state novità importanti. Negli Stati Uniti, però, il calo inaspettato dell’indice manifatturiero della Fed di Richmond di febbraio, sceso da 12 a -6 punti (rispetto ai 5 previsti) ha confermato l’attuale debolezza della ripresa. A febbraio è diminuita anche la fiducia dei consumatori. L’S&P 500 è sceso dello 0,14%, il Dow Jones e il Nasdaq Composite hanno ceduto rispettivamente lo 0,17% e lo 0,13% a New York. I rendimenti dei decennali USA sono scesi sotto il 2,70%, mentre l’indice DXY è rimbalzato da 80,016.
La debolezza dei dati USA ha innescato una corsa passeggera, ma consistente, verso l’USD. L’EUR/USD è sceso brevemente sotto 1,3716, ma poi si è ripreso rapidamente. Gli indicatori di trend e momentum rimangono positivi, ma l’entusiasmo che spingerebbe a tentativi al rialzo viene frenato dalle prospettive di una BCE accomodante in vista della riunione di politica monetaria del 6 marzo. Ci sono ancora offerte a 1,3773, sopra questo livello si susseguono gli stop. Gli operatori dovrebbero fare attenzione al potenziale rischio al ribasso legato a possibili commenti su tassi negativi o accenni a una politica più espansiva da parte dei funzionari della BCE. La coppia EUR/GBP è scesa sotto la media mobile a 21 giorni (al momento a 0,82515). Il sentiment è contrastato in vista dei dati sul PIL britannico attesi in mattinata. Il sentiment è inclinato leggermente al rialzo, sopra 0,82000, le scommesse per le opzioni diventano negative sotto l’area 0,82000/0,81900.
L’evento chiave di oggi nel Regno Unito è la pubblicazione dei dati preliminari sul PIL del quarto trimestre. In media, il mercato prevede una crescita stabile pari allo 0,7% t/t e al 2,8% a/a. Le offerte sopra 1,6700 continuano a pesare sul Cable. Un’eventuale sorpresa positiva dovrebbe ridare vigore ai tori della coppia GBP/USD verso il massimo dell’anno a 1,6823. Tuttavia, gli operatori dovrebbero essere consapevoli di un possibile consolidamento del trend della crescita, che potrebbe colpire la propensione per una sterlina più forte.
In Australia, l’AUD/USD è crollato a 0,8969 dopo che i prezzi del minerale di ferro hanno toccato il minimo da 7 mesi e lo yuan è rimasto, per il secondo giorno consecutivo, sotto la quotazione ufficiale. La coppia poi ha pareggiato le perdite a Sidney, ma il momentum tendenziale si è indebolito ulteriormente. La zona di resistenza chiave rimane a 0,9080 / 0,9100 (38,2% di Fibonacci sul calo in atto da ottobre 2013 a gennaio 2014 / esercizio delle opzioni). La prima serie di ordini d’acquisto si trova sopra la media mobile a 21 giorni (a 0,8950). L’AUD/NZD ha infranto al ribasso la media mobile a 21 giorni (1,0819) e trova supporto alla media mobile a 50 giorni (1,0783). Il MACD entrerà in zona negativa in caso di chiusura giornaliera inferiore a 1,0795. La resistenza chiave rimane a 1,1000/12 (massimo del canale discendente da marzo 2013 a oggi / media mobile a 100 giorni).
Oggi gli operatori si concentreranno su: indicatore consumi UBS di gennaio in Svizzera; indice GfK sulla fiducia dei consumatori di marzo in Germania; prestiti totali per mutui e approvazioni mutui per la casa a/a di dicembre in Spagna; vendite al dettaglio m/m e a/a di gennaio in Svezia; tasso di disoccupazione di dicembre in Norvegia; salari orari m/m e a/a di gennaio in Italia; PIL (preliminare) t/t e a/a riferito al quarto trimestre, consumi privati t/t, spesa pubblica t/t, formazione lorda di capitale fisso t/t, esportazioni e importazioni t/t, investimenti totali delle imprese t/t e a/a nel Regno Unito; richieste di mutui MBA al 21 febbraio e vendite di nuove abitazioni m/m di gennaio negli Stati Uniti; numero totale di persone in cerca di occupazione e variazione netta nel numero di persone in cerca di occupazione di gennaio in Francia
