Dopo settimane di costanti ipotesi di accordi commerciale tra Cina e USA, improvvisamente si torna nell’incertezza. Non ci si dovrebbe stupire più di tanto, d’altronde sappiamo che da quando Trump è il Presidente degli USA nulla si può dare per scontato. Quando tutto sembra andare per il verso giusto ecco che qualcosa cambia.
C’è chi sostiene che in ogni trattativa degna di tal nome c’è sempre una parte preponderante (forse sarebbe meglio dire prepotente) e secondo alcuni strateghi il fine giustifica i mezzi. Bene, vedremo se anche stavolta sarà così. Il trascinarsi per le lunghe dei colloqui commerciali ha indotto Trump a rompere gli indugi a forzare la mano nel tentative evidentemente di portare acqua al suo mulino. Una sorta di all in che vedrebbe un aumento delle tariffe su 200 miliardi di dollari di prodotti cinesi dal 10% al 25% (e dovrebbe procedere allo stesso modo su altri $325 miliardi di importazioni) a partire da venerdì.
Da quel momento in poi gli asset rifugio hanno iniziato a guadagnare terreno (yen su, rendimenti obbligazionari giù), mentre il dollaro è sotto pressione. Nonostante la tattica i colloqui continueranno durante i prossimi giorni e si cercherà di scongiurare una nuova escalation della guerra commerciale. Finora i mercati avevano prezzato un esito positive, scomettendo sull’accordo e gli operatori sono ancora orientate nel credere che il negoziatore americano Robert Lighthizer sia l'unico a condizionare realmente l’esito delle trattative. Se le probabilità di un accordo crollassero ci potrebbe essere una fortissima correzione dei mercati.
Andando al forex la Reserve Bank of Australia ha tenuto i tassi a +1,50% e anche se recentemente c’è stato un aumento delle richieste di un taglio dei tassi in seguito dall'indebolimento dei dati sull'inflazione, la RBA ha tenuto duro. Ciò ha indotto gli operatori ad acquistare la valuta di riferimento.
Wall Street, dopo la correzione iniziale di ieri, ha messo a segno un rimbalzo incredibile. L'indice S&P 500 alla fine perdeva appena -0,4% a 2932 punti, ma i futures continuano a perdere terreno. I mercati asiatici hanno chiuso decisamente appesantiti con il Nikkei -1,6% e Shanghai Composite -0,2%. Nelle materie prime un temporaneo indebolimento del dollaro ha aiutato a sostenere l'oro e l'argento, sebbene manchi un chiaro slancio positivo. L’olio è ugualmente in fase di consolidamento.
Oggi è un giorno abbastanza tranquillo sul calendario economico. Tra i dati degli Stati Uniti ricordiamo gli US JOLTS delle ore 16 per i quali si prevede un aumento di 7,23 milioni a marzo (da 7,09 milioni a febbraio).