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Morning adviser, ancora nuovi massimi per le Borse

Pubblicato 19.11.2013, 09:05
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Davide Marone, 19 novembre 2013

INTRO

Per quanto da alcune settimane a questa parte il lunedì rappresenti una giornata piuttosto scevra di spunti particolari per quanto concerne i mercati finanziari, abbiamo ieri assistito a nuovi massimi di sempre per alcune Borse: gli indici americani S&P500 (sopra quota 1.800 punti) e Dow Jones (sopra 16mila punti), e il Dax tedesco.

Perché ancora nuovi massimi

In molti continuano a stupirsi di questo rally del mercato azionario che appare senza fine e che ci consente di apprezzare massimi di portata storica. Per quanto ciò possa apparire molto distante dai fondamentali dell’economia reale, le motivazioni tecniche che consentono alle azioni di incrementare il loro valore sono piuttosto chiare e soprattutto sono ben lungi dal mutare. L’enorme liquidità iniettata a dosi potentissime nel sistema ha in buona parte finanziato, da parte di chi nell’ottica di diversificazione del portafoglio cercava rendimenti elevati, l’acquisto di partecipazioni societarie in un contesto in cui i tassi di interesse a zero chiaramente favoriscono le imprese (le grandi companies per la verità) che diminuiscono così i costi finanziari (i costi dell’indebitamento) e in cui i dividenti attesi, da cui in sostanza deriva il valore di un titolo azionario, nell’ipotesi che sia di natura perpetua, vengono calcolati con un tasso di sconto molto basso e mantengono perciò alto il prezzo dell’azione. Finchè la dinamica della liquidità non cambierà in primo luogo, e finchè i tassi di interesse non aumenteranno in secondo, non vi sono ragioni oggettive perché gli indici azionari incomincino ad essere liquidati, al di là naturalmente di normali logiche di prese di beneficio e rimbalzi tecnici. Ciò è tanto più confermato se si pensa a ciò che è avvenuto sui listini dopo che hanno messo a segno i nuovi massimi; sono stati venduti su alcune dichiarazioni provenienti dal fronte FED, in particolare dal presidente della Fed di Filadelfia Plosser, il quale ha ribadito che la banca centrale deve porre fine al Quantitative Easing 3,non adattando il volume degli acquisti di titoli all’andamento dei dati macro, ma bensì dichiarando quanti altri quantitativi intenderà acquistare per poi terminare il QE. Ha perciò parlato di una sorta di “forward guidance” sugli ammontari, che comunque non vada ad intaccare sulla politica dei tassi. Dichiarazioni che certamente si scontrano con quanto detto non più tardi di 5 giorni fa da parte di Janet Yellen, che il prossimo giovedì probabilmente verrà nominata ufficialmente come il nuovo Chairman della FED con il voto del Senato degli Stati Uniti. Crediamo che ad ora prevalga la linea di quest’ultima la quale non contempla dismissioni sul fronte QE3 ne tantomeno su quello tassi, non ravvisando particolari rischi di bolle correlate a queste politiche.

Le minute RBA e lo ZEW

Questa notte sono state pubblicate le Minute della Reserve bank of Australia, che ha sostanzialmente ribadito l’intenzione del mantenimento dei tassi a questi livelli pur non escludendo possibili futuri ulteriori tagli; tagli, quelli avvenuti negli scorsi mesi, che hanno dimostrato di poter sostenere l’attività economica e il valore degli asset. Il mercato del lavoro è visto ancora debole, mentre decisamente in miglioramento quello immobiliare; la crescita del Paese appare in linea con le aspettative e viene accolto con piacere quanto scaturito dal Terzo Plenum Cinese in materia di investimenti da parte del gigante asiatico tali da supportare la voce export del paese oceanico. Dopo gli storni correlati all’azionario, il dollaro australiano ha ben reagito arrestando la sua discesa, contro dollaro americano, sui supporti a 0,9350 per ripartire senza però naturalmente grande volatilità. Volatilità che potrebbe invece ripresentarsi sull’euro che alle 11 di questa mattina sarà interessato dall’Indice ZEW, il quale misura in buona sostanza il sentiment degli investitori istituzionali tedeschi; il consensus si attesta a 54 mentre il dato precedente a 52,8. In questo senso va posta particolare attenzione all’Eurodollaro, ieri rimasto all’interno di un range di 40 pips tra 1,35 e 1,3540, al Dax che potrebbe riagguantare i massimi e al Bund anch’esso in ottica di massimi di periodo sopra 142. Buoni in tuti questi casi i potenziali rapporti Rischio/rendimento in ottica operativa.

QUADRO TECNICO

EUR/USD: partendo in sintesi dal grafico daily, ci troviamo tecnicamente ancora in correzione del movimento ribassista 1,38-1,33. Il livello di 1,35, corrispondente al 38,2% di Fibonacci del movimento, è stato ieri superato e fa ora da supporto che completa l’area di interesse attraversata dalla media mobile a 21 periodi proprio del giornaliero. Buone perciò le operazioni long in quest’area restando però nell’ottica di resistenze che appaiono forti e che si completano con l’1,3565 che costituisce il 50% di Fibonacci e il livello di pullback della precedente trendline crescente. In questo senso lo stocastico sul grafico orario si trova in divergenza inversa rialzista, elemento in più per considerare la visione long intraday. Sotto 1,35 si porrebbero invece nuovamente l’1,3455, dove transita la trendline di supporto, e 1,3425 in caso di cedimento.

USD/JPY: ieri sul daily apprezzavamo, su una forte area di resistenza, una pin candle ribassista che insieme alla divergenza regolare bearish tra prezzo e oscillatore stocastico sul 4 ore portava a vedere in 99,75 e 99,40 i punti ideali di approdo. I prezzi attuali, proprio a 99,80, rappresentano una possibile area di pullback per ripartenze ribassiste proprio verso 99,40 così come appare tecnicamente impostato il time frame a 4 ore. Nel breve ciò dipenderà dal grafico orario, il quale ha messo a segno una divergenza regolare rialzista con lo stocastico, che ha consentito recuperi proprio nella sopracitata area di prezzo dove transita la classica media 21. Da ciò dipenderà nel breve l’approdo al target ribassista o il superamento in rivisitazione di 100,15, 100,30 e i massimi in area 100,50.

EUR/JPY: quadro tecnico long vacillante sul cross che ha comunque dimostrato nella discesa di ieri la sostanziale tenuta dei supporti in area 134,50, pur interrompendo la serie dei minimi crescenti ben individuati dal canale rialzista tracciato a partire dai minimi a 131,30. La partita intraday si può giocare proprio in area 135, buona ancora per operazioni short verso 134,50 e 134,15 e per stop&reverse sopra il pivot daily verso i massimi a 135,40 da cui pensare di poter restare in posizioni per eventuali break al rialzo.

GBP/USD: volatilità decisamente in calo sul cambio rispetto alla scora settimana. L’impostazione daily rimane long, con 1,6090 come forte supporto buono per acquisti con target a 1,6145. Più accidentato il percorso ribassista per i buoni supporti a 1,6070 e 1,6050. Preferibili perciò operazioni di breve a target stretti.

AUD/USD: non ancora chiaro il quadro tecnico del cambio che, come accennato nella prima parte, ha dimostrato una buona tenuta in area 0,9350 (ancora BUY AREA) per quelli che possono delinearsi come rialzi verso 0,9420 da cui eventualmente poter ripensare di vendere. Il cedimento importante della confluenza grafica (livello dinamico e livello statico) già con alert sotto 0,9365, potrebbe condurre a operazioni corte verso 0,9325.

Ger30 (Dax): nuovi massimi dunque per il Dax, che ha poi ritracciato sui massimi precedenti (resistenza che diventa supporto) a 9.200 punti. Controverso perciò il segnale sul daily, mentre 4 ore e 1 ora restano impostati per consentire nuovi possibili acquisti per 40 punti verso i massimi e valutare la detenzione della posizione in ottica breakout. Sotto 9.200 sarebbero sensate delle vendite con target contenuti a 9.155.

XAU/USD (Oro): molto tecnico l’oro che ha confermato la valenza di 1.284, punto per vendite in rottura della correzione rialzista del canale discesista che ormai contiene il prezzo del metallo giallo a oltre 2 settimane. Ben impostato il grafico orario, con la media mobile a 21 periodi a fare ora da resistenza dinamica e ideale punto per short in ottica 1.269. Da qui varrà la pena considerare acquisti che porterebbero a congestioni di circa 7-8 dollari o eventuali break verso i minimi di periodo a 1.261. Long in stop entry sono invece da riservare al superamento di 1.279, per target a 1.284 e area 1.290.

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