Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
Durante i periodi di elevata volatilità, causata dai timori degli investitori, i mercati tendono a reagire in modo eccessivo.
Dopo il tonfo di venerdì scorso, prima ancora di giovedì a seguito dei timori legati alla guerra commerciale, sembra stia subentrando l’ennesima inversione di tendenza.
Come detto ieri, si tratta di indiscrezioni mentre ora abbiamo la certezza, gli Stati Uniti starebbero discutendo seriamente con la Cina su come ridurre l’enorme deficit commerciale di $ 375 miliardi del colosso asiatico.
Tutto ciò sta stemperando le tensioni, il che sta ripercuotendo sui mercati con la ripartenza dell’azionario e l’allontanamento dai beni rifugio sicuro.
Non è un caso, quindi, se a partire da lunedì abbiamo assistito a un deprezzamento dello yen e a un rialzo dei rendimenti obbligazionari USA (l’anomalia, al momento, è rappresentata dall’XAU/USD che regge dopo il recentissimo rally).
Attenzione però, perché un VIX ancora superiore a 20 (sappiamo essere considerato l’indice della paura) significa che i mercati potrebbero necessitare ancora di tempo per riassestarsi.
Diciamo che per ora possono tirare un sospiro di sollievo, sperano chiaramente che il Presidente Trump non si realmente intenzionato a trascinare le due potenze economiche mondiali in una guerra commerciale che servirebbe a poco.
La sessione asiatica ha confermato l’andamento di ieri, con l’indice Dow che ha guadagnato oltre 600 tick e con l’SP 500 + 2,7% a 2658 punti.
I mercati asiatici sono stati altrettanto positivi con il Nikkei in rialzo del + 2,7%, beneficiando anche di uno yen più debole.
I mercati europei hanno aperto in gap up, così come accaduto ieri, ma sembrerebbero un po’ più cauti.
Nel forex osserviamo movimenti altalenanti, eccezion fatta per lo Yen (debole).
Anche se euro e sterlina sembrano toniche, il dollaro sta provando a recuperare il terreno perso. Nelle materie prime reggono Oro, Argento e Petrolio.
Sul fronte macro economico è una mattinata europea relativamente tranquilla mentre i dati USA potrebbero generare un po’ di volatilità.
L'indice SP Case Shiller House Price dovrebbe scendere al 6,2% (dal 6,3% del mese scorso), la fiducia dei consumatori della Conference Board potrebbe crescere ancora attestandosi ai massimi pluriennali: 131,0 (130,8) ovvero la lettura più alta dal dicembre 2000. Infine l’indice composito della Fed di Richmond che dovrebbe tornare a +23 (dal fortissimo +28 dello scorso mese).