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Perchè l’euro è crollato dopo la decisione del tasso della BCE

Pubblicato 11.03.2022, 12:03
Aggiornato 09.07.2023, 12:31
EUR/USD
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Rassegna giornaliera sul mercato forex, 10 marzo 2022

Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management

L’euro ha realizzato una forte inversione intraday dopo l’annuncio di politica economica della Banca Centrale Europea. Dopo essere schizzato a 1,1120 dopo la BCE, il cambio EUR/USD ha chiuso 1,10 la seduta newyorkese. La banca centrale ha sorpreso i mercati con la decisione di eliminare gradualmente il suo programma di acquisto di obbligazioni nel terzo trimestre, prima di quanto previsto inizialmente. A dicembre, la BCE aveva detto che avrebbe continuato a comprare obbligazioni almeno fino a ottobre. Questo spiana la strada per un aumento dei tassi di interesse per la fine dell’anno. Secondo il presidente della BCE Christine Lagarde, “Qualsiasi adeguamento dei tassi di interesse chiave della BCE avverrà qualche tempo dopo la fine dei nostri acquisti netti nell’ambito dell’APP (Asset Purchase Program) e sarà graduale”.

Normalmente, la possibilità di un aumento anticipato dei tassi dovrebbe essere positiva per la valuta, ma il selloff dell’euro ci fa capire che gli investitori sono preoccupati per l’eventuale stagflazione. Terminando gli acquisti di asset prima del previsto, la banca centrale sta facendo il passo pericoloso di inasprire la politica di fronte al rallentamento della crescita. Anche Lagarde ha detto che i rischi per la crescita sono al ribasso. L’aumento dei costi di prestito e i prezzi record del gas aggravano il problema per l’Europa proprio mentre la Russia intensifica il suo attacco contro l’Ucraina. I colloqui si sono interrotti, smorzando le speranze di una risoluzione diplomatica.

Gli investitori hanno abbandonato gli euro anche sulla scia dei dati forti sull’inflazione statunitense, I prezzi al consumo sono cresciuti al massimo degli ultimi 40 anni al 7,9%. La Federal Reserve terrà il vertice la prossima settimana e non c’è dubbio che inizierà ad alzare i tassi di interesse per la prima volta dal 2018. Sebbene una crescita più lenta sia anche un rischio per gli Stati Uniti, come primo produttore di petrolio al mondo, è molto meno vulnerabile alle sanzioni russe rispetto all’Europa. Il tasso di risparmio delle famiglie è anche a un livello record e questo cuscinetto attutisce il colpo dell’aumento dei prezzi per gli americani, rendendo più facile per la Fed fare un rialzo. Da un punto di vista tecnico, non è una coincidenza che il rally di oggi si sia fermato quasi al pip del minimo del 28 gennaio di 1,1120.

Mentre l’Europa sarà colpita più duramente dall’invasione della Russia, se si sarà qualche accenno di una risoluzione diplomatica, gli operatori potranno aspettarsi un rapido e aggressivo rally di copertura a breve dell’euro.

In agenda per venerdì una serie di dati: occupazione britannica, occupazione canadese e indice del sentimento dell’Università del Michigan. In base al rialzo della componente relativa all’occupazione dell’indice IVEY PMI, i dati sull’occupazione in Canada dovrebbero essere forti. Tuttavia, il sentimento negli USA potrebbe subire un duro colpo dall’aumento dei carburanti e dagli effetti dell’invasione russa sui consumatori.

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