- Giugno e luglio hanno cambiato drasticamente i fattori che decidono la direzione del petrolio
- Il petrolio è diventato sempre più sensibile ai rialzi del dollaro, tra la minaccia di aggressivi aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve e la probabilità di una recessione
- E questo lega di più la materia prima ad aspetti finanziari, anziché soltanto al rapporto scorte/domanda
Per tre mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina, i prezzi del petrolio sono andati in una sola direzione: in alto. Il mercato era totalmente inclinato al rialzo, tra la stretta delle scorte causate dalle sanzioni occidentali contro la Russia e la ripresa della domanda dalle chiusure per il COVID del 2020/21.
Tuttavia, le cose sembrano stare per cambiare, con giugno e luglio che hanno modificato drasticamente i fattori che decidono la direzione del petrolio.
Stephen Innes, socio gestionale di SPI Asset Management, evidenzia questi cambiamenti nei commenti riportati da Reuters:
“Il petrolio è scambiato molto più al ritmo della politica della Federal Reserve ed alle implicazioni che potrebbe avere sia sulla distruzione della domanda che sul dollaro USA”.
E aggiunge, riferendosi alla seduta di questo venerdì mattina sia per i future del greggio USA che per il Brent, il riferimento globale:
“Con il mercato che torna all’idea base di un aumento da 75 (punti) per la prossima settimana, rispetto ai 100 (punti base) di ieri, i prezzi del petrolio ed il mercato in generale hanno tirato un sospiro di sollievo oggi”.
La quasi parità tra finanziari/tecnici e fondamentali nel determinare i prezzi del greggio è un fattore che gli investitori dovrebbero tenere a mente, con il Presidente Joe Biden diretto in Arabia Saudita questo venerdì per incontrare gli alleati del Golfo e tentare di convincerli a produrre più greggio nonostante le limitazioni poste dall’OPEC.
Un’altra storia fondamentale che passa in secondo piano questo venerdì riguarda la raffinazione cinese a giugno, ridottasi di quasi il 10% dall’anno prima. La produzione nel primo semestre è scesa del 6%, il primo calo annuo per il periodo almeno dal 2011.
Greggio su di quasi il 30% sull’anno, ma in mercato orso
Negli scambi di ieri, il West Texas Intermediate, o WTI, scambiato a New York, si è attestato a 95,78 dollari al barile dopo essere crollato a 90,58 dollari, il minimo dal 22 febbraio, cinque giorni prima dell’invasione dell’Ucraina. Il londinese Brent si è attestato a 99,10 dollari al barile, dopo il tonfo a 94,52 dollari, il minimo dal 21 febbraio.
Il WTI ed il Brent segnano comunque un’impennata di circa il 28% sull’anno. Ma il riferimento USA è crollato del 16% da fine maggio, mentre il riferimento globale ha perso quasi il 14%.
E soprattutto, il WTI si trova già in quello che viene considerato un mercato orso dopo aver perso oltre il 20% dal picco del 14 giugno di 123,68 dollari. Il Brent si trova in una posizione simile se paragonato al massimo del 7 marzo di circa 140 dollari.
I prezzi del greggio si sono ripresi dai minimi di ieri dopo che il Governatore della Fed Chris Waller ha dichiarato che la banca centrale potrebbe non esagerare con gli aumenti dei tassi malgrado le sconvolgenti pressioni sui prezzi. Waller si è detto a favore di un aumento da 75 punti base in occasione della prossima decisione sui tassi della Fed, il 27 luglio, anziché l’aumento da 100 punti che il mercato prospetta.
WTI ad un punto di inflessione: 83 dollari o breakout a 106 dollari?
Grafico di skcharting.com con i dati di Investing.com
I grafici mostrano che il WTI potrebbe essere vulnerabile ad un tonfo verso gli 83 dollari dopo essere arrivato a meno di un dollaro dal rompere l’importante supporto di 90 dollari. Ma potrebbe anche sorprendere al rialzo, superando i 106 dollari.
Sunil Kumar Dixit, a capo delle strategie tecniche di skcharting.com, spiega:
“Il fatto che la ripresa del WTI dalla chiusura di ieri resista o salti dipenderà perlopiù dall’eventualità che i prezzi superino la media mobile esponenziale su 5 giorni di 97,27 dollari o vengano respinti a quella soglia”.
Se il WTI dovesse mostrare una sostenuta infrazione sopra la EMA su 5 giorni di 97,27 dollari, potrebbe continuare ad avanzare verso la Banda di Bollinger media giornaliera di 104,26 dollari e la EMA su 50 giorni di 106,80 dollari.
Ma, se non dovesse riuscire ad infrangere questo livello, attirerebbe le vendite verso la media mobile semplice su 200 giorni di 94,17 dollari e la EMA su 50 settimane di 92,70 dollari.
A meno che il WTI non riesca ad infrangere e restare sopra i 98 dollari, la ripresa potrebbe non durare.
Grafico di skcharting.com con i dati di Investing.com
I grafici settimanali e le letture stocastiche mostrano che ulteriori vendite potrebbero spingere il WTI sotto il minimo di ieri di 90,58 dollari ed esporlo ad 88-85-83 dollari nella prossima settimana.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.