A nostro avviso, il crollo del Future Petrolio Greggio WTI di ieri, a un minimo da sette mesi, dimostra la sconfitta dell’OPEC.
Ormai il sottile velo di controllo che i mercati fornivano a questo comitato disfunzionale non esiste più. I tanto pubblicizzati tagli alla produzione, che non hanno mai davvero diminuito le forniture dell’OPEC, né spinto i prezzi al rialzo, hanno messo in risalto l’inefficacia del gruppo nei mercati energetici moderni.
Non ci aspettiamo un recupero rapido dei prezzi del petrolio, perché la debolezza persistente è dovuta a un’eccedenza di offerta incontrollabile che contrasta con le aspettative, fuori luogo, di un rallentamento della crescita globale.
Salvo un evento importante che faccia calare i livelli delle scorte, non crediamo che quest’anno i prezzi del petrolio supereranno i $55.
Sui mercati forex, le valute legate al petrolio sono state oggetto di pesanti pressioni a vendere. La coppia più vulnerabile è l’USD/RUB, che si sta avvicinando alla sua media mobile a 200 giorni, intorno a 60.
La flessione dei prezzi del petrolio, le apprensioni per le relazioni USA-Russia e potenziali nuove sanzioni, oltre al posizionamento lungo sul RUB e al taglio dei tassi d’interesse della banca centrale, suggeriscono prospettive negative per il RUB.
Sebbene la sensibilità del CAD alla volatilità del greggio sia diminuita, gli improvvisi toni da falco della banca centrale fanno sì che gli investitori si concentrino sulle aspettative relative alla politica monetaria, e ciò significa che le materie prime potrebbero tornare ad essere i catalizzatori principali.
Inoltre, il calo del petrolio danneggerà le prospettive di crescita e inflazione, costringendo la BoC a riesaminare i commenti da falco.