I ribelli Houthi dello Yemen, appoggiati dall’Iran, dopo l’attacco del weekend ad un deposito di greggio a Jeddah (uno spettacolo decisamente audace dal momento che è avvenuto 24 ore prima della corsa di Formula 1 prevista nella città), offrono un cessate il fuoco che potrebbe durare, dicono, se l’Arabia Saudita risponderà in modo appropriato.
Ma, se la storia ci insegna qualcosa, le ostilità potrebbero riprendere subito dopo le 72 ore concesse dagli Houthi, che scadranno domani, in quanto i sauditi difficilmente accetteranno le loro condizioni: una situazione tipica di questa guerra che va avanti ormai da sette anni, considerata una battaglia per procura tra il regno ed il suo arci-nemico, l’Iran.
Il conflitto finora ha causato la morte di decine di migliaia di persone, perlopiù civili, lasciandone milioni a morire di fame. La violenza è peggiorata negli ultimi mesi, così come gli attacchi di alto profilo degli Houthi contro gli impianti energetici sauditi, dopo il noto attacco del settembre 2019 contro gli impianti di Abqaiq e Khurais che hanno eliminato metà della capacità di produzione del regno.
Spesso, ad ogni attacco, i prezzi del greggio schizzano tra l’1% e il 3% e, sebbene a volte scendano rapidamente, il danno inferto alle strutture colpite impiega più tempo per essere riparato, comportando dei tempi di attesa più lunghi perché il settore regolarizzi le forniture.
In passato nella guerra yemenita ci sono stati altri sei cessate il fuoco da quando la coalizione degli stati arabi (che comprende Emirati Arabi Uniti, Egitto, Marocco, Giordania, Bahrein, Sudan e Kuwait), guidata dai sauditi, ha dato il via all’Operazione Tempesta Decisiva (appoggiata dagli USA) nel marzo 2015, a supporto del Presidente yemenita Ali Abdullah Saleh.
L’accordo che i sauditi probabilmente respingeranno
Il gruppo Houthi sabato ha annunciato la sospensione degli attacchi di missili e droni contro l’Arabia Saudita per tre giorni, una proposta di pace che, ha detto, potrebbe diventare duratura se la coalizione guidata dai sauditi che combatte in Yemen fermerà gli attacchi aerei ed annullerà le restrizioni sui porti.
Il gruppo fermerà per tre giorni l’offensiva di terra in Yemen, compresa la regione di Marib, produttrice di gas, ha spiegato Mahdi al-Mashat, a capo dell’ufficio politico degli Houthi. “Si tratta di una proposta sincera e di misure pratiche per ripristinare la fiducia e portare tutte le parti dall’arena delle parole all’arena dei fatti”, ha dichiarato Mashat.
Un annullamento delle restrizioni imposte dalle navi di guerra della coalizione sui porti del Mar Rosso dello Yemen è una delle più importanti condizioni poste dagli Houthi per il cessate il fuoco. L’Arabia Saudita dice che non è in vigore alcun blocco dei porti e che stanno solo prevenendo il contrabbando di armi.
L’iniziativa di sabato durerà se la coalizione riaprirà i porti e metterà fine agli attacchi aerei, ha affermato Mashat, aggiungendo che il gruppo estenderà la sospensione degli attacchi via terra se l’Arabia Saudita annuncerà il ritiro delle truppe straniere dallo Yemen e smetterà di appoggiare le milizie locali.
È difficile che il regno accetti queste condizioni, in quanto Riad punta ad un cessate il fuoco globale insieme alla riapertura dei porti e dell’aeroporto di Sanaa.
Perché il petrolio resterà l’obiettivo preferito del terrorismo
La proposta di pace sembra essere arrivata per riportare la calma dopo l’attacco di Jeddah e portare l’attenzione dei negoziatori sull’accordo nucleare, che l’Iran vuole davvero ma è troppo orgoglioso per chiederlo, afferma John Kilduff, socio fondatore dell’hedge fund energetico Again Capital a New York.
“Non è una coincidenza che il petrolio sia sotto attacco nel momento peggiore possibile, come adesso che c’è carenza di scorte, perché chi attacca vuole lanciare un messaggio politico di alto profilo, e quale altra materia prima consente di farlo con il tipo di impatto che ha il petrolio?” dice Kilduff.
Nota: Barani Krishnan utilizza una varietà di opinioni oltre alla sua per apportare diversità alla sua analisi di ogni mercato. Per neutralità, a volte presenta opinioni e variabili di mercato contrarie. Non ha una posizione su nessuna delle materie prime o asset di cui scrive.