La versione originale di questo articolo, in inglese, è stata pubblicata l’11 novembre 2021
Gli ultimi dati del Bureau of Labor Statistics negli USA mostrano che i prezzi della benzina sono aumentati del 6,1% da settembre ad ottobre e di quasi il 50% sull’anno in corso. Il governo Biden è consapevole dell’aumento dei costi dell’energia per i consumatori USA ma, finora, non ha mostrato alcuna intenzione di risolvere il problema in maniera costruttiva.
Di fatto, non ci sono segnali che farà qualcosa per abbassarli nei restanti tre anni del suo mandato.
Per i trader, è importante capire che l’operato del governo suggerisce che probabilmente sarà un fattore a favore di prezzi più alti, almeno fino al gennaio 2025. Ciò non significa che i prezzi del greggio e di altri energetici saliranno necessariamente, perché ci sono altri fattori in gioco.
Tuttavia, significa che questo importante fattore probabilmente continuerà a spingere su i prezzi.
Intanto, sembra che la situazione della produzione di energia negli Stati Uniti sia peggio di quanto previsto e che possa ulteriormente peggiorare. Il prezzo del WTI, il riferimento USA, è al massimo dal 2014, ma le trivellazioni non stanno aumentando come molti, EIA compresa, si aspettavano. Secondo gli ultimi dati settimanali dell’EIA, la produzione petrolifera USA è rimasta stabile ad 11,5 milioni di barili al giorno (bpd), con un aumento di solo un milione di bpd dallo stesso periodo dell’anno scorso e 1,6 milioni di bpd in meno rispetto ai livelli pre-pandemia.
Allo stesso tempo, la domanda petrolifera globale si è essenzialmente ripresa, ai livelli pre-pandemia di circa 100 milioni di bpd. Questo squilibrio, insieme all’inflazione ed alle speculazioni dei mercati, è la causa di alcuni dei prezzi della benzina e degli energetici più alti che i consumatori statunitensi abbiano visto da anni.
Mancanza di comprensione del settore e forze globali in gioco
Nessuno sa davvero dove siano dirette le politiche energetiche del governo Biden, ma i segnali non sono buoni per la produzione ed il trasporto nazionali di idrocarburi.
Fra le tante misure adottate, Biden ha chiuso le potenziali trivellazioni nell’artico, anche se a quanto pare nessuna compagnia avrebbe corso il rischio di trivellare in quella zona, in ogni caso. Il Green New Deal resta un rischio onnipresente per l’industria del greggio e del gas USA. Solo la scorsa settimana, il governo ha annunciato che presto emetterà nuove regolamentazioni circa le emissioni di metano ed il monitoraggio delle società di greggio e gas. Tuttavia, le compagnie sono ancora all’oscuro riguardo alle spese che dovranno affrontare per queste nuove regole.
Recentemente, l’industria del greggio e del gas statunitense ha avuto ragione di essere spaventata dalle parole del governo e di persone vicine al governo. Innanzitutto, il Segretario per l’Energia Granholm ha messo in imbarazzo se stessa ed il Dipartimento dell’Energia ridendo quando le è stato chiesto da un serio presentatore televisivo quali fossero i suoi piani per risolvere il problema dei prezzi della benzina alti negli USA.
Ha confuso il greggio con il prodotto finito, la benzina, ed ha dimostrato di non conoscere l’industria petrolifera globale affermando che “l’OPEC è un cartello e controlla oltre il 50% delle scorte di benzina”.
Il governo Biden continua a lanciare messaggi anti-petrolio ai produttori statunitensi, ad esempio con la nomina di Saule Omarova a Controllore della valuta. È stato ultimamente pubblicato un suo video in cui ha dichiarato che i piccoli produttori USA di carbone, greggio e gas “probabilmente andranno in bancarotta a breve. O almeno, vogliamo che vadano in bancarotta, se vogliamo combattere i cambiamenti climatici”. Allo stesso tempo, il Presidente Biden ed altri membri del suo governo insistono con l’OPEC perché aumenti la produzione petrolifera, frenando attivamente quella statunitense.
Ai produttori USA arriva il messaggio che il governo Biden non capisce il settore, né si preoccupa di farlo. Vuole che molti di loro falliscano e preferirebbe che i consumatori statunitensi comprassero greggio dai produttori esteri, escluso a quanto pare il Canada. I produttori americani sono spinti a temere interruzioni o ostacoli da parte del governo.
L’unico motivo per cui il governo Biden potrebbe essere convinto a cambiare idea sarebbe nel caso in cui i prezzi della benzina e dell’elettricità salissero troppo, facendo temere una ribellione degli elettori (cioè i consumatori). Altrimenti, l’industria petrolifera ha tutte le ragioni per credere che l’attuale governo sia un ostacolo per la produzione statunitense.