Quando le due più grandi compagnie social al mondo, Alphabet (NASDAQ:GOOGL) e Facebook (NASDAQ:FB) (NASDAQ:FB), pubblicheranno il report sugli utili del primo trimestre 2020, rispettivamente domani e mercoledì, gli investitori si focalizzeranno su come la pandemia di COVID-19 stia danneggiando i loro cruciali flussi di entrate dalle inserzioni digitali.
Per molti analisti, è difficile quantificare l’impatto di un’imminente recessione globale sulle compagnie social. Dopotutto, si tratta di aziende relativamente giovani che sono il prodotto del boom economico senza precedenti dell’ultimo decennio. Questa crescita è stata il terreno della corsa rialzista più lunga nella storia del mercato azionario statunitense, alimentata dalle maggiori compagnie tech, come appunto Facebook e la compagnia madre di Google (NASDAQ:GOOGL), Alphabet.
Un’esplosione di videochiamate, messaggi vocali e di testo difficile da monetizzare
Facebook pubblicherà gli utili del primo trimestre dopo la chiusura dei mercati mercoledì 29 aprile. Gli analisti, in media, si aspettano 1,74 dollari ad azione su vendite di 17,4 miliardi di dollari.
Grafico settimanale FB sui 12 mesi precedenti (TTM)
Ma il dettaglio più importante che detterà il cammino del prezzo delle azioni già danneggiato (il titolo ha perso circa il 15% del suo valore dall’inizio dell’anno) sarà come il colosso dei social si immagina il futuro, quando tantissime compagnie piccole e grandi sono sotto pressione e stanno tagliando le spese per le inserzioni pubblicitarie.
L’analista di Needham Laura Martin in una recente nota scrive che tra il 30% ed il 45% dei ricavi globali di Facebook arriva da categorie pubblicitarie ritenute “a rischio” per il COVID-19. Inoltre, dice Martin, sei dei 10 paesi più grandi in cui le inserzioni proliferano al momento sono focolai del coronavirus.
“I nostri controlli indicano minori spese per viaggi, distribuzione, prodotti di consumo confezionati ed intrattenimento, che insieme rappresentano il 30%-45% delle entrate totali di Facebook”, ha scritto Martin in una nota ai clienti. “Con la domanda dei consumatori diminuita, le previsioni sulla pubblicità cominciano ad abbassarsi”, aggiunge.
Facebook, da parte sua, ha già informato gli investitori circa le implicazioni positive e negative della pandemia sui suoi affari. Sebbene la compagnia con sede a Menlo Park, California, stia vedendo un’esplosione di messaggi di testo, vocali e videochiamate sulle app Messenger e WhatsApp per via degli isolamenti dovuti al coronavirus, è difficile per l’azienda monetizzare questa opportunità.
“Non monetizziamo molti dei servizi per i quali stiamo vedendo un coinvolgimento maggiore e abbiamo visto un indebolimento dell’attività inserzionistica in paesi che stanno adottando misure aggressive per ridurre la diffusione del COVID-19”, scrivono Alex Schultz, vice presidente della divisione Analytics, e Jay Parikh, vice presidente della divisione Engineering, in una nota di fine marzo.
Assunzioni in significativo rallentamento
Per Alphabet, la compagnia madre del colosso dei motori di ricerca Google, le cose non vanno diversamente rispetto a Facebook. La compagnia pubblicherà il report sul primo trimestre fiscale 2020 domani, martedì 28 aprile, dopo la chiusura dei mercati. In media, si stimano utili per azione di 10,70 dollari e ricavi di 41 miliardi di dollari.
Grafico settimanale GOOGL sui 12 mesi precedenti (TTM)
Il business model del colosso di internet dipende fortemente dalle spese pubblicitarie di piccole e grandi aziende. E questi mercati resteranno in difficoltà nell’immediato futuro.
Secondo RBC Capital Markets, i ricavi pubblicitari online scenderanno di circa il 30% nel trimestre attuale rispetto all’anno prima, in quanto le aziende del settore viaggi, auto, ospitalità e dettaglio hanno subìto uno stop.
L’amministratore delegato di Alphabet Sundar Pichai in una email ai dipendenti la scorsa settimana ha scritto che la compagnia intende “rallentare significativamente” il ritmo delle assunzioni per il resto dell’anno, spiegando che l’azienda con sede a Mountaniview, California, non può restare immune agli sconvolgimenti economici globali, secondo quanto riporta Bloomberg News. Le inserzioni pubblicitarie su Google ed altre pubblicità hanno rappresentato il 61% delle vendite lo scorso anni, una grossa fetta delle entrate aziendali che potrebbero vedere un taglio considerevole nel contesto attuale.
Per queste ragioni, il titolo di Google ha avuto una performance inferiore a quella degli altri grandi titoli tech in questa ripresa. Il titolo venerdì ha chiuso a 1.276,60 dollari, con un crollo del 4% sull’anno. Nello stesso periodo, Microsoft (NASDAQ:MSFT) (NASDAQ:MSFT), che compete contro Google nell’arena del cloud computing, è schizzato dell’11%.
Morale della favola
Gli investitori non dovrebbero aspettarsi di avere molta chiarezza da questi due colossi dei social quando pubblicheranno i report questa settimana, soprattutto dal momento che i loro principali mercati per le inserzioni pubblicitarie sono in pieno caos e nessuno è in grado di prevedere come o quando il virus sarà contenuto. E questo significa che i loro titoli continueranno a restare indietro rispetto a quelli di altri colossi del tech, come Netflix (NASDAQ:NFLX) (NASDAQ:NFLX) ed Amazon (NASDAQ:AMZN) (NASDAQ:AMZN), che stanno traendo i maggiori vantaggi dalle misure sullo stare a casa.
Detto ciò, questo periodo duro sia per Facebook che per Google dovrebbe offrire agli investitori a lungo termine l’opportunità di approfittarne e comprare le azioni di queste compagnie a livelli bassi. I loro forti bilanci e la loro posizione di mercato, formidabile, renderanno possibile ad entrambi tornare alla grande quando l’economia comincerà a riprendersi.