L'apertura cauta delle borse non è da sottovalutare, attenzione al greggio, alla recessione della Gran Bretagna e dei nuovi dati sull'occupazione.
La penultima seduta è appesantita dai titoli energetici in calo, ciò è dovuto alla diminuzione delle scorte di petrolio. La riduzione degli stock di greggio statunitense è di 4,512 milioni di barili, come ha annunciato l’EIA (Energy Information Administration). Questo porta un deciso rialzo del prezzo, Il future sul Light crude americano è scambiato a 42,36 dollari al barile, in rialzo dell'1,8%.
Cosa dobbiamo aspettarci dal greggio?
Per l'anno 2020 le cose non sembrano migliorare, l’International Energy Agency ha tagliato le sue previsioni sulla domanda globale di 140.000 barili al giorno a 91,1 milioni. Mentre per l'anno 2021 la domanda sarà di 97,1 milioni di barili (-240.000 barili al giorno).
Il prezzo del petrolio è sofferente sin dall'inzio del 2020 e non sembra arrestarsi per il numero elevato di contagi e la ridotta mobilità.
Fatica anche l'FTSE 100 (Londra) che parte con un -0,94% dopo l'entrata in recessione tecnica a causa del COVID-19 e all'avvio tardivo del lockdown e ai contagi arrivati a 313402, con 46611 vittime. Nel secondo trimestre del 2020 il Pil ha segnato un calo del -20,4%, sancendo la peggiore performance tra tutte le economie europee, un calo tre volte superiore a quello della crisi del 2008/2009.
Nei giorni scorsi la Banca d’Inghilterra aveva rivisto al rialzo le stime sul Pil con una recessione del -9,5% contro il -14% precedente. Un ritorno del Pil al livello pre-pandemia non è previsto prima del 2022.
Il -20,4% del Regno Unito si confronta con il -12,1% dell’Eurozona. Tra gli Stati membri, la Spagna (-18,5%) ha registrato il calo maggiore, seguita dal Portogallo (-14,1%), Francia (-13,8%), Italia (-12,4), Germania (-10,1%).
La crisi è giustamente dovuta al crollo della produzione, causato dalla chiusura di negozi, hotel, ristoranti, scuole e autofficine, il settore dei servizi che alimenta l’economia, la chiusura delle fabbriche che hanno portato la produzione ritmi bassi.
La risposta del governo non sarà l'austerity ma a ottobre si metterà fine al Job retention scheme, ovvero la cassa integrazione per le imprese colpite dalla crisi sanitaria.
Un'altra notizia poco rassicurante è che il Regno Unito dovrà fare i conti con la Brexit, il periodo di transazione terminerà nel 2020 e di conseguenza ci saranno nuovi costi per le imprese.
Il sentiment degli investitori è misto, attendono anche il dato relativo ai sussidi settimanali di disoccupazione e quello sui contagi.