"La legge è uguale per tutti, ma per alcuni è più uguale degli altri" (George Orwell)
Abbiamo un problema? L‘accordo da $3,3 miliardi tra Credit Suisse ed Ubs, pilotato dal Governo elvetico ha fatto rilassare i mercati che hanno chiuso ieri in territorio positivo dopo una partenza in rosso. In aggiunta le banche centrali hanno trovato un accordo per organizzarsi tra di loro e fornire finanziamenti in dollari alle banche commerciali che abbiano bisogno di liquidità in caso di crisi. Una rete di protezione, piuttosto che un vero e proprio salvataggio. Il segnale che la crisi esplosa in California inizia a muoversi verso l’Europa per le inevitabili connessioni tra i due sistemi finanziari e i banchieri si preparano al peggio. Credit Suisse aveva infatti già delle difficoltà, che con il fallimento di SVB, si sono acuite e non si può fare finta di nulla. La speranza è però che tutto resti un “caso isolato”. Sotto i riflettori c’è il “debito” delle banche europee ovvero i cosiddetti subordinati, che servono per patrimonializzare gli istituti di credito senza ricorrere ad aumenti di capitale per rispettare i requisiti di vigilanza. E’ comprensibile che il mercato si interroghi sulla solidità del sistema, ci vorrà del tempo per chiarire bene la situazione e sino a quel momento aspettiamoci momenti anche di forte volatilità. Non dimentichiamo però che dopo la crisi finanziaria del 2008 le istituzioni e gli organismi di vigilanza sono intervenuti sul piano regolatorio per spingere alla patrimonializzazione che ha raggiunto livelli senza precedenti.
C’è sempre qualcuno più uguale delgi altri, in Svizzera
Il matrimonio riparatore tra Credit Suisse e Ubs, ha azzerato il valore dei bond bancari (cosiddetti AT1) mentre nel caso delle azioni non tutto il capitale è andato perduto. Tecnicamente si tratta di un’inversione dell’ordine di priorità tra azionisti e obbligazionisti nel fare fronte alla perdite sul capitale. Una scelta di carattere “straordinario” che ha salvaguardato gli interessi degli azionisti arabi ma fatto storcere il naso alle autorità di vigilanza europee che temono ripercussioni sul sistema bancario e assicurativo europeo. Non va dimenticato però che i soci medio orientali a fronte di $2 miliardi di investimento in aumento di capitale, effettuato pochi mesi fa, oggi si trovano poco più di $200 milioni. Inoltre esistono accordi bilaterali tra Svizzera e stati del Medio Oriente, che con il parziale salvataggio dell’equity del Credit Suisse sono stati probabilmente rispettati/salvaguardati evitando incidenti diplomatici. La “procedura” svizzera non è comunque applicabile in Europa, dove le regole del bail in prevedono che a rimetterci siano sempre gli azionisti e solo successivamente i possessori dei bond bancari. Ciò non toglie che stia emergendo un rischio “sistemico” per i possessori di azioni e bond bancari. Dobbiamo quindi fidarci della vigilanza. E considerato il rapido intervento delle banche centrali di tutto il mondo nel caso Credit Suisse, il mercato sembra essere ottimista. In questa prospettiva importante il discorso che la presidente della Bce Christine Lagarde terrà oggi alle 13:30.
Corsa all’oro
Ieri il prezzo dell’oro ha superato i $2mila per la prima volta in 11 mesi sull’onda della crisi finanziaria che ha alimentato la paura di una più ampia instabilità spingendo gli investitori verso i beni rifugio. I lingotti hanno registrato una performance che sfiora il 10% nel corso dell’ultimo mese, tonando in territorio positivo su base annua. L’aumento della instabilità finanziaria sta convincendo un numero crescente di investitori che le banche centrali dovranno interrompere i rialzi dei tassi d’interesse, per paura di innescare una crisi più ampia nell’industria finanziaria. Mercoledì la Fed si riunirà per decidere sulla politica monetaria e le probabilità che non ci sia alcun intervento restano ancora tra il 25% e il 50%. Un’aspettativa che ha portato i rendimenti obbligazionari a scendere bruscamente, aumentando l’attrattiva relativa dell’oro, che non produce interessi e del Bitcoin che si avvicina velocemente ai $30mila, con un rialzo del 70% da inizio anno. Ma sul podio delle attività finanziarie non esposte alla crisi finanziaria c’è anche il Nasdaq, in rialzo del 5%. Il tech infatti è esposto positivamente al ribasso dei tassi e potrebbe tornare velocemente di moda anche per effetto del positivo impatto sui profitti come effetto dei piani di ristrutturazione avviati a partire dallo scorso mese di novembre.