Il percorso verso la ripresa è tortuoso.
Si potrebbe pensare che prezzi del petrolio più elevati siano la risposta a tutti i problemi della Russia, ma la situazione è più complicata di così.
Certo, non si può negare che per la Russia un barile intorno ai 50 USD sia meglio di 30 USD e il recente rimbalzo contribuisce sicuramente in modo significativo ad alimentare le aspettative russe di un ritorno alla crescita, entro il prossimo anno.
Gli ultimi dati sui fondamentali non sono ottimisti: le cifre riferite al lavoro sembrano ancora mostrare uno slancio positivo, ma il tasso di disoccupazione, diffuso ieri, è rimasto invariato al 5,2%. Inoltre, anche l’inflazione è in calo, pari solo al 4,2% per l’anno corrente.
C’è, tuttavia, un aspetto che preoccupa sempre di più: le vendite al dettaglio di settembre sono scese ai livelli d’inizio 2015, al -1,4% m/m.
Chiaramente è a rischio l’attività dei consumatori, ciò viene confermato dai redditi reali disponibili, crollati al -8,3% a/a; in altre parole, l’inflazione sta uccidendo la classe media russa e ciò ha chiare ripercussioni sulle vendite al dettaglio.
Altri dati, come la produzione industriale, sono in calo, l’incremento dell’anno scorso non sta proseguendo e la cifra è negativa, pari al -0,8% a/a.
La Banca Centrale è quindi lontana dall’adempimento del suo doppio mandato e sarà difficile abbassare ancora il tasso di riferimento prima della fine dell’anno, nel tentativo di contrastare i rischi al rialzo per l’inflazione.
La prossima settimana (28 ottobre) ci sarà la riunione della banca centrale, che dovrebbe confermare la sua strategia.
Per il momento, la strategia della Banca Centrale di Russia per raggiungere gli obiettivi prefissati prevede l’acquisto di oro: la banca sogna di sostenere la sua valuta con il metallo prezioso.
Ricordiamo che, nel 2015, la Russia ha acquistato 208 tonnellate di oro, che si aggiungono alle 172 tonnellate dell’anno precedente e per l’anno in corso, la Russia intende accumulare 200 tonnellate di oro.
Nel medio termine, il futuro appare incerto per la Russia e ricaricare i lunghi in USD/RUB fino alla fine dell’anno potrebbe essere una buona scommessa.
Cosa aspettarsi dall’odierna riunione della BCE?
Il programma di allentamento quantitativo (QE) della BCE dovrebbe concludersi a marzo del prossimo anno.
Il programma massiccio ha previsto l’acquisto di circa 1,7 mila miliardi di bond, ora gli investitori attendono l’annuncio delle prossime mosse.
Crediamo che dalla riunione di oggi non arriveranno variazioni significative e che i banchieri attenderanno altri dati economici per valutare meglio la situazione.
Quella di dicembre sarà probabilmente la riunione chiave di quest’anno.
Al momento, i fondamentali economici sembrano contrastati.
Nell’Eurozona non c’è stata una vera ripresa della crescita: nel T2 si è attestata allo 0,3% t/t, in calo rispetto al T1.
Inoltre, l’inflazione di base è salita al massimo da due anni a settembre, allo 0,4% su base mensile e allo 0,8% a/a.
L’obiettivo della BCE, pari al 2%, sembra molto distante, riteniamo che il programma massiccio della BCE abbia evitato una recessione più profonda, ma non sia riuscito a stimolare in modo adeguato l’economia.
La situazione in Europa appare incerta.
L’incubo profetizzato alla vigilia della Brexit non si è avverato e il referendum che si terrà a dicembre in Italia, potrebbe innescare altre turbolenze per la coesione europea.
Sul fronte valutario, ci sarà quindi altro spazio per un ulteriore indebolimento dell’euro, che dovrebbe portare un po’ di sollievo agli esportatori europei.