Ieri, nel corso della mattinata, i mercati azionari estendevano il guadagno in atto dall'inizio di questa settimana, ma poi il movimento rialzista è gradualmente scemato soprattutto durante la sessione USA tant'è che gli indici statunitensi hanno chiuso quasi a zero. Il calendario ecnomico evidenziava dati superiori alle attese un po' su tutti i fronti, ad esempio l'inflazione dell'Eurozona che balzava rispettivamente allo 0,9% e all'1,4%, ma il possibile aumento era già stato segnalato dai dati degli Stati membri.
Negli Stati Uniti anche la crescita dell'occupazione ADP (174.000 contro 70.000 attesi) e l'ISM dei servizi (58,7 da 57,7) hanno conferma la resilienza dell'economia americana. I rendimenti tedeschi sono aumentati tra 0,8 bp (2 anni) e 3,8 bp (30 anni). I rendimenti statunitensi hanno aggiunto 0,4 bp (2 anni) e 5,6 bp (30 anni), con uno spread tra 30 anni/5 anni ai massimi pluriennali. Da segnalare la sovraperformance dell'indice italiano a seguito del sì di Mario Draghi. Di contro abbiamo un Euro che stamane sta forzando l'importantissimo supporto a 1,20 e dovesse confermare la rottura potrebbe accelerare al ribasso.
Il calendario economico odierno è piuttosto scarno. Negli Stati Uniti si prevede che le richieste settimanali di disoccupazione scenderanno leggermente da 847.000 a 830.000. Recentemente i dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti non sono stati così negativi nonostante la pandemia. A questo punto il mercato è più concentrato sugli stimoli (fiscali) che sui dati economici.
A tal proposito gli operatori hanno sempre la speranza che l'amministrazione statunitense fornisca un'ulteriore iniezione monetaria. Ciò potrebbe determinare un ulteriore rialzo dei rendimenti, il decennale USA (1,14%) si sta avvicinando ai massimi di periodo mentre il trentennale (1,93%) sta già segnando un nuovo massimo.
Per quanto riguarda la Banca d'Inghilterra probabilmente non modificherà i tassi d'interesse né l'ammontare degli acquisti di asset. Potrebbe però rivedere le prospettive a breve termine e rimarcare la possibilità di tassi negativi. Una tale decisione non è attesa a breve, ma se dovesse mantenere viva l'ipotesi potrebbe rallentare il recente rimbalzo della sterlina.