Analisi realizzata alla chiusura del mercato statunitense a cura di Kathy Lien, Direttrice di FX Strategy per BK Asset Management.
È stato un martedì sulle montagne russe per il mercato delle valute, con forti rimbalzi dopo i minimi toccati all’apertura della sessione newyorkese. Spesso si vedono delle inversioni di rotta il martedì, ma l’andamento inaspettato di ieri ha colto gli investitori di sorpresa. Non sono stati rilasciati dati economici USA e nessun evento specifico è stato la causa dell’inversione. EUR e GBP sono andati meglio dopo le 14 GMT, un’ora in cui scadono molte opzioni. L’orario è coinciso con le dimissioni inaspettate dell’Ambasciatrice USA all’Onu, dunque non è chiaro se gli investitori abbiano percepito le sue dimissioni come una mancanza di fiducia nell’Amministrazione Trump o se invece l’andamento delle valute sia stato solo legato al fattore opzioni. Ad ogni modo, la scadenza delle opzioni e le dimissioni di Haley dovrebbero avere solo un impatto a breve termine sulle valute. Restano in gioco questioni molto importanti, perciò la ripresa dell’euro e delle altre valute potrebbe non durare a lungo.
Con il rendimento dei bond USA in calo dopo aver toccato il massimo di 9 anni, il cambio USD/JPY è sceso ancora verso 113. Le dichiarazioni meno rialziste del Presidente della Fed di Dallas Kaplan non hanno certo aiutato. Sebbene creda che la banca centrale debba riportare i tassi in territorio neutrale, Kaplan non sembra condividere la preoccupazione dei suoi colleghi sul fatto che l’inflazione possa andare fuori controllo. Si è espresso a favore di aumenti dei tassi graduali e pazienti. Intanto, il Presidente Trump non molla la presa con la Cina. Dopo le dichiarazioni di ieri del Tesoro che hanno condannato l’indebolimento della valuta cinese, Trump ha ribadito che la Cina non è pronta per un accordo e che gli USA potrebbero imporre altri dazi su 267 miliardi di importazioni se la Cina dovesse reagire. La Cina ha assicurato martedì che non indebolirà lo yuan per spingere l’export, ma questo non sembra sufficiente per gli USA, che potrebbero definire la Cina manipolatrice della valuta per la prima volta dal 1994. Mentre la situazione rimane la stessa e restano invariate le previsioni sul dollaro e sull’andamento dei tassi di interesse, l’avversione al rischio sta facendo scendere il cambio USD/JPY. Mercoledì saranno rilasciati i prezzi alla produzione e nonostante prevediamo un aumento della pressione dei prezzi, potrebbe volerci un report sull’IPC molto positivo per invertire l’andamento del cambio USD/JPY.
Dopo aver toccato il minimo di 6 settimane, l’euro ha chiuso la giornata invariato contro il dollaro USA. Per il secondo giorno consecutivo i dati economici tedeschi si sono rivelati deludenti. Nonostante il surplus commerciale sia aumentato, le esportazioni e le importazioni sono scese, ma il problema principale resta l’Italia, non i dati. Nel tentativo di fermare l’aumento del rendimento dei bond italiani, il Ministro dell’Economia Tria ha cercato di rassicurare gli investitori dichiarando che il governo riporterà il deficit vicino all’obiettivo e si è impegnato a fare tutto il necessario per contenere l’aumento dei rendimenti se lo spread tra dovesse toccare 400 o 500 punti base. Sembra che le promesse abbiamo fatto effetto, almeno nel breve termine, in quanto la ripresa del cambio EUR/USD è arrivata insieme alla ripresa dei tassi italiani. Ma sia ben chiaro, i problemi dell’Italia non sono certo finiti. Il desiderio di aumentare il deficit è molto forte e questo potrebbe tenere il cambio EUR/USD sotto pressione. La ripresa potrebbe essere limitata tra 1,1550 e 1,1580.
La migliore valuta di martedì è stata la sterlina, scambiata unicamente in funzione delle speculazioni sulla Brexit. Le notizie sui progressi dei negoziati tra UE e Regno Unito hanno spinto il cambio GBP/USD sopra 1,31 ma non è stato annunciato nulla di ufficiale. L’Unione Europea dovrebbe presentare questo mercoledì un’offerta commerciale al Regno Unito e, a giudicare dalla performance della sterlina, gli investitori sperano che sia una buona proposta. Attesi per mercoledì anche i dati britannici su commercio, produzione industriale e report sul PIL e sebbene siano dati importanti, potrebbero scivolare in secondo piano in presenza di sviluppi sulla Brexit.
Infine, tutte e tre le valute legate alle materie prime si sono comportate bene, il dollaro canadese, ha evitato il livello di 1,30 per la seconda volta di fila nonostante i dati sui nuovi cantieri. Il rimbalzo del dollaro USA e l’aumento dei prezzi del petrolio hanno sicuramente contribuito. Se il cambio USD/CAD scenderà sotto il minimo di lunedì di 1,2935, la prossima tappa sarà 1,2900. Il dollaro australiano e quello neozelandese sono saliti per il secondo giorno consecutivo. Mentre il dollaro australiano è stato supportato dai dati positivi sulla fiducia delle imprese, queste valute hanno beneficiato di un sentimento anti-USD e la ripresa del mercato azionario ha contribuito a rafforzare la propensione al rischio. Nonostante l’andamento di martedì, il downtrend dell’euro e delle valute legate alle materie prime resterà tale in mancanza di very miglioramenti in Italia e nelle relazioni USA-Cina.