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Stellantis: Tavares, da super-manager idolatrato a imputato numero uno

Pubblicato 02.12.2024, 13:38
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Le azioni Stellantis cadono in ribasso dell’8% dopo l’uscita a sorpresa del Ceo, fino a poco tempo fa considerato un asso della redditività. Nella crisi di mercato, il portoghese si è scontrato con tutti: fornitori, concessionari, sindacati e governi. Probabilmente la crisi finale è stata su un piano drastico di taglio dei costi

La ferocia del professor Gordon: “Nessuno lo rimpiangerà”

L’epitaffio più feroce di Carlos Tavares come top manager dell’auto lo ha scritto alla velocità della luce Erik Gordon, professore della Ross School of Business della University of Michigan, lo  Stato al confine col Canada che si regge sull’industria automotive: “Nessuno lo rimpiangerà in Nord America: non i fornitori con i quali si è scontrato, non i concessionari, contro i quali ha combattuto, e nemmeno i consumatori, che hanno ignorato le sue automobili”.
Ma non tutti la pensano così. Di certo non gli investitori, almeno a giudicare dall’andamento delle quotazioni di Stellantis lunedì mattina, con il titolo in caduta dell’8% alla Borsa di Milano (a 11,46 euro). Tavares aveva già annunciato che avrebbe lasciato il gruppo all’inizio del 2026, ma la sua brusca uscita annunciata a sorpresa domenica 1° dicembre lascia Stellantis quasi decapitata. Infatti, a fine ottobre se ne era andata la Chief financial officer Nathalie Knight, e il suo successore, Doug Ostermann, si è insediato solo da poche settimane. 

Azienda decapitata, i timori degli analisti 


Il cambio del Ceo e del Cfo in così poco tempo crea una “sfida” per gli investitori, dice José Asumendi, analista di JP Morgan (NYSE:JPM), aggiungendo che è improbabile che gli investitori possano stimare un miglioramento significativo degli utili per il prossimo anno fino a quando il top management non verrà ripristinato. 
In ogni caso JP Morgan ha confermato oggi la raccomandazione Buy e il target price di 17 euro. Un altro broker, Rbc Capital, ha ribadito il precedente giudizio Neutral e il target price di 12 euro. Gli analisti di Citi confermano il rating neutral e il target price a 12,40 euro. 
Venerdì sera, prima del drammatico annuncio delle dimissioni, il panorama degli analisti vedeva 27 esperti impegnati a coprire il titolo, con 11 raccomandazioni positive (Buy o Outperform), 15 neutrali e una sola indicazione di vendita. La media dei target price era 14,9 euro.

Molto probabile che il contrasto sia stato sul taglio dei costi


Il comunicato ufficiale di Stellantis non lo dice, ma è molto probabile che l’insanabile frattura fra il top manager portoghese e gli altri membri del consiglio di amministrazione sia dovuta alla bocciatura di un suo programma di feroce taglio dei costi per rilanciare la redditività. Un piano di licenziamenti e chiusure di fabbriche che i tre principali azionisti, la famiglia Agnelli-Elkann, la famiglia Peugeot e il governo  francese, non si sono sentiti di approvare.
La dichiarazione ufficiale dell’azienda, affidata al Senior independent director Henri de Castries, è questa: “Il successo di Stellantis fin dalla sua creazione è stato radicato in un perfetto allineamento tra gli azionisti di riferimento, il Cda e l'amministratore delegato. Tuttavia, nelle ultime settimane sono emersi punti di vista diversi che hanno portato il Consiglio e il Ceo alla decisione odierna”. Altri dettagli non vengono forniti.
Per Tavares, sempre attento alla ricerca della massima efficienza, quella della riduzione dei costi era diventata negli ultimi mesi un’ossessione. D’altronde fino a pochi mesi fa Tavares era celebrato in tutto il mondo come l’uomo che riusciva a raggiungere la massima redditività nell’industria automotive. 

Tavares, il manager con il record della redditività nell’automotive


Negli anni d’oro 2022 e 2023 il margine operativo di Stellantis è stato rispettivamente del 12,9% e del 12,8%, superiore a qualsiasi altro produttore tradizionale, non solo alla problematica Volkswagen (ETR:VOWG), ma anche ai concorrenti americani Ford e General Motors (NYSE:GM) e a produttori di fascia alta come Bmw e Mercedes, tutti con margini inferiori al 10%. Meglio di Stellantis faceva soltanto Tesla (NASDAQ:TSLA).
Adesso il consensus degli analisti stima che Stellantis chiuderà il 2024 con un margine operativo del 6%, più che dimezzato rispetto all’anno precedente.
Sotto la guida di Tavares, Stellantis è riuscita a ridurre di ben 8,4 miliardi di euro la somma dei costi delle due aziende da cui è nata, Peugeot e Fiat Chrysler Automobiles (BIT:STLAM) (FCA).  Le misure di risparmio  hanno incluso la riorganizzazione della catena di approvvigionamento e delle produzione, la riduzione del numero di dipendenti negli Stati Uniti e l'aumento del lavoro in Paesi a basso costo come il Brasile e il Messico.

Lo scontro fra il Ceo e la rete dei dealer americani


A fronte della pesante contrazione del mercato dell’auto nel 2024, Tavares si è rifiutato di abbassare i prezzi ed è tornato a imbracciare la sua arma preferita, chiedendo riduzione dei costi a 360 gradi. Nell’ambiente si parla di forti scontri fra il Ceo ed alcuni suoi manager che hanno parlato di richiesta estenuante di tagli, fino all’eccesso.
Il mercato che ha sofferto di più è quello nordamericano, dove il taglio dei costi ha ritardato il lancio di nuovi modelli, mentre la rigidità dei prezzi ha fatto aumentare gli stock di auto non vendute dei concessionari.
Tra il dicembre 2019 e la fine del 2023 Stellantis ha ridotto l'organico del 15,5%, pari a circa 47.500 dipendenti. Gli ulteriori tagli occupazionali di quest'anno, che hanno coinvolto migliaia di lavoratori degli stabilimenti negli Stati Uniti e in Italia, hanno attirato le ire dei sindacati di entrambi i Paesi.  Da mesi il sindacato United Auto Workers chiedeva la rimozione di Tavares. Anche la rete di concessionari Stellantis negli Stati Uniti si è espressa contro Tavares a causa delle scorte gonfiate e della mancanza di sostegno finanziario da parte dell'azienda per la vendita dei veicoli.

In Usa crollo delle vendite nel terzo trimestre 2024

Non c’è dubbio che per Stellantis il mercato Usa sia quello più sofferente. Nel terzo trimestre di quest’anno, su un calo globale del numero di auto vendute del 20%, la caduta negli Usa è stata del 26% contro il -17% dell’Europa.
Ancora più grave la situazione dal punto di vista dei ricavi, con un crollo del 42% in Usa a fronte di una discesa globale del 27% (in Europa -12%).
Negli Stati Uniti i concessionari hanno scritto una lettera accusando  Tavares di aver danneggiato marchi come Jeep, Dodge, Ram e Chrysler.
Insomma, i problemi non mancano per il presidente John Elkann che ha assunto ad interim la guida operativa del gruppo mentre è già partito il processo di selezione del nuovo Ceo, con la nomina che dovrebbe arrivare nel primo semestre 2025.

Partito il toto-nomine: da de Meo (Renault (EPA:RENA)) a Edouard Peugeot


Il toto-nomine conta già un nutrito elenco di candidati, ma nessuno è in grado di dire come si orienteranno gli azionisti che devono tenere conto anche degli interessi politici in campo in questo momento nell’industria automotive mondiale. 
Per dovere di cronaca riportiamo i nomi di alcuni manager interni di primo piano che rimbalzano sui media come possibili candidati. Si va da  Jean-Philippe Imparato, Chief operating officer Enlarged Europe di Stellantis, ad Antonio Filosa, da poco responsabile del marchio Jeep dopo avere guidato per anni Stellantis in Sud America.
Ai cuori sensibili al nazionalismo italiano piacerebbe vedere un ritorno di Luca de Meo, l’attuale Ceo di Renault ed ex collaboratore di Sergio Marchionne ma bisognerà vedere che cosa conviene di più al governo francese, che di Renault è l’azionista di controllo mentre in Stellantis è il terzo azionista con il 9%.
Infine viene citato fra i candidati anche Edouard Peugeot, figlio dell'attuale presidente di Peugeot Invest, Robert Peugeot, con un passato in JPMorgan e TowerBrook. 
Peugeot Invest, finanziaria della famiglia Peugeot,  controlla l'11% dei diritti di voto di Stellantis con il 7,1% di azioni (Exor (BIT:EXOR) il 23% dei diritti di voto e il 14,3% delle azioni e lo stato francese attraverso Bpi ha il 9,6% dei diritti di voto  con il 6,1% delle azioni).

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