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Babbo Natale verrà a trovarci quest’anno?
L’anno sta per finire e il mercato, come di consueto, conta sul tradizionale rally di Natale per chiudere l’anno alla grande. Tuttavia, non è ancora scontato che le cose andranno così, viste le nuvole che iniziano ad apparire all’orizzonte.
Innanzitutto le tensioni geopolitiche legate alla Siria potrebbero far deragliare il consueto rally di Natale, perché gli investitori propenderebbero per un approccio privo di rischi.
Gli asset che potrebbero beneficiare dall’escalation della situazione sono l’Oro, il Petrolio Greggio e i titoli legati alla difesa. Tuttavia, dando uno sguardo alle notizie politiche, pare che sia la Turchia sia la Russia vogliano allentare la tensione e risolvere il problema in modo pacifico.
In secondo luogo, gli ultimi dati dalla più grande economia mondiale sono stati un po’ deludenti. La prima revisione del PIL del terzo trimestre ha rispettato grossomodo le attese, attestandosi al 2,1% t/t (annualizzato) rispetto all’1,5% della stima preliminare.
I prezzi bassi dell’energia continuano a sostenere i consumi in modo significativo, però i consumi personali, che sono il maggiore motore della crescita, sono scesi al 3% t/t (annualizzato) rispetto al 3,2% della prima stima. Inoltre, la revisione al rialzo delle scorte getta un’ombra sulla crescita del quarto trimestre, perché i livelli delle scorte continuano a essere elevati.
Quest’anno il rally di Natale non è scontato, perché gli investitori pensano soprattutto a incassare i guadagni ora che gran parte degli indici azionari si avvicina ai massimi storici.
Norvegia: il tasso di disoccupazione rimane invariato
Oggi gli operatori attendevano con grande interesse il tasso sulla disoccupazione in Norvegia, che è rimasto invariato al 4,6%. Si temeva che il trend negativo potesse continuare. Nel 2014, infatti, la disoccupazione si aggirava intorno al 3% e non ha smesso di peggiorare. Tuttavia, il livello di disoccupazione rimane decisamente accettabile e molti paesi metterebbero la firma per un mercato del lavoro simile.
Il tasso di disoccupazione mostra che la Norvegia è ancora vicina alla piena occupazione. Per il momento, il trend negativo è dovuto soprattutto al calo delle entrate legate al petrolio, la componente principale dell’economia norvegese, anche se i prezzi del petrolio sono rimbalzati da 40 a 43 dollari al barile. I prezzi sono ancora molto bassi e la volatilità molto elevata, in un contesto di offerta eccessiva sul mercato.
Sulla scia delle incertezze globali sui prezzi del petrolio, le principali compagnie petrolifere e di gas hanno già annunciato che nel 2016 ridurranno gli investimenti per le attività di prospezione.
A nostro avviso, i prezzi del petrolio non si riprenderanno nella prima metà del 2016. Negli ultimi sette anni, quando il prezzo del petrolio non faceva che salire, gli investimenti norvegesi sono triplicati. Ora il settore si sta raffreddando e l’anno prossimo è lecito aspettarsi un calo del PIL. La coppia USD/NOK è destinata a salire. La coppia si dirige verso quota 9,00.