Buongiorno ai Lettori di Investing.com.
I rendimenti dei titoli obbligazionari statunitensi continuano a salire e, visti i differenziali di rendimento, gli effetti sul forex non si sono fatti attendere.
Il Dollaro ha ripreso la sua corsa al rialzo, visibile soprattutto sul cambio USD/JPY e su EUR/USD.
Ma non possiamo negare che le vicende politiche italiane stiano spaventando i mercati.
Si teme, a livello internazionale, la deriva populista e un governo privo d’esperienza su temi fondamentali come quelli economici. Addirittura era circolata l’indiscrezione di una prima bozza d’accordo all’interno della quale era presente una richiesta di cancellazione del debito (250 miliardi di euro) da inoltrare alla BCE. Chiaro che a quel punto le vendite si sono riversate sull’indice azionario di riferimento.
Tornando ai rendimenti obbligazionari USA, il 10 anni ha superato il 3,10% per la prima volta da luglio 2011.
Lo spread di rendimento dei titoli 2/10 anni ha superato 50 punti base e da qui il rafforzamento del dollaro.
Il comparto azionario, invece, è in fase di consolidamento e risente di tutta una serie di fattori che ne ostacolano – al momento – ulteriori acquisti. In primis, chiaramente, i rendimenti obbligazionari.
Wall Street ha chiuso la sessione di ieri con un bel rimbalzo in territorio positivo, ma di entità minore rispetto alle perdite della giornata precedente.
L' indice SP 500 ha chiuso a + 0,4% a 2722 punti, mentre i futures stanno perdendo qualcosa. I mercati asiatici sono stati contrastanti ( Nikkei + 0,5%) e i mercati europei appaiono cauti.
Sul fronte valutario, oltre al dollaro segnaliamo anche un rimbalzo sulla sterlina dettato dalle indiscrezioni dei tabloid britannici secondo cui il governo dovrebbe prendere una decisione per tentare di rimanere nell'unione doganale europea anche oltre la fine del periodo di transizione.
L'australiano ha guadagnato un po’ di terreno dopo dati occupazionali tutto sommato positivi: la disoccupazione è aumentata al 5,6% (da 5,5%), ma l'occupazione a tempo pieno è migliorata più del previsto a +22.600 (+20.000 il dato atteso, +4.900 l'ultima rilevazione).
Sul fronte macro economico avremo una mattinata tranquilla, poi spazio all'indice di attività della Fed di Philly alle 14:30, per il quale è atteso un calo marginale a +21,0 (rispetto a +23,2 dello scorso mese), se confermato sarebbe il minimo da novembre 2016.
Anche le richieste di disoccupazione settimanali dovrebbero variare, salendo leggermente a 219.000 (rispetto a 211.000 la scorsa settimana).