- Sale il rischio di recessione, gli investitori si allontanano dai titoli dei produttori di materie prime
- Il Vanguard Energy Index Fund ETF ha perso oltre il 25% del valore nelle ultime sei settimane
- Il settore delle materie prime offre la migliore proposta di rischio/ricompensa nel mercato orso odierno
I titoli legati ad alcune delle materie prime più consumate al mondo mostrano segni di picco. Con il crescente rischio di una recessione, gli investitori si allontanano dai titoli dei produttori di materie prime che hanno tratto immenso vantaggio negli ultimi due anni dalla carenza di scorte e dall’impennata della domanda.
Il Vanguard Energy Index Fund ETF Shares (NYSE:VDE), che comprende tra i suoi primi 10 nomi Exxon Mobil (NYSE:XOM) e Chevron (NYSE:NYSE:CVX), ha perso oltre un quarto del suo valore nelle ultime sei settimane. L’ETF ha guadagnato circa il 48,1% nello scorso anno ed ha chiuso la giornata di mercoledì a 95,49 dollari.
Fonte: Investing.com
Allo stesso modo, le azioni di società che producono fertilizzanti sono in una spirale discendente, trascinate giù nelle ultime settimane dal calo dei prezzi di granturco, frumento ed altre coltivazioni. Le azioni di The Mosaic Company (NYSE:MOS) e CF Industries Holdings, Inc. (NYSE:CF) hanno perso rispettivamente il 38% ed il 21%, nell’ultimo trimestre, dopo i rally seguiti all’arrivo della pandemia.
Nei timori di un’imminente recessione, investitori ed analisti cercano di capire se ci sia ancora slancio nel super-ciclo delle materie prime che ha portato i prezzi di energetici, coltivazioni e metalli alle stelle dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
La domanda di materie prime è strettamente legata allo stato di salute dell’economia. Con la Federal Reserve intenzionata a proseguire col suo aggressivo inasprimento monetario, alcuni analisti ora credono che una recessione sia imminente nei prossimi 12 mesi.
Secondo gli analisti di Goldman Sachs, il rally delle materie prime ha ancora spazio di crescita e i prezzi potrebbero schizzare nel secondo semestre. In una recente nota ai clienti, scrivono:
“Siamo d’accordo sul fatto che, quando l’economia è in recessione per un po’, la domanda di materie prime scende, e di conseguenza scendono i prezzi. Tuttavia, non siamo a questo punto, con la crescita economica e la domanda finale in semplice rallentamento, non in calo”.
Mentre Citigroup vede il greggio scendere verso gli 80 dollari entro il quarto trimestre per i “forti ostacoli alla crescita”, Goldman Sachs è tra i tori e afferma che i prezzi del petrolio hanno bisogno di più rialzi per normalizzare delle scorte “insostenibilmente basse”.
Estremamente allettante
Tra queste opinioni contrastanti a Wall Street circa la direzione futura delle materie prime, il settore di petrolio e gas offre ancora la migliore proposta di rischio/ricompensa nell’odierno mercato orso, soprattutto quando l’equilibrio scorte/domanda resta teso dopo anni di investimenti insufficienti e, più di recente, per l’aumento del costo del capitale.
Per via di questi punti di forza, JPMorgan consiglia agli investitori di comprare i maggiori titoli petroliferi dopo il recente crollo. In una nota della banca di investimenti si legge:
“Queste dinamiche di scorte/domanda dovrebbero continuare a supportare prezzi di petrolio e gas elevati, rendendo il settore energetico all’attuale valutazione bassissima estremamente allettante”.
L’agenzia spiega che le società energetiche, di attrezzature e di servizi sembrano particolarmente allettanti dal momento che il gruppo dovrebbe essere “il maggiore beneficiario dell’aumento della produzione, con le politiche che virano verso l’indipendenza energetica rispetto a politiche ESG altamente costose e restrittive”.
Per quanto riguarda le società di fertilizzanti, ci sono ragioni per essere rialzisti sui loro titoli. La guerra in Europa prosegue, i prezzi del gas naturale sono alle stelle nella regione, mantenendo le pressioni sui costi di produzione dei fertilizzanti e concedendo un vantaggio alle società che ne sono meno colpite.
Secondo un articolo del Wall Street Journal:
“Il numero di acri piantati per le colture da reddito sta salendo, segnalando una domanda da parte degli agricoltori intenzionati a coltivare il più possibile ad un prezzo minore ma comunque redditizio”.
Le scorte di cereali e fertilizzanti sono basse in tutto il mondo e i prezzi degli energetici sono alti, il che dovrebbe tenere i prezzi alti fino al 2023, spiega Tracey Allen, esperta di strategie sulle materie prime di JPMorgan nell’articolo del WSJ.
Morale della favola
I giorni migliori per i titoli delle materie prime nell’attuale boom sembrano essere passati. Il calo dei prezzi dimostra che gli investitori sono più preoccupati per l’economia in generale che, se rallentata, potrebbe ridurre la domanda nel secondo semestre ed oltre. Detto questo, il mondo ha ancora davanti molte sfide, dai problemi delle scorte alla guerra in Europa, che potrebbero mantenere i prezzi delle materie prime elevati, supportando le azioni delle società che le producono.
Precisazione: Haris Anwar non ha nessuna posizione negli asset menzionati nell’articolo.