Questo articolo è stato scritto in esclusiva per Investing.com
- Sanzioni sulla Russia e ritorsioni sono rialziste per il petrolio
- Le società petrolifere occidentali ne beneficeranno
- Aziende USA ed europee hanno esposizione alla Russia
- L’ondata di nazionalizzazioni potrebbe colpire il complesso degli energetici
- Necessario un cambio della politica energetica USA e potrebbe essere all’orizzonte
Sanzioni sulla Russia e ritorsioni sono rialziste per il petrolio
Qualunque dubbio circa l’eventualità che l’invasione russa dell’Ucraina potesse spingere ancora più su i prezzi del petrolio è scomparso la scorsa settimana, quando la materia prima energetica è andata alle stelle.
Fonte: CQG
Il grafico settimanale dei future del greggio NYMEX mostra la mossa a 130,50 dollari al barile del 7 marzo, il prezzo più alto dal 2008.
Fonte: Barchart
Il grafico dei future Brent mostra il rally ai 139,13 dollari al barile, il massimo dal luglio 2008. Gli obiettivi per i future NYMEX e Brent ora sono i massimi storici del 2008 di oltre 147 dollari al barile.
Le società petrolifere occidentali ne beneficeranno
L’aumento dei prezzi di petrolio e gas è una buona notizia per le compagnie energetiche integrate di USA ed Europa. L’Energy Select Sector SPDR® Fund (NYSE:XLE), che contiene le principali società energetiche tradizionali USA, è salito nel 2022.
Fonte: Barchart
Il grafico mostra che XLE ha chiuso a 55,50 dollari ad azione il 31 dicembre ed è salito del 38% il 7 marzo, arrivando a 76,58 dollari. Se persisteranno prezzi del petrolio più alti, le società integrate di greggio e gas USA ed europee ne beneficeranno, aumentando i profitti. Tuttavia, le aziende devono affrontare forti svalutazioni per via degli investimenti russi.
Aziende USA ed europee hanno esposizione alla Russia
La Russia è un importante produttore petrolifero. I russi sono entrati nelle joint venture ed hanno venduto parte della loro industria petrolifera a società straniere per aumentare il capitale ed espandere la produzione negli ultimi decenni.
Le seguenti grandi società energetiche statunitensi ed europee avevano grossi investimenti in Russia prima dell’invasione dell’Ucraina:
- British Petroleum (NYSE:BP) – Regno Unito
- Chevron (NYSE:CVX) – USA
- Exxon Mobile (NYSE:XOM) – USA
- Halliburton (NYSE:HAL) – USA
- Shell (NYSE:SHEL) – Paesi Bassi
- Total Energies (NYSE:TTE) – Francia
L’ETF XLE aveva un’esposizione del 44,7% a XOM e CVX al 7 marzo. Alla fine della scorsa settimana, la Russia ha dato alle società straniere tre opzioni: restare, andarsene o consegnare le chiavi. Exxon Mobile (XOM) ha reso noto che uscirà dalle operazioni di petrolio e gas russe valutate oltre 4 miliardi di dollari, e fermerà i nuovi investimenti. Chevron (CVX) non ha investimenti di esplorazione o produzione in Russia, ma detiene una partecipazione del 15% nel Caspian Pipeline Consortium, un condotto che va dal Kazakistan ad un terminal del Mare del Nord russo, dove Chevron esporta il suo petrolio. CVX gestisce anche altre sussidiarie che collaborano con società russe.
L’ondata di nazionalizzazioni potrebbe colpire il complesso degli energetici
Dal momento che le sanzioni potrebbero creare una carenza energetica mondiale, potremmo assistere ad un’ondata di nazionalizzazioni nel settore. Stati Uniti ed Europa possono anche rispondere ai cambiamenti climatici incoraggiando carburanti alternativi e rinnovabili e scoraggiando gli idrocarburi, ma i combustibili fossili continuano a dare energia al mondo. Petrolio e gas sono diventati imperativi di sicurezza nazionale, con l’Europa che soffre per le carenze ed i prezzi alle stelle negli USA e in tutto il mondo.
Necessario un cambio della politica energetica USA e potrebbe essere all’orizzonte
Molti leader USA ed europei chiedono sanzioni e divieti sulle importazioni russe di petrolio e gas. Con la domanda di materie prime energetiche alle stelle, il governo Biden potrebbe decidere di allentare le regolamentazioni nazionali su trivellazioni e fracking, rinnovare i contratti di affitto per la produzione e rinviare le chiusure degli oleodotti.
Prima di correre a fare incetta di aziende petrolifere USA ed europee, ricordiamoci che ci sono all’orizzonte enormi svalutazione multimiliardarie, man mano che queste aziende si allontanano dalla Russia. Inoltre, il potenziale di una nazionalizzazione è un pericolo chiaro e presente per l’industria dei combustibili fossili, che rappresenta ora una questione di sicurezza nazionale, in quanto fornisce energia al mondo. Aspettiamoci molta volatilità nel prezzo del greggio e nei prezzi delle società petrolifere scambiate sul mercato azionario. La guerra in Ucraina ha cambiato drasticamente il mercato dell’energia.
I consumatori pagheranno molto di più. E, sebbene le multinazionali del petrolio trarranno vantaggio dai prezzi più alti, dovranno anche fare i conti con le svalutazioni e la perdita degli affari in Russia.